giovedì 30 dicembre 2010

2011. Mission impossibile. Ripartire dalla provincia senza provincialismo. Pulendo lo zerbino di casa







"Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta..."


Jebediah Wilson commentando il mio pezzo dei giorni scorsi su Brescia e la mancanza di un'avanguardia culturale della città dice: L’italia è stata fatta 150 anni fa e gli italiani ancora non esistono. Non esistiamo perchè non abbiamo una storia condivisa. Io trovo tuttavia che una radice comune, da destra a sinistra, questa Italia ce l'abbia e stia scritta nella sua storia. E' il provincialismo. Lo dico senza giudizi di valore sul termine stesso.

Francesco Guccini ne L'Avvelenata riesce a dare al termine provincialismo un'accezione quasi positiva, salvifica, di rifugio. Romano Prodi ha usato il termine provincialismo parlando in Cina per sintetizzare le difficoltà dell'Italia nel mercato mondiale. Forse è proprio a lui che si deve negli ultimi 15 anni l'unico sussulto anti-provincialismo: quella tassa sull'Europa che ci fece fare il miracoloso recupero per entrare nell'Euro. Il Tempo si è lanciato in una difesa d'ufficio condivisibile:

Provincia non significa malevolmente provincialismo. Sembrano due termini dallo stesso significato. L'aggettivo è malevolo. Il sostantivo è la caratteristica del luogo che ha arte, mestieri, intraprendenza, e spirito di sacrificio.


Aldo Forbice qualche settimana fa parlava di provincialismo nel dibattito Fiat indicando l'uscita:

tutte le parti sociali dovrebbero partecipare a un confronto aperto perché "le verità scomode", come afferma ora anche Romano Prodi,non si possono ignorare o demonizzare.


Oggi sul Corriere gli ha fatto eco Ernesto Galli della Loggia che in mezzo a (presunti) qualunquismi aggiunge che:

Avvertiamo con chiarezza che avremmo bisogno di bilanci sinceri e impietosi fatti in pubblico, di un grande esame di coscienza, di poterci specchiare finalmente e collettivamente nella verità. Che ci servirebbero terapie radicali. Invece sulla scena italiana continua a non accadere nulla di tutto ciò.


Ma siamo intrisi di provincialismo al punto che anche le avanguardie come dovrebbero essere i blogger secondo gli studi di Linkfluence ne sono permeate. Ed il fatto stesso che io venga qui a citare Linkfluence, che fino a due ore fa nemmeno sapevo cosa fosse, dimostra che pure io sono un banalissimo provinciale.

Al termine PROVINCIA Repubblica ha dedicato queste due pagine interessanti. In cui Giorgio Bocca dice che la provincia:

è il luogo dei buoni ricordi, dei buoni cibi, dei buoni amici, ma anche la prigione da cui si sogna di fuggire per andare a conoscere il mondo


Ma c'è di più. E qui sta il problema. Il nostro provincialismo sfocia in qualcosa di ancor più radicato: si chiama familismo, ed è un atteggiamento sociale tribale che nelle sue peggiori derive solidali sfocia in fenomeni mafiosi, mentre in quelle politiche dà luogo a malcostumi radicati come parentopoli, che per il nostro presidente del Consiglio sono addirittura giustificabili in base al colore politico:







Dell'editoriale-sfogo di Galli della Loggia io ho estrapolato soprattutto la richiesta di terapie radicali. La ragione mi porta a pensare che l'auspicio sia dovuto più che altro alla dolorosa constatazione dell'irriformabilità di un paese che non ha una minima parvenza di coscienza sociale ed invoca sempre qualcosa di lontano per creare un comodo alibi. L'amputazione al posto della cura. Ma in resaltà siamo noi stessi a non funzionare. Ernesto Che Guevara banalmente diceva che "non avremo mai una città pulita se non iniziamo dallo zerbino di casa".

Il bivio è banalissimo. O tutti si impongono in una sorta di autoterapia collettiva di pulire lo zerbino di casa, o non ci resterà che l'amara ma inevitabile attesa della guerra, sola igiene del mondo.

mercoledì 29 dicembre 2010

L'altro lato della medaglia, la fuga di cervelli



Giovane, laureato, proveniente dalle ricche zone industriali del Nord-Est e Nord-Ovest d'Italia: è questo l'identikit della nuova emigrazione che cerca lavoro all'estero perché non lo trova in Italia. Lo rivela - sulla base di dati ISTAT- la trasmissione "Giovani Talenti" di Radio 24.

La "fuga dei cervelli" ha cambiato pelle a partire dalla seconda metà degli anni 2000. I dati ISTAT, elaborati sulla base di bilanci demografici e sui trasferimenti di residenza, evidenziano che l'emigrazione è scesa in valore assoluto: nel 2009, l'anno più recente per disponibilità dei dati, 48.327 cittadini italiani si sono trasferiti all'estero, in calo dai 53.924 del 2008. Un dato che mostra comunque una certa costanza. A partire dal 2003: in media 50mila italiani. Ogni anno, cambiano residenza ufficialmente per andare all'estero. A loro si affiancano le migliaia di connazionali che - non censiti - lasciano il Paese, mantenendo nella Penisola la residenza.
Ma il livello di istruzione di chi lascia la penisola è il vero dato allarmante: il numero complessivo dei giovani con titolo di studio elevato, soprattutto quelli provenienti dalle regioni più industrializzate d'Italia alla ricerca di un impiego qualificato, è letteralmente esploso, passando dai 3.835 del 2002 al 8.936 del 2008. La loro percentuale sul totale degli espatri è salita così dal 9,7% al 16,6%. Nell'arco degli anni 2000 è dunque quasi raddoppiata. Al contrario è diminuita la quota dei diplomati in uscita: in sette anni si è passati dal 30,1% al 22,3%. Stabile la categoria "Altro titolo di studio" (61,1% nel 2008).
Dal 2004 al 2008 il periodo in considerazione, risulta che:

Ancora più sorprendenti le rilevazioni su titoli di studio e provenienza geografica.
Nord - In fortissima crescita appare l'emigrazione dal Centro-Nord: A) gli espatriati dal Nord-Ovest sono passati dai 9.932 del 2004 ai 15.209 del 2008 (+53,1%); di questi i laureati sono cresciuti del 90,9 % B) gli emigranti dal Nord-Est sono cresciuti, nello stesso periodo, del 63,5% (da 7165 a 11.712); di questi i laureati sono cresciuti del 93,8 %

Centro - In forte aumento anche la nuova emigrazione dal Centro: +58,4% nel periodo 2004-2008 (da 5.921 a 9.378); di questi i laureati sono addirittura saliti del 153%

Sud - Appare in calo sia quella dal Sud ( -37,3%), con 10.804 espatri nel 2008, a fronte dei 17.244 del 2004, sia quella dalle isole ( -35,5%); di questi i laureati emigrati sono +28,1%, un dato più contenuto rispetto alle altre aree d'Italia, e dalle isole +55,6%.

Quindi analizzando i dati l'anno di svolta appare il 2007, quando l'emigrazione dal Nord ha continuato a crescere, mentre quella dal Sud è calata.

Infine l'età, nel 2008 il 54,1% degli emigrati dall'Italia aveva un'età compresa tra i 25 e i 44 anni. Un dato in crescita rispetto al 48,8% del 2004. Che mostra come, ad emigrare, siano le classi di età più produttive. Nel Centro Nord la percentuale di 25-44enni sul totale degli emigrati ammontava - nel 2008 - al 57,3% del totale, contro il 47,6% del Mezzogiorno.
Tra le mete di espatrio, si confermano prevalenti le destinazioni europee e nordamericane: Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Spagna e Stati Uniti. Se consideriamo solo i laureati, il loro flusso si concentra - nell'ordine - su: Gran Bretagna, Germania e Svizzera. Percentualmente, la quota maggiore di laureati italiani emigranti si registra per il Lussemburgo, seguito da Emirati Arabi Uniti e dalla Cina.

martedì 28 dicembre 2010

Le radici della crisi



Come è possibile sostenere che la crisi economica è iniziata nel 2008 se Brescia negli ultimi 8 anni ne ha avuti 6 in cui ha dovuto registrare un segno meno alla voce produzione?

Siete ancora così convinti che la crisi che la nostra provincia attraversa sia nata dalla finanza e dalle banche? O stiamo giocando per l'ennesima volta allo scaricabarile?

La banda dei Babbi natale



Lo ammetto, se devo salvare una cosa del Natale è che escono diversi film che trovo interessanti. Dall'ultimo di Aldo, Giovanni e Giacomo "La banda dei babbi natale" due belle notizie: la prima, finalmente una pellicola degna degli esordi (le ultime uscite erano state deludentine); la seconda, il risultato al botteghino (meglio di Natale in Sudafrica) dimostra che per infastidire De Sica nella classifica d'incassi basta proporre qualcosa di brillante e minimamente ragionato.

Un appunto: non sono un animalista ma ammetto che questo continuo ritornare delle figure di animali uccisi (nel film un cane e un gatto) o maltrattati, nei copioni del trio, possa alla lunga infastidire.

Film per tutti che in certi passaggi vi farà ridere di gusto. In questo continuano a rappresentare il meglio in Italia.





La bellezza del somaro



Ansiolitico, contemporaneo, sottilmente ironico

Il nuovo film di Castellitto La bellezza del somaro sembra voler sottolineare una certa frenesia dei giorni nostri mettendola in contrapposizione con un mondo zen in cui le cose sono quello che sono. I personaggi escono dalla loro età anagrafica ed aspirano a diventare altro sfociando in una grottesca follia collettiva. Saggezza e rincoglionimento sembrano essere gli unici due approdi umani (nella vecchiaia), l'unico messaggio positivo sembra arrivare dai giovani, generazione sbandata che urla in uno stato di soffocamento, ma che alla fine sembra morire sul nascere, privata com'è di esempi virtuosi da un gruppo di genitori dannosi in primis per se stessi, ben lontani dal poter essere modello per i figli.

La regia sembra voler utilizzar, soprattutto nelle prime battute, come in un manga scoordinato, brevissime scene fumettistiche per indurre lo spettatore ad uno stato d'ansia e di fastidio nei confronti di alcuni personaggi.

Una trama non facile, con picchi di brillantezza, lineare nell'inseguire la contrapposizione frenesia / meditazione. Film non proprio per tutti... ma assai godibile.





lunedì 27 dicembre 2010

Brescia (lettera d'amore)



E' comodo, oggi, dire che i problemi che abbiamo derivano dal mondo politico. Chi punta il dito contro i politici in realtà ha un secondo fine, quello di allontanare lo sguardo dalle proprie mancanze. Dalla propria incapacità. Da una mancanza progettuale collettiva di cui è partecipe e di cui non riesce ad essere eccezione.

E' questa l'Italia del 2010. Un Paese di cui la mia città è uno spaccato fedele. Significativo. Non a caso i sensazionalismi televisivi modello Annozero negli ultimi mesi fanno spesso tappa a Brescia per confezionare nuove storie di frontiera, di conflittualità, di disadattamento sociale e di focolai eversivi.

Ma non è colpa della Lega, di Berlusconi o dei berluschini, dei grandi o piccoli potenti di questa provincia. Una realtà che ha la forza economica di una metropoli, ma è del tutto priva di una traduzione sociale e culturale che le permetta di capire i propri vizi e le proprie virtù, inserendoli in quanto tali, vizi e virtù, in un progetto cittadino e territoriale coerente.

La prima cosa che manca a Brescia è la forza di un narratore contemporaneo della brescianità. Romanzi, poesia, pittura, musica colta, filosofia: di tutto avrebbe bisogno questa gente affamata di sapere, che invece tutto riduce alla facilità di una politica da fast food senza ispirazione, estemporanea, sradicata proprio nel momento in cui invoca l'attinenza alle sue radici.

E' una totale mancanza di strumenti, di capacità d'analisi. E' un problema che sta molto prima degli approdi, alle elaborazioni, alla capacità di costruire un racconto coerente della città, del territorio e della sua gente. Un dramma culturale di cui tutti siamo responsabili. Dai più umili, schiacciati sull'inseguimento di modelli demagogici, agli intellettualoidi inermi, incapaci di elevarsi nella massa.

Il giornalismo stesso - il cui compito originario sarebbe quello di raccontare e interpretare la realtà - oggi non può aspirare al ruolo di prodotto culturale. Anzi, l'attuale sistema porta in sè il paradosso della presenza di un giornalismo di potere la cui unica alternativa è il un giornalismo antagonista, l'unico - quest'ultimo - a stare a pieno titolo dentro i movimenti e sommovimenti sociali, ma con una visione radicale e conflittuale che diventa in certi momenti l'unica elaborazione alternativa possibile creando ulteriori corto circuiti.

Ci pensavo in queste ore leggendo del rapporto tra Jean Claude Izzo e la città di Marsiglia. Una realtà non facile sul piano sociale. Un crocevia, afflitto da problemi di sicurezza, ma al contempo in grado di leggersi e farsi leggere per raccontarsi ed esorcizzare le proprie paure, i propri limiti. Una sorta di autoanalisi che la mia Brescia, così chiusa nei suoi tribalismi provinciali, non riescie ad affrontare con consapevolezza e coraggio.

Oggi a Brescia manca tutto ciò che viene prima di una classe dirigente: una ispirazione, anche filosofica, una chiave di lettura della realtà, una tensione affamata al futuro. Di questo si ha realmente paura, della condanna ad una storia pesante svuotata da un racconto presente che si è incapaci di scrivere.

Capodanno a Brescia e dintorni? Ecco le idee discotecare...



Quest'anno ho già risolto il problema, me ne vado a Marsiglia. Chi invece resterà in città o nei dintorni e non vorrà farsi mancare la seratona in discoteca avrà solo l'imbarazzo della scelta. Ecco alcune idee by Lorenzo Tiezzi comunicazione

Qui altre proposte recensite da Bresciaoggi.it.

Capodanni 2011 a Brescia e zone vicine by Ltc: Circus, Fura, Sergio Mauri @ Campiglio, Mirkolino @ Nikita Grumello (Bg), Bobadilla (Bg), Hangar Orio (Bg)... etc


1) Sergio Mauri top dj producer Madonna di Campiglio (Zangola)
Alla Zangola di Madonna di Campiglio, la meta di montagna più amata dai bresciani, suona Sergio Mauri, che con la sua easy house scatenata è in grado di far muovere chiunque. I Feel In The Air", il suo nuovo singolo è contenuto in Los Cuarenta Winter 20011, una compilation davvero importante ed è al top delle chart italiane e non. Mauri è uno dei dj producer italiani in maggiore ascesa in ambito fashion. Sergio Mauri è sempre simpatico, sempre sorridente. E dietro al mixer propone una easy house piena di energia, proprio quello che ci vuole per dare una bella carica ai club più chic.


2) Mirkolino (vocalist di livello nazionale) @ Grumello, Bg (Nikita)
Sempre fuori provincia (ma di poco e infatti il locale è amatissimo dai bresciani), il capodanno del Nikita di Grumello (Bg). Qui arriva uno dei più bravi vocalist d'Italia, Mirkolino. Dalla riviera Romagnola al Veneto, dalla Toscana al sud, fa ballare il Bepaese con costanza. Una fisionomia senza età, al contrario di quanto sembrerebbe non ha più 20 anni dunque ha maturato una certa esperienza sul campo. Sul suo Facebook fa una sorta di reality in cui non racconta solo le sue serate ma anche le sue passioni e quello che gli passa per la testa. Dall'interesse per la musica di Jamiroquai o altre rock band, oppure punti di vista su fiere, eventi, tutto quello che gli può accadere in una giornata tradizionale o fuori dagli schemi... E sempre in zona, però a Dalmine, per l'ultimo dell'anno due top club come il Bobadilla e lo Studio 54 hanno puntato ad un abbinamento vincente. La serata inizia alle 20 con il Gran Cenone, dalle 23.30 si aprono le danze... che durano fino all'alba. Si comincia con la Live Performance dei FUNK UP HILL, che proporranno soprattutto musica anni '80, e si prosegue con i I grandi successi selezionati dai dj del club.


3) Paperon de Paperoni night per capodanno @ Fura Lonato Bs
Al Fura di Lonato, locale che ha appena compiuto 15 anni, ci si fa in due per i accontentare i propri clienti. Così, grazie all'esperienza del resident Denis M e all'energia dell'art director Christian Luzzardi, si passa in una sola notte dalla house più happy e divertente alla musica italiana... Al mixer c'è Nicola Zilioli, alla voce Fede Samba. C'è anche il rischio di vincere 1.000 euro e diventare, almeno per una notte, Paperon de Paperoni…


4) Circus Beat Club Brescia New year's eve con Jacopo & Space
Dopo qualche giorno di chiusura per problemi tecnici, è riaperto alla grande il Circus di Brescia che propone scatenate performance in consolle con dj e voci storiche idi questo club, ovvero Jacopo & Space. L'ingresso ha un prezzo molto ragionevole (25-30 euro). Ai quattro angoli del locale, dominano lampadari turchesi realizzati da artigiani di Murano che sono vere opere d'arte applicata. I lampadari sono rinchiusi in teche in cristallo e fanno da contraltare a tende di luce che illuminano in locale. L'impianto audio è stato rinnovato e anche quest'anno non mancheranno videoproiezioni e video show.


5) Studio 54 night per capodanno al Bobadilla di Dalmine Bg
Al Bobadilla di Dalmine Bg, il tema del capodanno è Studio 54. Visto l'arredamento retrò del club, senz'altro è un abbinamento vincente quello tra Bobadilla e Studio 54. Il club di Dalmine, infatti, ha quasi 40 anni di storia… ed è anche uno spazio in cui la cucina è curatissima, uno vero dinner & dance. Ma veniamo al programma della serata, che inizia alle 20 e finisce all'alba, alle 6. Si comincia con la Live Performance dei FUNK UP HILL, che proporranno soprattutto musica anni '80, e si prosegue con i I grandi successi selezionati dai dj del club.


6) Dandy Mantova presenta Capodanno con l'Artista (Daniele Carta Mantiglia)
Per chi vuole passare un Capodanno 2011 in maniera diversa, magari divertendosi ma non con i ritmi sincopati della dance, al Dandy di Mantova si esibisce un artista talentuoso e di gran carisma come Daniele Carta Mantiglia. Protagonista dell'opera popolare "Giulietta e Romeo" di Riccardo Cocciante e Pasquale Panella, si è fatto notare anche come John Darling nel Musical Peter Pan.


7) Capodanno easy @ Hangar 73 Orio al Serio (Bg)
Si cena a prezzi modici (il che non compromette la qualità) oppure si mangia la pizza. Poi si ascolta una cover band infine ci si scatena in pista con la musica a 360 gradi di Dj Batman. Il programma dell'Hangar 73 è questo ed è davvero piacevole. Ingresso libero con cons. facoltativa riservato ai soci Aics: il costo della tessera è 5 euro e dà diritto all'ingresso e ad una consumazione. Chi ha già la tessera entra gratis per tutto l'anno.


8) Cristian Marchi dj set @ Gran Teatro Le Fontane (Catanzaro) www.parcolefontane.it
Fuori dal mondo dei locali non è ancora conosciuto quanto dovrebbe. Ovvero, se chi gestisce un locale in Italia vuol essere sicuro di 'fare il pieno' e sente i suoi pr… il nome di Cristian Marchi viene fuori. Sempre. Il problema è che Marchi non può suonare dappertutto, altrimenti i problemi delle discoteche italiane sarebbero presto dimenticati… Ovviamente è una battuta, ma sono pochi i dj che a fine set firmano autografi come popstar. Lui lo fa e non è ancora un mito come Sinclar o Guetta. Ma la strada, forse, è proprio quella. Il suo sound easy e melodico lo mette insieme ad una tecnica sopraffina. Cristian Marchi è in console da 20 anni, produce dischi da 10 ed ha pure l'aspetto di un atleta, il che non guasta. Ma la sostanza è la musica, sono hit come Love sex american Express oppure Let it Rain oppure ancora il suo remix di In The music dei Deep Swing. Il sound 'alla Cristian Marchi', melodico e saltellante, è imitatissimo in Italia e non solo.

venerdì 17 dicembre 2010

Prima di collegarsi a Facebook (che fa venire la sifilide) indossare il preservativo



E' notizia di oggi, Emilio Arisi, consigliere nazionale Sigo (Società italiana di Ginecologia e Ostetricia)

La nostra pratica clinica ci conferma quanto emerge da diverse indagini internazionali: gli adolescenti usano sempre meno precauzioni, con un aumento di gravidanze indesiderate ma, soprattutto, di malattie sessualmente trasmissibili. Un esempio in tal senso arriva dalla Gran Bretagna, dove si è riscontrata una forte correlazione tra le aree in cui Facebook è molto popolare e il numero di persone affette da sifilide

...
Secondo l'esperto, proprio perché "protetti" dall'anonimato garantito dal web, quando sono davanti al pc i ragazzini sembrano diventare molto più intraprendenti

e infine:
Una recente indagine pubblicata sul Journal of Adolescence Health - ha confermato Arisi - ha rivelato come i social network siano fra le principali fonti di creazione di falsi miti sulla contraccezione


tutto chiaro no?

lunedì 13 dicembre 2010

Ambiente a Brescia: migliorare chiudendo :(



Geniale!

L’Arpa, l’ Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente ha deciso di chiudere le sedi territoriali di Leno, Chiari e Salò.
approfondisci su quibrescia.it

La motivazione? "Si fa così per migliorare il servizio". Effettivamente ci sarebbe tanto da migliorare considerando i dati di Legambiente ma anche la tristemente nota classifica che mette la città al terzo posto tra le europee più inquinate. Recentemente a queste si sono aggiunti gli studi sulla qualità della vita de Il Sole 24 ore e Italiaoggi: che sostanzialmente dicono Bene, bravi, ricchi... ma che ambiente di merda!.

venerdì 10 dicembre 2010

2010, l'anno del bunga bunga



E' la parola più ricercata su Google in abbinata al termine "significato", lo dice il report annuale Zeitgeist.

Ma ciò che più di tutto mi stupisce è l'ascesa costante de "Il fatto quotidiano": una recente scommessa "old media", solo un poco aggiornata rispetto alle attuali abitudini dei lettori, che sta riscuotendo un'audience sul web in continua ascesa.

Valorizzare il territorio. Solo parole.







Se lo sviluppo della green economy resta un bel proposito non realizzato, anche il consolidamento del settore primario, quello maggiormente legato al territorio, nell'ultimo anno non fa intravedere nulla di buono: a Brescia come nel resto d'Italia.

In Italia le imprese attive nelle coltivazioni e nell’allevamento registrano in un anno una diminuzione del 2,1%, passando da 873.137 imprese a 855.089. “Tengono” pur registrando una lieve flessione le imprese di Sardegna (-0,4%), Puglia (-0,6%), Calabria e Trentino Alto Adige (-0,8%). E’ quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese.


Dai dati della si evince anche che Brescia è la provincia che da sola conta più del 20% delle aziende attive 11.198, ma che al contempo registra il calo percentuale più ingente nell'ultimo anno: -2,1% (novembre 2009 - novembre 2010).

Ed anche i dati Istat (che pure hanno corretto al rialzo dello 0,3% le previsioni sul Pil) sulla produzione non fanno ben sperare.

Cali congiunturali invece per agricoltura (-1,2%) e per gli altri servizi (-0,2%). In termini tendenziali il valore aggiunto dei servizi è aumentato dello 0,7%, quello dell’industria del 4,3% mentre hanno registrato andamenti negativi l’agricoltura (-0,8%) e le costruzioni (-0,7%).

Il tuo albero di Natale ti ucciderà



Il dispendio energetico di un albero di plastica di origine asiatica è nettamente superiore a quello necessario per la produzione e la commercializzazione di un albero vero prodotto in loco di analoghe dimensioni. E’ quanto afferma la Coldiretti che, in occasione del Natale, ha presentato il primo confronto sul piano scientifico tra gli abeti veri e quelli di plastica in vista del Natale dal quale si evidenzia che l’acquisto di alberi finti di plastica dalla Cina provocherà quest’anno l’emissione di gas ad effetto serra pari all’inquinamento provocato da sei milioni di chilometri percorsi in auto.

Gli alberi di Natale di plastica prodotti soprattutto in Cina sono ottenuti - sottolinea la Coldiretti - con materiali che comprendono anche varie leghe metalliche e plastiche tipo polivinilcloruro (PVC) e polietilene tereflalato (PET) che comporta un notevole dispendio di energia ed è fonte di inquinamento nel processo di produzione, durante il trasporto e per lo smaltimento. Secondo i calcoli della Coldiretti, per la produzione di un albero finto si emettono complessivamente 23 chilogrammi di anidride carbonica equivalente (CO2) ad effetto serra con pesanti effetti determinati dal trasporto di quasi novemila chilometri dalla Cina e dello smaltimento, tenuto conto che impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell'ambiente.

L’albero naturale coltivato in vivaio invece consuma energia per fertilizzanti e lavorazioni meccaniche ma - continua la Coldiretti - durante il periodo di accrescimento in vivaio, di circa 5 o 6 anni, sequestra dall’aria anidride carbonica (CO2) ad effetto serra con un bilancio energetico finale favorevole di 47 grammi di anidride carbonica (CO2) tolta dall’atmosfera per pianta senza contare che un ettaro di alberelli produce ossigeno per 45 persone.

Complessivamente in Italia considerando che verranno acquistati 6 milioni di alberi veri l’effetto positivo per l’ambiente è la cattura di 282mila chili di anidride carbonica (CO2). L’acquisto stimato di circa mezzo milioni di alberi finti di plastica all’anno provoca invece - conclude la Coldiretti - la liberazione di 11,5 milioni di chili di anidride carbonica (CO2) pari all’inquinamento provocato da sei milioni di chilometri percorsi in auto.

Compravendite



Oggi tutti i quotidiani - da destra a sinistra - con toni più o meno trionfali a seconda della convenienza, si sbizzarriscono nel descrivere le trattative per questo o quel deputato in odore di saltare dall'altra parte, per convenienze personali.

Mi stupisce che nessuno dica la cosa più ovvia: innanzitutto che non esistendo vincolo giuridico (ma solo politico o tutt'al più morale) ogni parlamentare vota secondo propria coscienza (anche quando è sporca), ma che per porre rimedio a questa indecenza morale (bipartisan) l'unico provvedimento valido è una nuova legge elettorale che leghi maggiormente (pur senza vincolo di rappresentanza) l'eletto al territorio, ovvero al proprio collegio. Un collegio che al termine del mandato possa dire se quell'onorevole ha avuto un comportamento in linea con il mandato e le aspettative della gente. Purtroppo oggi l'unico legame è con le segreterie dei partiti ed i colonnelli politici di questa seconda repubblica ed ogni valutazione che non tenga conto l'ingegneria elettorale e le sue regole non può che sfociare nel fanatismo politico.

Da leggere: La commedia degli eletti (Corriere della sera)

martedì 7 dicembre 2010

Facebook, vota il bresciano dell'anno

Ho fatto partire, su Facebook, l'app "Vota il bresciano dell'anno 2010" - realizzata da Viral Farm - attraverso la quale si può votare il personaggio bresciano che ha maggiormente caratterizzato l'anno che si è appena concluso.

Ho voluto raccogliere gente che ha avuto una rilevanza per la cronaca locale e nazionale, cercando di andare a cogliere tanti personaggi particolari. Ci saranno sicuramente delle mancanze, ma ovviamente l'idea non ha alcuna pretesa se non quella di capire cosa la gente ha ritenuto più o meno rilevante nella cronaca dell'anno.

Spicca una certa propensione allo spettacolo ed al gossip. La prima giornata (andata piuttosto bene con oltre 500 voti) ha visto emergere due artisti come Fabio Volo e Francesco Renga, il medico Marco Garatti e il calciatore Mario Balotelli. Insomma, tra gossip e impegno.

Presto per dire quale sarà il più votato, sperando che l'operazione si viralizzi e porti dei risultati interessanti. Intanto non posso che invitare tutti a votare.

sabato 4 dicembre 2010

Enzo Torri, nuovo segretario generale della Cisl di Brescia



Nei giorni scorsi ho intervistato per Bresciaoggi Enzo Torri, (nella foto è a sinistra con il suo predecessore, Renato Zaltieri). C'è un passaggio, tuttavia, che voglio riprendere qui, uscendo dal ruolo di intervistatore ed entrando in quello di blogger.

Rispetto alla Cgil sembrate avere meno appeal, forse anche meno contributi dall'esterno, meno «affluenti sociali» per così dire. È un rilievo fatto anche dalla Uil in un recente dibattito, notando che l'audience è assai diversa.
«Come ha detto il segretario regionale Gigi Petteni: non siamo il sindacato dei talk show. Siamo radicati nella quotidianità che fa meno notizia. Ma non significa avere meno efficacia: la riforma della contrattazione che noi abbiamo sottoscritto ha portato al rinnovo dei contratti, ad un modo efficace di governare la crisi, così come l'estensione degli ammortizzatori sociali. Come dice Guido Baglioni, non si tratta di essere più bravi o cattivi, ma di essere capaci di interpretare rispetto ai mutamenti in atto».


La risposta di Torri è incontestabile. I risultati ci sono. Ai posteri lasceremo l'ardua sentenza. Io tuttavia non trascurerei il ruolo che nell'adesione ad un certo mondo sindacale svolge tutto ciò che ruota intorno ad esso. Oggi credo che le organizzazioni non possano più limitarsi ad essere degli efficienti centri servizi ma debbano riconquistare quel ruolo di elaborazione politica che avevano in passato. Un ruolo che paradossalmente potevano accrescere dopo la morte dei partiti storici, e che invece è andato via via atrofizzandosi rendendole sempre più autoreferenziali (cioè chiuse e capaci solo di dialogo interno).
La mia non vuol essere una critica ma un augurio al nuovo lavoro di un segretario che nel prossimo anno e mezzo potrà tutt'al più gettare le basi per un lavoro di prospettiva. E che per essere convincente dovrà mostrare inevitabilmente segni di innovazione e di rottura degli schemi recenti se vorrà guadagnare autorevolezza.

venerdì 3 dicembre 2010

Wikileaks, una lezione per le aziende



Wikileaks sta facendo tremare il mondo, ma ciò che accade può stimolare anche una seria riflessione sulla sicurezza informatica. Pare infatti che i dati che vengono pubblicati dal sito siano stati facilmente trafugati da un impiegato infedele, che li avrebbe salvati su semplici CdRom.

Riprendo volentieri una mail che mi è arrivata oggi in redazione dall'agenzia "L'ippogrifo", sia perchè trovo che il loro appello sia interessante, sia perchè mi piace molto questo modo di una agenzia di comunicazione di inserirsi nell'attualità delle notizie per suggerire soluzioni e servizi alle aziende. Un modo assai maturo, intelligente, suggestivo e produttivo - che consigliai anche nel mio ultimo seminario in Officina strategia - di fare comunicare le aziende con i media tradizionali.

Wikileaks dimostra cosa può succedere per un impiegato “infedele”. Il 97% delle aziende è certa che i dipendenti non salvino dati “sensibili”, ma…

“ E’ la dimostrazione di una delle tesi che da sempre sosteniamo: la vera “falla” della sicurezza informatica , prima ancora che i sistemi, è la persona, il dipendente, che volontariamente o meno apre la porta ai
pirati. Oppure che, come in questo caso, deliberatamente li copia per farne un uso improprio. – ha dichiarato Mirko Gatto, dell’Osservatorio Nazionale per la Sicurezza Informatica – Da un sondaggio da noi fatto realizzare appositamente, emerge che il 97% del campione è certo che i dipendenti non salvino i dati dell’azienda senza
autorizzazione. Ma i dati dimostrano invece che si tratta di un fenomeno ben più diffuso: il 5% delle aziende che sono state colpite da attacchi informatici hanno scoperto che il danno deriva o da un uso fraudolento dei
dati da parte di dipendenti o collaboratori o da disattenzione “colposa”.

Addirittura il 100% delle aziende che non hanno nessun sistema di prevenzione del fenomeno del download non autorizzato dichiara che non se ne preoccupa perché “ha fiducia nei dipendenti.

“ La fiducia è una bella cosa, indispensabile in una azienda. Ma se i dipendenti o i collaboratori sono numerosi, ecco che affidarsi solo all’onestà ed alla buona fede non è sufficiente. Se poi in questo periodo di crisi il dipendente tema un licenziamento, oppure ha motivi di risentimento verso l’azienda a causa di ritardi di pagamento o per ricorsi a cassa integrazione…”

Il 17% delle aziende colpite dichiara che il danno è stato elevato.

“ Se persino il Governo degli Stati Uniti è stato colpito immaginiamo cosa potrebbe succedere ad una azienda, in particolare se fossero piratati dati sulla ricerca e l’innovazione, sulle strategie aziendali o il settore commerciale, con i dati dei clienti attuali, di quelli passati e di quelli potenziali. – ha continuato Gatto – Si tratta di costruire una cultura imprenditoriale di maggiore consapevolezza. Pensare per tempo a sistemi di sicurezza che permettano di evitare download non autorizzati costa poco e permette di evitare danni che potrebbero essere notevoli. Dovrebbero pensarci anche dalle parti di Washington..”.

Io sto con l'Art club



Viviamo in un curioso paese, in cui se le cose vengono fatte come si deve la gente si lamenta e i giornalisti gli danno pure corda.

Mi riferisco a quanto letto su Bsnews.it a proposito della riapertura dell'Art di mercoledì sera. Torno sull'argomento visto che sulla mia pagina pubblica di Facebook avevo pubblicato le immagini anteprima del locale.

Premesso che dal pezzo di Bsnews.it non si capisce una cosa fondamentale: che il locale di fatto è stato riempito con le prenotazioni e i tavoli e che quindi come dice anche Daniele Bonetti sul suo blog le porte potevano anche non essere aperte per tutti gli altri, visto che i locali hanno limiti sull'omologabilità (che non sono seghe ma precise disposizioni che tutelano la gente dai rischi... ricordate Duisburg o ve ne siete già dimenticati???).

Non ci sono dubbi quindi su chi abbia ragione. Anche perchè la polemica è così sentita che a fronte delle centinaia di persone in coda ci sono ben 13 persone che hanno sottoscritto il gruppo NO ART su Facebook - alla faccia! - (ma fa niente, la parola facebook ormai serve per avvalorare qualsiasi infondatezza). Del resto non c'è da stupirsi, visto che Bsnews.it su Facebook possiede un profilo irregolare che va contro la netiquette del social network, in ben due versioni.

martedì 30 novembre 2010

"Apparato" iPhone4



"Per l'ottimizzazione delle attività istituzionali anche attraverso una migliore sincronizzazione dei dati è stata rappresentata l'esigenza di fornire al sindaco un apparato iPhone 4". La curiosa definizione di "apparato iPhone4" è stata partorita dall'ufficio di gabinetto del sindaco di Palermo, Diego Cammarata (e ripresa da Repubblica).

Al di là delle valutazioni politiche o amminstrative che si possono fare attorno alla vicenda ciò che mi fa più sorridere è il linguaggio. In quell'"apparato iPhone4" sembra nascondersi il tipico arrampicarsi sui vetri dello studente chiamato alla lavagna che non sa la lezione ed allora prova ad avvalorare la sua non preparazione con parole che possano suonare altisonanti, visto che i contenuti giocoforza rischiano di smascherarlo. Fuor di metafora: chiamarlo "apparato iPhone4" è il miglior modo per far capire che non si sa di cosa si sta parlando, tentando l'arrampicata verbale per giustificare qualcosa che si percepisce come non proprio correttissima (autonota: tenere indietro questo post per il prossimo seminario su comunicazione e rapporti con i media tradizionali).

Ora, io lo so che forse Palermo ha qualche problemino più stringente, tuttavia un corso di comunicazione aziendale, fossi in loro, non me lo farei mancare.

Wikileaks



Visto che ne parlate tutti: io concordo con quanto scrive Marcello Veneziani oggi su Il Giornale. Lo trovate alla voce "orologi fermi che battono l'ora giusta due volte al giorno".

Per questo trovo ancor più giusta la distinzione che fa Giovanni Boccia Artieri: Wikileaks non fa giornalismo.

lunedì 29 novembre 2010

Istruzioni per l'uso

Prima di aprire un blog bisognerebbe assicurarsi di avere qualcosa da dire, ma mi rendo conto che anche il silenzio a volte è d'oro...

Addio a Leslie Nielsen

Non ci sarà più un suo nuovo film. Io lo ricordo così...





Votare è un piacere?

Gli spagnoli hanno il più alto tasso di disoccupazione giovanile d'Europa. Ma almeno quando c'è da votare si divertono. Ecco come stanno invitando al voto i partiti della Catalogna...
Sempre detto che gli spagnoli sono avanti! Il primo video è un invito al voto del Partito socialista, sotto la risposta dell'"Alternativa" di destra. Vi dico solo che il primo s'intitola "Votare è un piacere" e il secondo "Il video porno di Monste Nebrera"













visti su ninjamarketing

giovedì 25 novembre 2010

Green economy? A Brescia per ora solo parole



La green economy a Brescia rimane sulla carta e nelle dichiarazioni altisonanti di quelli che benpensano. Lo dicono le elaborazioni della Camera di Commercio di Milano. Nell'ultimo anno è aumentato del 9,8% rispetto all’anno precedente il numero di imprese lombarde con certificazione ambientale ISO 14001. Gli aumenti maggiori si registrano a Mantova (+25,8%) e a Monza (+19,4%).

Brescia è in ritardo: nell'ultimo anno da 231 certificazioni a 246, ovvero un incremento misero, del 6,5%, inferiore sia al dato regionale che a quello nazionale (+15,5%). Peggio, in Lombardia, hanno fatto solo Como, Sondrio e Pavia. Un vero peccato. Una "occasione persa" (per ora) si potrebbe dire pensando alle necessità di rinnovamento, trasparenza, garanzie, che la crisi sta facendo emergere.

In totale sono 1.908 le imprese in Lombardia con certificazione ambientale, il 14,4% del totale italiano che ammonta a 13.222 attività certificate. La maggior parte (751, 39,4% del totale lombardo) si trova a Milano e provincia, a seguire Brescia (246, 12,9% - un dato questo che fa crescere ancora di più il rammarico per una svolta "verde" che tarda ad arrivare) e Bergamo (230, 12,1%).

La moda sei tu!

Ecco cosa si sono inventati a Oslo per promuovere una sorta di "Libraccio dell'abbigliamento"...







visto su ninjamarketing

domenica 14 novembre 2010

mercoledì 10 novembre 2010

San Faustino by night

Per arrivare alla gru del metrobus dove da dieci giorni stanno asserragliati i clandestini bisogna prendere via San Faustino. Quella della fiera. Quella che un mio amico di destra diceva di non voler vedere nemmeno in cartolina perchè troppo straniera per uno come lui. Ed invece, in mezzo a loro, ci andò ad abitare.

Si fila dritti fino in fondo e sembra di stare alla notte bianca, c'è gente che si muove, che sta ferma e guarda il cordone di polizia. Sembra di stare alla notte bianca, come qualche settimana fa. Ma la notte è nera. Dopo gli scontri c'è ancora l'odore della paura nell'aria. Meno di quarantotto ore fa la polizia ha caricato, ha fatto arretrare il presidio. Perchè? Per cosa? Ora la gente sta cento metri indietro, ma continua a guardare naso all'insù quei sei disperati che minacciano di buttarsi se non avranno garantita l'incolumità. Un lavoro. Un foglio di carta che dice che esisti. Nemmeno loro sanno in che ordine stanno oggi il loro progetti.

Non c'è nessuna differenza tra quelli che stanno di là e di qua dal cordone. Recitano un ruolo, obbediscono agli ordini, stanno a teatro. E quando vanno allo scontro, armati o disarmati che siano: hanno paura. Sono uomini. Hanno potere. Vogliono potere. Sono donne. Vogliono potere sugli uomini. Avranno potere.

Viviamo in una città in guerra. C'è una pistola puntata che nessuno sembra vedere e forse non saranno loro a morire. Forse sarò io, perchè non si sa mai da che parte sta la vittima. Come Giuliani, come Raciti. Uno di qua e uno di là. Forse moriranno quelli che verranno dopo. Forse ci diranno che la guerra è risolta, ma continueremo a viverla mentre berrermo un caffè fianco a fianco con un uomo che non è nato a Brescia.

La democrazia non è una formuletta. E' una cosa che si sperimenta giorno per giorno. E noi viviamo la notte della nostra libertà. Glielo ha detto, il mio amico Enzo, che le cose stanno così. Che giù di là la vita è compromessa. Che quando tutto finirà l'odio continuerà a serpeggiare. Fino a quando non impareremo a guardare l'orizzonte oltre il dito.

martedì 9 novembre 2010

Citazioni colte... da Gioacchino Belli a Nichi Vendola













ma la mia preferita rimane...

Ecco per voi, o mortali, la sacra litania:
W la figa e chi la spisiga
W la brogna e chi la palpogna
W la berta e chi l'ha scoperta
W la vagia e chi la massagia
W la vulva e chi la masturba
W passerina e chi la incrina
W il bosco selvaggio e chi gli ha dato un assaggio
W la topa e chi la scopa
W la selva e chi la sbrana come una belva
W la foresta nera e chi ci gioca tutta sera
W il triangolo e chi ci entra col trampolo
W il buco ardente e chi lo mangia sempre al dente
W il taglio dientro la lampo e chi non gli dà scampo
W il buco nero e chi glielo infila tutto intero
W la serratura e chi gliela stura
W il fodero vuoto e chi lo riempie con lo scroto
W le labbra pelose e chi le mette in mille pose
W la breccia e chi ci infila la sua treccia
W il pelame e chi lo invade col bestiame
W il clito e chi ci mette il dito
W il fiore d'arancio e chi lo raccoglie con il gancio
W la prugna e chi la riempie come una spugna
W la prateria e chi ci mangia la cremeria
W il contenitore e chi gli dà sapore
W il buchetto e chi lo allarga quando è stretto
W l'organo genitale femminile e chi lo lavora con stile
W la fessura e chi la cattura
W il posto fra le coscie e chi ben lo conosce
W il figame e chi ha fame
W il luogo del fallo e chi lo tiene sempre in ballo
W la peluria e chi la apre come un'anguria
W il luogo ambito e chi sa quanto è squisito
W il passaggio e chi ci fa canottaggio
W il forello e chi lo apre come uno sportello
W lo scudetto scuro e chi ci piazza il suo siluro
W la sacca e chi ci dà una bella pacca
W la figassa e chi la squassa
W quella al vento e chi la agguanta in un momento
W la falda e chi gliela scalda
W la ciambella e chi ci infila la sua cappella
W l'imbuto e chi lo ottura in un minuto
W la figaccia e chi gli dà sempre la caccia
W la tasca e chi sempre dentro gli casca
W la farfalla e chi ci infila anche una balla
W la presa e chi la tiene sempre tesa
W la busta e chi gliela frusta
W il foro e chi ci trova ristoro.

mercoledì 3 novembre 2010

ART CLUB, inizia il coutdown: il 1° dicembre via alle danze



Ieri Daniele Bonetti è stato all'interno del nuovo art. Oggi su Bresciaoggi vi raccontiamo tutto quello che c'è da sapere. La nuovissima discoteca di Madame Sisì aprirà il prossimo 1° dicembre.
Sulla mia pagina pubblica di Facebook l'anteprima fotografica della discoteca dove balleremo quest'inverno.

martedì 26 ottobre 2010

La crisi infinita, la politica lontana e il pressing improduttivo delle lobby

L'ultima analisi congiunturale dell'Associazione industriale bresciana (Confindustria) dice che avanti di questo passo recupereremo il -25% di produzione che la crisi ci ha portato via solo nel 2019. Lo scorso anno si parlava del 2013. A voler tradurre il dato economico in un auspicio politico si può semplicemente aggiungere che al momento per le aziende non sembrano esserci le condizioni operative necessarie per un rapido ritorno al passato.

A voler invece essere un pochino critico nei confronti delle aziende e dei loro organismi di rappresentanza, a cui viene dato un ruolo di pressione nei confronti della politica che nel maggio 2009 - in occasione del cambio alla presidenza degli industriali bresciani - fotografai così: È l’Italia del 2009, che conosce i suoi problemi ma non sa come venirne fuori, che da una parte soffre l’immobilità della politica e dall’altra il pressing improduttivo delle lobby.

In altre parole: politica improduttiva, ma allo stesso momento lobby che non hanno più quel peso specifico decisivo per indirizzare le scelte e renderle operative e realmente influenti nel tessuto socioeconomico del Paese.

domenica 24 ottobre 2010

Una mattina d'autunno (riflessioni sul giallo di Ponte Crotte)



Ieri mattina avevo il turno di cronaca nera. Un passaggio per me abbastanza inusuale, anche se sempre affascinante e ricco di impegno. Mi è toccato il giallo di Ponte Crotte: una donna, probabilmente dell'Est, trovata morta nel Mella.

Ora, su Bresciaoggi.it trovate il mio pezzo. Qui volevo solo aggiungere una mia riflessione. C'è una cosa che mi ha colpito nella storia di questa donna semisconosciuta, probabilmente una badante ucraina, che una mattina esce di casa e non vi fa più ritorno. E' la totale - o quasi - assenza di una storia intorno ad un'esistenza. Non c'è un bar sotto casa a cui chiedere qualcosa di lei, non c'è l'amico d'infanzia e soprattutto non ci sono gli immancabili "sentito dire" de quartiere.

Tanti di noi, ancor più se immigrati, popolano queste città in un semianonimato rotto solo dai documenti in tasca. In assenza di quelli sono nessuno. E' il lato delle convivenze che mi fa paura: l'anonimato, diverso dal camaleontismo. Aspiriamo in tante forme all'immortalità, ma spesso non abbiamo storie che altri possano raccontare per noi nel presente. Viviamo di testimonianze rare e nascoste, e tutto questo genera insicurezza, distanza (pur in quartieri vivi ed affollati), diffidenza. Esistenze nel passato, senza un presente, senza condivisione.

Al punto che se ci pensi, per questa umanità sotto il minimo vitale, in questi individui senza socialità diffusa, ti sembra di trovare quell'unico approdo possibile, in una mattina d'autunno.

mercoledì 20 ottobre 2010

Addio, Tombolotto mio. Mi hai fatto ridere



Tom Bosley non c'è più

L'uomo è un animale votato all'autodistruzione. Il giornalista di più.

Noi giornalisti spesso siamo solo dei politici mancati o dei servi riuscitissimi, misuriamo tutto con la politica e trattiamo la cronaca come se fossero dei giochi da circo da elargire alla moltitudine dei beoti: e poi ci stupiamo del turismo dell’orrore attorno al caso di Sarah Scazzi, e magari additiamo tutti quei mostri che la domenica si vestono da tronisti e se ne vanno ad Avetrana anziché al centro commerciale e magari ci portano pure la famiglia, i figli, i bambini di quattro anni (cit. Filippo Facci, 20 ottobre 2010)

Di chi è la colpa? Dei giornalisti innanzitutto, una categoria che in questi anni, complice la congiuntura, si sta costruendo un declino sicuro sul fronte della credibilità, della trasparenza, dell'indipendenza (un esempio: sapete su quali argomenti vertono maggiormente le sanzioni dell'ordine dei giornalisti? Sul rapporto non sempre trasparente tra giornalisti e pubblicità). Di avvocati Ghedini è pieno il mondo, magari non laureati in legge, ma semplicemente in scienze della comunicazione, che spesso è la scienza di fare lobbing attraverso i giornali. Basta poco, spesso solo un buon ufficio stampa ed il gioco e fatto. E da giornalisti possiamo solo rimproverare noi stessi per aver perso una bussola che ora è difficile da recuperare. Ci hanno vestito con delle casacche colorate e messo in squadra: a destra o a sinistra. Così è più facile, a torto o a ragione, bollarci come dei servi, minare il lavoro che molti continuano a fare con scrupolo. E spesso, è accaduto anche in questo caso, invece di difendere, a prescindere da come la si pensi, il lavoro d'inchiesta dei colleghi ecco la censura, l'insinuazione, l'accusa delle accuse: il falso moralismo. (cit. Marco Toresini, 18 ottobre 2010)

In questi anni "Bresciaoggi" ha difatti cambiato pelle e forse anche lettori. Dal rigorismo mai abbastanza rimpianto di Piero Agostini è passato ad una forma di sciatteria aggressiva - esiste, esiste: non è un contro senso -, alla confusione di linea e di campo, alla casualità che rifugge da ogni forma di programmazione, alla autonomia - quasi una forma di gestione autarchica - dei settori (cit. Giorgio Sbaraini, marzo 2000)

giovedì 14 ottobre 2010

Ciao Renato, peccato non averti conosciuto

Renato Rovetta è stato l'inventore di Bresciablob.com, semplicemente un blog, quando ancora i più non sapevano che si chiamava così. Oggi su quella pagina c'è un'indecifrabile serie di simboli cinesi. Ho capito solo che si parla di "macchinari" vari. C'è gente destinata ad anticipare i tempi in tutto e per tutto. Online, tuttavia, è stato conservato l'archivio.

Non l'ho mai conosciuto personalmente, solo qualche mail da curioso del web. Gli offrii di curare io i contenuti delle sue pagine e lui cortesemente mi rispose che preferiva avere il controllo su quello che faceva senza complicazioni tecniche. In realtà lui aveva semplificato di molto, capendo che il web è contenuto più che forma: copincollava in una pagina di html puro i testi e poi faceva upload in ftp. Io usavo la piattaforma di splinder.com per fare un blog calcistico, avevo visto quello che scriveva lui, lo ammiravo, ma temevo che tante cose finissero disperse.

Era un periodo diverso, di cambiamenti. Io ero tra quelli che divoravano gli aggiornamenti, apprezzando lo stile aperto, molto poco bresciano. Alcuni approfittarono dell'anonimato che lui offriva e vennero inventate le talpe delle redazioni. Le stesse talpe anni dopo, in era Facebook, imborghesite ed esigenti vorrebbero imporre nome e cognome contro chi li nomina, salvo poi scoprire - più frustrati di prima - che su alcuni non hai potere di vita o di morte professionale (oppure ne hai già abusato).

Di Renato Rovetta in tanti possono ricordare gli scritti del secolo scorso. Io l'ho apprezzato solo come web writer e per me rimarrà sempre colui che ha portato non tanto i blog quanto la mentalità-blog a Brescia. Ovvero il giornalismo critico sul web. Non quell'accozzaglia di brevine che fanno altri, ma l'approfondimento, la dimostrazione che l'innovazione la fai se hai testa, non testata. La città ha capito benissimo, per questo non c'è più stato un altro bresciablob.com, anche se qualcuno - se solo fosse un po' meno cazzaro - potrebbe esserne potenziale erede.

Ecco come lo hanno ricordato oggi Marco Toresini, sul suo blog e Nino Dolfo su Bresciaoggi.

E qui un dicono di lui.

venerdì 8 ottobre 2010

Metterci la faccia



Gli studenti spesso sono accusati di qualunquismo nei loro cortei e nelle loro proteste. Ma questa volta sono stati davvero sopra ogni sospetto e ci hanno "messo la faccia" nel vero senso della parola con una FOTOPETIZIONE pubblicata su Facebook.

Una iniziativa che merita di essere sottolineata, anche per aprire un dibattito sul merito delle loro rivendicazioni - condivisibili o meno - espresse in una lettera aperta di studenti e ricercatori della Rete 29 aprile.

giovedì 7 ottobre 2010

Scazzi vostri

Lorenzo Jovanotti aveva visto tutto 18 anni fa
E Sara Scazzi a quei tempi non era ancora nata
Rivoglio un paese in cui la gente sia libera di scappare in santa pace







Quante ne hai passate uomo... bionde



televisione, televisione chi è il più bello del rione
televisione, televisione fammi vincere un milione
televisione, televisione chi è che c' ha il più bel faccione
televisione, televisione tu che guidi la nazione
tu che dai l'informazione
tu che svolgi la missione verso tutte le persone
tu che sei la nostra chiesa e la nostra religione
tu che ci accompagni a cena a merenda e a colazione
televisione, televisione ...pubblicità! (noo non esiste sporco impossibile perché oggi...)
televisione, televisione sempre più definizione
di ogni emerito scienziato ci riporti l'opinione
sulla gente molto onesta senza grilli per la testa
che si prodiga e che fa il bene della società
televisione, televisione ...pubblicità! ...
televisione, televisione io t' ho scritto una canzone perché sei la nostra guida
non c'è media che ti sfida
tu fai stare tutti a casa e la gente guarda te
annullando ogni rapporto con il prossimo e con se
e così un problema in meno quello di dover parlare
cosa resta ormai da fare che guardare ed ascoltare
grazie anche a \"chi l' ha visto?\" che a mia madre tanto piace
cosicché nessuno è libero di scappare in santa pace
televisione, televisione...pubblicità! (Morandi Jackson e Ramazzotti insieme per i bambini del mondo...)
televisione, televisione tutto il bene che tu hai fatto te lo stai prendendo indietro
richiudendo ogni pensiero dentro scatole di vetro
televisione, televisione io ti chiudo nell'armadio
questa sera stai in castigo perché
accenderò la radio

Le imprese bresciane e l'aeroporto bresciano (punti di vista)



In passato (qui) avevo affrontato il tema dell'aeroporto di Montichiari parlando di "campanili che parlano di globalizzazione".

Nei giorni scorsi ho visitato la Air Sea Service, azienda che lavora nel settore dei trasporto (tra le specializzazioni più interessanti, le armi e l’arte, ma anche le autovetture, in particolare quelle d’epoca).

Nel mio pezzo odierno sull'azienda ho potuto parlare di aeroporto dal punto di vista di chi l'aeroporto lo dovrebbe far funzionare, ovvero i trasportatori. Può sembrare una banalità ma fin qui di aeroporto hanno parlato più i politici (sia quelli delle istituzioni che quelli delle associazioni di categoria) che gli imprenditori.

Francesco Mangiarini spiega perchè in questo momento un aeroporto a gestione bresciana non avrebbe vita facile. «La mentalità bresciana - spiega Mangiarini - prevede spesso la vendita franco fabbrica: in altre parole si tratta di consegnare la merce al cliente sulla porta del magazzino lasciando perdere il trasporto». La sfida futura è quella di appropriarsi della maggior parte possibile del valore collegato alla propria vendita. Un aspetto nel quale il trasporto gioca un ruolo centrale. Quella di Mangiarini - che è anche consigliere del multisettore Aib - sembra essere una risposta possibile al presidente del gruppo giovani Francesco Uberto che
nei giorni scorsi ha indicato tra le sfide del futuro la capacità «di intercettare la maggior parte del valore non sono più unicamente quelle della trasformazione, ma anche quelle dell’ideazione e della commercializzazione» da parte delle filiere divenute globali. E la sfida va oltre: «quando le aziende bresciane - continua Mangiarini - avranno in mano un aspetto commerciale cruciale come il trasporto, avrà più valore la richiesta di un aeroporto locale».


Il problema, insomma, non è essere favorevoli o contrari, ma creare un sottobosco di utenti interessati (che al momento - stando a quanto dice l'amministratore delegato di Air Sea Service - non c'è). Personalmente, infine, resto convinto che al mondo dell'impresa interessi più il corretto ed efficiente funzionamento dell'infrastruttura che la bandierina provinciale che sventola all'esterno. E che il sistema aeroportuale del Nord Italia (scusate la ripetitività) ha solo bisogno di più mercato e meno politica.

mercoledì 6 ottobre 2010

Gente con le idee confuse...

...non ci sono più i comunisti di una volta

Scuola da riallineare Politica da disallineare



E' sempre interessante partecipare ad un convegno quando i partecipanti escono dagli schemi politici precostituiti e vanno ai contenuti senza pregiudizi.

Così ieri Piero Ichino (Pd): riferendosi alla riforma della scuola del ministro Mariastella Gelmini, ha invitato addirittura «ad essere più coraggiosa, ad andare fino infondo». Il senatore democratico si è detto d'accordo con la riforma invitando a «dimezzare lo stipendio ai ricercatori che non pubblicano nemmeno una riga: anche perchè i dati già ci sono». E rispetto al mercato del lavoro ha rilanciato il suo modello di flexsecurity

Mentre Michele Tiraboschi (consulente ministero del Welfare): il problema non è quello di avere leggi diverse, ma di applicare le esistenti. «La Biagi è solo al 30% delle sue potenzialità - ha evidenziato - e ad esempio sulla combinazione scuola lavoro la Lombardia, prima regione in Italia, è arrivata ad una legge applicativa otto anni dopo l'entrata in vigore». La sostanza per il consulente del ministro Sacconi è che: «le leggi non sono buone o cattive, dipende da chi le fa applicare ed il cambiamento non è solo legato alle modifiche legislative ma soprattutto a regole disapplicate».

Una "sinistra" che parla di regole e prese di posizione aspre, una "destra" che chiede cultura e ritiene sufficienti le leggi esistenti... solo per me è una curiosa novità?

sabato 2 ottobre 2010

Notte bianca a Brescia, il divertimento e la sua amnistia



Quest'estate ero a La Spezia e mentre tornavo in città col vaporetto ho chiesto agli amici spezzini con cui stavo: "Ma qui da voi si può bere la birra camminando per strada?". Potete immaginarvi il loro stupore. "Beh, ovvio che si - mi hanno detto - perchè, a Brescia non si può?". Capitemi, era il 5 di agosto e avevo una di quelle seti che solo una Corona ti può soddisfare...

Ebbene, no, a Brescia non si può. Qui abbiamo il 7.1.x, ovvero un comma del regolamento di polizia municipale che recita: a salvaguardia della sicurezza e del decoro del Comune è vietato: "consumare sul pubblico suolo, ad eccezione dei plateatici concessi ai pubblici esercizi e/o nelle loro immediate vicinanze o in occasioni di fiere popolari o manifestazioni autorizzate, bevande alcoliche, in bottiglie di vetro, lattine, contenitori vari, e abbandonare e depositare detti contenitori fuori dagli appositi raccoglitori predisposti per la nettezza urbana. All’atto della contestazione, il trasgressore è tenuto a rimuovere eventuali rifiuti abbandonati sul suolo pubblico".

Ho evidenziato in neretto due passaggi chiave. Il primo di fatto salva piazzale Arnaldo (uno dei posti che più amo della mia città), visto che la presenza di una ventina di locali appiccicati rende difficile identificare un luogo della piazza che non sia "nelle immediate vicinaze dei plateatici concessi ai pubblici esercizi". Il secondo invece oltre ad un uso disinvolto dell'italiano (non si dice "in occasioni di" ma "in occasione di") salva fiere popolari e manifestazioni autorizzate. Quindi questa sera alla notte bianca birretta per tutti! Che peraltro se siete donne vi farà crescere anche le tette. L'importante è che siate in grado di reggere l'alcol, magari come le signorine nella fotografia.

In passato avevo già parlato di movida liofilizzata, ovvero, "potete divertirvi, ma solo QUANDO LO DICO IO"

mercoledì 29 settembre 2010

AUGURI!



Il lato più affascinante di una lunga storia d'amore è che più passa il tempo più si avvicina alla fine inducendoti a guardare oltre.

Auguri presidente!

sabato 25 settembre 2010

Emergency a Pompiano



Ieri sera a Pompiano per la serata "Io sto con Emergency" non c'era tantissima gente. Sono venuti molti amici e ne sono stato assai contento. A tutti loro il mio grazie. Non c'erano, tuttavia, i consueti bastian contrari che puntualmente nei convegni (era successo sull'immigrazione, ad esempio) intervengono "contro".

Eppure Emergency non è una organizzazione fuori dalle polemiche (purtroppo anche di stampo politico).

Cosa è successo? Per una volta mi sono trovato a fare domande su cose FATTE e non su proclami. Marco Garatti è stato il testimone dell'operosità di Emergency in Afghanistan. Non ha parlato di prospettive e idee ma di progetti realizzati, di impegno quotidiano. Non di chiacchiere ma di lavoro.

Un peccato che la Bassa così operosa non abbia potuto apprezzare più numerosa l'impostazione di un uomo che parlando di lavoro e impegno ha mostrato di incarnare in pieno quei valori dell'operosità di cui i bresciani spesso si considerano portatori quasi esclusivi.

Marco Garatti è intervenuto con Anna Cordini, coordinatrice bresciana di Emergency e Valerio Gardoni, fotoreporter le cui immagini sull'Afghanistan e il suoi racconti hanno toccato il cuore di tutti.

Spero di ricevere quanto prima il video della serata da cui estrapolare la mia intervista a Marco Garatti che pubblicherò quanto prima qui e su Youtube.

Clamoroso in Loggia: la legalità va oltre i proclami e il Pd scavalca "a destra" la Lega (occhio alle virgolette)



Quello che è successo ieri a Brescia in consiglio comunale sul tema dei campi nomadi è un fatto storico che va analizzato e capito. L'impostazione del Partito democratico è epocale. Di fatto il Pd ha imposto due emendamenti sulla regolamentazione dei campi che sono ancor più restrittivi di quelli pensati dalla maggioranza composta da Lega Nord e Pdl. Come è stato possibile? Semplicemente perchè i consiglieri, guidati dall'ex assessore ai servizi sociali Fabio Capra, hanno ragionato sui contenuti e non sui proclami politici uscendo vincitori in consiglio. E' un passaggio politico che va sottolineato con forza e che auspico diventi una pietra miliare nel metodo di elaborazione politica del Pd.

ANTEFATTO.
Fabio Rolfi (assessore alla sicurezza) e Giorgio Maione (assessore ai servizi sociali) mercoledì avevano tenuto una conferenza stampa in cui avevano presentato il loro modello per superare il fallimento dei campi nomadi e puntare all'integrazione degli "ospiti" dei campi nella città. In altre parole: Rom e Sinti fuori dai campi fatiscenti per essere progressivamente portati negli appartamenti (popolari e non) di Brescia. La necessità tutta leghista di fare i soliti proclami su una questione apparentemente scontata come il pagamento delle utenze (bollette di acqua e energia) per gli ospiti dei campi aveva portato ad enfatizzare il passaggio sull'imposizione del pagamento.

LA DELIBERA.
Venerdì la Giunta di centrodestra ha portato in consiglio una delibera in cui diceva sostanzialmente due cose:
1. il campo di via Orzinuovi sarà previsto come unica struttura rientrante nella disciplina del «regolamento aree per nomadi»
2. verranno espulsi coloro che reiteratamente non pagheranno le bollette delle utenze e di tutti i servizi erogati dal Comune

Il punto 2 può sembrare scontato. Ma come, non devono già pagare? L'ho chiesto personalmente agli assessori in conferenza stampa: Rolfi ha spiegato che dal 2007 c'era stata una deroga da parte della maggioranza (allora centrosinistra) che aveva concesso di non pagare a causa del "disagio abitativo".

Inoltre mi stupiva quel "reiteratamente": che vuol dire? Un mese? Due mesi? Un anno? La risposta è stata "si valuta di caso in caso in base alle situazioni". Non proprio una replica da pugno di ferro (quello si era esaurito sui proclami iniziali...).

L'altra mia domanda era stata: cosa succederà con i debiti pregressi? Rolfi e Maione avevano fatto spallucce: come possiamo stabilire chi ha speso e quanto ha speso?

Successivamente gli assessori ed il presidente della commissione competente, Giovanni Aliprandi, avevano auspicato senso di responsabilità da parte dell'opposizione e massima condivisione.

IL RISULTATO
Ebbene. Ieri in Consiglio la delibera è passata con il voto favorevole della maggioranza, del Pd e della lista Castelletti. Contrari la Sinistra arcobaleno e Claudio Bragaglio (Pd, autosospeso). Ma la delibera è stata corretta da due emendamenti. E qui sta la svolta storica.

NEL PRIMO il Pd ha chiesto di cancellare la parola "reiteratamente" dal regolamento. Ovvero: basterà anche un solo mancato pagamento per l'espulsione dal campo. Questo passaggio ha generato una maggioranza curiosa: Lega, Sinistra Arcobaleno e consigliere sospeso del Pd (Claudio Bragaglio) relegati nel ruolo di opposizione. Pd, Pdl e lista Castelletti: maggioranza. Mi sfuggono ancora le cause per cui la Lega non abbia votato a favore ma addirittura contro. Non voglio arrivare a dire che in quel voto si nasconda una volontà di esercizio arbitrario e soggettivo del potere, di certo, tuttavia, in questo caso la Lega è rimasta un passo indietro rispetto ad una impostazione maggioritaria più rigorosa.

NEL SECONDO sempre il Pd ha fatto introdurre un canone di 25 euro per famiglia a copertura dei debiti pregressi. Questo emendamento ha visto il voto favorevole della maggioranza, del Pd e della lista Castelletti, il no di Albini di Sinistra Arcobaleno e l'astensione di Claudio Bragaglio.

Quest'ultima, di fatto, è la stessa maggioranza che ha approvato il nuovo regolamento. Un regolamento che prevede che ora i nomadi dovranno pagare i debiti pregressi e che in caso di mancato pagamento anche una volta sola saranno espulsi dai campi.

L'IMPOSTAZIONE POLITICA
Fabio Capra (consigliere di opposizione Pd che fu assessore ai servizi sociali ai tempi della deroga sui pagamenti delle bollette) di fatto è intervenuto dichiarando FALLITO il tentativo di dialogo ed allineandosi INASPRENDO le linee della maggioranza. Un inasprimento che tuttavia va valutato in una doppia direzione: aver tolto la parola "reiteratamente" da una parte aumenta le possibilità di espulsione dai campi, ma dall'altra TOGLIE un elemento di VALUTAZIONE SOGGETTIVA della norma. In altre parole dimostra che la legalità si fa con certezza delle regole e non con terminologie aleatorie e potenzialmente arbitrarie. Il problema non è essere amici o nemici dei nomadi, il problema è che le regole devono essere uguali per tutte. Non si tratta di dichiarare guerra, ma di imporre fermezza e diritto senza proclami socialmente pericolosi.

E' un salto di qualità di impostazione politica non da poco.

1. il Pd non ha difeso ma ha superato la sua vecchia impostazione improntata al dialogo, ha allargato la maggioranza, ha sostanzialmente condiviso il progetto Rolfi-Maione di integrazione degli ospiti dei campi nomadi nella città. Lo stesso Rolfi aveva fatto notare in conferenza stampa che si tratta di famiglie da tempo presenti nei campi (anche da 20 anni in alcuni casi) e spesso si tratta di coppie giovani.

2. il Pd non si è limitato a rispondere ai proclami leghisti e a "chi non paga fuori dal campo" ha risposto con un emendamento restrittivo che diminuisce l'interpretabilità soggettiva dei passaggi. Lo stesso Capra ha detto che "non sarà facile", ma ciò che ha fatto la differenza è il coraggio di una posizione che va nella opzione opposta alla sterile difesa conservatrice di opzioni passate che evidentemente non hanno sortito gli effetti voluti.


VALUTAZIONE
C'è un aspetto extra Pd nel progetto Rolfi-Maione che il Pd ha sottoscritto e rafforzato. E' stato evidenziato da Jebediah Wilson, di Muro di Cani, in un commento su questo blog al mio post di ieri. Analizzando il mio pezzo su Bresciaoggi JW scrive: "Certo non gli hai reso un gran servizio dal punto di vista elettorale. Il legaiolo medio se ne frega dell’integrazione, preferisce un Rolfi in stile “paga l’affito o foera dai coioni”. Quindi, teoricamente, potresti aver fatto perdere almeno un voto al povero Fabiolino… quindi, preferisco decisamente il tuo articolo."

Ora, ammesso che il leghista medio sia attento a quel che si scrive sui giornali... c'è ormai un dato di fatto nella politica sul territorio del centrodestra di cui la Lega è principale ispiratore teorico. Da una parte i proclami di guerra agli immigrati, dall'altra atti amministrativi di sostanziale responsabilità che aprono al dialogo, ipotizzano scenari e sostanzialmente prendono atto della inevitabilità del fenomeno migratorio. Perchè quando Pdl e Lega arrivano a condividere una impostazione che io ho sintetizzato nei giorni scorsi scrivendo che si tratta di integrare Rom, Sinti ed i cosiddetti «nomadi» nella città. Portarli progressivamente fuori dai campi per farli vivere a Brescia da bresciani a tutti gli effetti e non in strutture «che hanno fatto il loro tempo e fallito la loro missione» diventa evidente che i proclami di borgheziana e prosperiniana memoria sono assai lontani e che i passaggi ragionati sono sostanzialmente condivisibili.

Forse non è ancora finito il tempo in cui etnia, religione, sessualità e diritti essenziali saranno degradati a temi disponibili per alzare i toni dello scontro politico, ma di certo ieri il Pd ha dato un esempio alto di come andranno elaborati programmi e contenuti politici in prospettiva.

Mi chiedo a questo punto quando arriverà il giorno in cui la gente, finalmente, comincerà a ragionare sulla base di questi contenuti e non dei proclami conservatori destinati a restare fini a se stessi senza sortire effetti se non una crescita dell'odio sociale. Me lo chiedo anche come giornalista: da un po' sto cercando di andare all'essenza degli atti amministrativi e non alle esigenze pubblicitarie ed agli slogan dei vari esponenti di partito, perchè sono i primi a mettere ordine e non i secondi. Questo (e qui rispondo all'interrogativo che provocatoriamente ho posto ieri) credo sia il primo compito di chi quotidianamente racconta la realtà. Questo, infine, deve essere lo sforzo che l'opposizione oggi deve fare per essere un responsabile contraltare alle scelte della maggioranza legittimata dal voto.

POST SCRIPTUM
Nel titolo ho messo scavalca "a destra" la Lega. A destra è tra virgolette. Da tempo ormai considero totalmente vuote le definizioni di destra e di sinistra. Sono due parole che non dicono più niente di contemporaneo. Sono categorie di pensiero del passato, buone per la storia e non per le prospettive. Se devo semplificare preferisco le categorie di progressista e conservatore. Non sempre i progressisti stanno a sinistra, non sempre i conservatori stanno a destra. In realtà secondo me siamo di fronte ad un progetto di INTEGRAZIONE, quindi per nulla "di destra" o conservatore che dir si voglia, ma di grande cambiamento, un po' visionario (non sarà facile raggiungere l'obiettivo) e sicuramente progressista, non certo da scontri e barricate, pure con una certa lungimiranza. Ecco perchè, forse, più che il Pd che scavalca a destra la Lega si tratta a mio giudizio di un programma PROGRESSISTA responsabile degno di un paese LIBERALE rispettoso delle regole e che ancora vuole pensare il futuro immaginando scenari nuovi. Se poi a firmarlo è stata una maggioranza atipica, che prefigura l'impegno attivo della Lega e del Pd, TANTO MEGLIO!

giovedì 23 settembre 2010

Nomadi, il modello Rolfi-Maione



Ogni volta che partecipo ad una conferenza stampa della Loggia non riesco a capire se io sono ingenuo o se sono solamente un pessimo giornalista.

Ieri la stessa conferenza stampa ha generato pezzi diametralmente opposti:
Quibrescia.it: Chi non paga fuori dal campo. Bresciaoggi.it: Un piano della Loggia per i campi nomadi: obiettivo integrazione.

L'attacco di Quibrescia. Una modifica al regolamento comunale sui campi nomadi per "scacciare" gli zingari "morosi" ed evitare che possano beneficiare dei servizi erogati dal comune di Brescia. E' questo che la giunta comunale di Brescia proporrà al consiglio durante la seduta di venerdì.

Il mio attacco. Integrare Rom, Sinti ed i cosiddetti «nomadi» nella città. Portarli progressivamente fuori dai campi per farli vivere a Brescia da bresciani a tutti gli effetti e non in strutture «che hanno fatto il loro tempo e fallito la loro missione». Parole e musica di Fabio Rolfi, vicesindaco ed assessore alla sicurezza del Comune di Brescia e Giorgio Maione, titolare dei servizi sociali nella giunta cittadina.

Mi chiedo: sono diventato buonista? Sbaglio? Era già successo in occasione del tema dei muri taggati dai writers.

Ma i lettori da noi cosa vogliono? Sintesi e proclami o progetti e logiche razionali? Me lo dite please?

lunedì 20 settembre 2010

Quotidiani e iPad, esordio mediocre



I voti di Wired ai quotidiani italiani non risparmiano bocciature. La Stampa in pole position, Bresciaoggi rimandato a "dopo" settembre (la formula è ancora in fase sperimentale gratuita).

martedì 14 settembre 2010

Robe da Mattes



Vi ricordate i due net artist bresciani Eva e Franco Mattes? Ne parlai tempo fa a proposito della loro performance di suicidio in chat su Chatroulette.

Questa volta sono andati a Chernobyl. Non so perchè ma ho come l'impressione che la performance non si esaurisca qui... le immagini? beh guardatele...

lunedì 13 settembre 2010

100 lire di biscotti rotti

Tra i racconti i miei racconti preferiti dell'infanzia c'era quello in cui mia mamma in un momento di ribellione andò a comprare 100 lire di biscotti rotti, a credito, dal negoziante sotto casa, per il gusto trasgressivo di mangiarsi un intero pacco di dolci da sola e "farla pagare" nel vero senso della parola ai suoi genitori.

Ho ripensato a quell'episodio poco fa, quando Fabrizio Martire di Uncle Pear mi ha raccontato l'operazione "Fuori dal forno". Una innovativa idea di lancio di un nuovo prodotto attraverso il quale si potrà abbassare il prezzo di un nuovo prodotto della pasticceria Veneto di Iginio Massari semplicemente facendo "Mi piace" sul prodotto.

Si parte da un'offerta lancio di 10 euro, ed ogni "mi piace" su Facebook farà scendere i un centesimo il prezzo di vendita. In poche ore si è già arrivati a quasi 200 click...

L'offerta sarà poi limitata ai primi 10 pacchi di biscotti venduti, ma l'idea non può che attirare l'attenzione...

sabato 11 settembre 2010

Bonanni a Brescia e la platea che non mugugna più



Raffaele Bonanni è stato a Brescia due giorni dopo l'aggressione di Torino.
La platea cislina - che pure nell’ultima occasione in cui il leader era stato a Brescia non gli aveva risparmiato i mugugni - stavolta ne ha sottolineato i passaggi più significativi con approvazione. Potere delle contestazioni scriteriate che fanno ritrovare spirito unitario. Qui trovate la mia pagina su Bresciaoggi.

Tra le cose dette condivido soprattutto un passaggio. Anche perchè nelle occasioni pubbliche in cui ho avuto l'opportunità di dire la mia ho sempre sottolineato che la crisi in Italna non nasce dalla finanza scriteriata ma da un modello produttivo (soprattutto in Italia) entrato in crisi. Bonanni ieri ha detto: «l’Italia è stata negli ultimi cinquant’anni la Cina d’Europa, e Brescia la Cina italiana, ma quando si cresce molto ci si ammala ed ora bisogna trovare un nuovo punto di equilibrio». E spero di non essere stato l'unico a prendere nota, accostando questa frase a quel che dico io: "se giochi a fare il cinese prima o dopo arriva qualcuno più cinese di te".

Tra le tante definizioni ossequiose sentite in questi giorni del sindacato ce n'è una - registrata ovviamente a microfoni spenti - che a mio modo di vedere inquadra alla perfezione la situazione di tanti organismi di rappresentanza (di lavoratori, ma anche delle imprese) che coglie il momento, l'evoluzione, i metodi e le prospettive dell'associazionismo economico, ridotto ormai alla somma di "enti parastatali autoconservativi a porte girevoli".

giovedì 2 settembre 2010

L'infiltrazione



Ci sono infiltrazioni e infiltrazioni. L'ultima di cui mi ero occupato con curiosità era quella di una ragazza che alle tre di notte invitò tre miei amici da lei per vedere bene quelle di casa sua. Quel giorno capii che è nelle serate più divertenti che decidi di andare a letto presto.

L'altra infiltrazione curiosa è quella di Sara Grattoggi, la giornalista freelance che nei giorni scorsi è riuscita ad infiltrarsi alla lezione di Mu'ammar Gheddafi tra le hostess (pagate 100 euro lordi per il disturbo) e raccontare la lezione del Colonnello. Io Sara la ricordo a Bresciaoggi e mi è un po' dispiaciuto (nel pezzo si vede) l'averla contattata per questa bravata anzichè per farmi raccontare di tutte le testimonianze e i dati che ha raccolto negli ultimi mesi per raccontare i disastri di Mary Star Gelmini sulla Scuola italiana, dalle collette studentesche nei licei ai genitori che fanno le pulizie.

Ma che volete, ci vogliono così, noi ggiovani: fantasiosi, sognatori, spericolati e precari. Che aiuta a rispondere con riverenza.

Rosy Bindi: “Umiliata la dignità delle donne italiane”. In effetti settanta euro è un prezzo da nigeriane. (spinoza.it)

Lo sfogo di Linus, occasione persa?



Il direttore di Radio Dee Jay, Pasquale Di Molfetta, meglio conosciuto come Linus, affida oggi ad un post un suo personalissimo sfogo in cui dice mi fa orrore il mondo di Internet e questo meccanismo perverso per cui chiunque dal buio della propria cameretta può sputare sentenze.

E' una sua reazione, probabilmente giustificata, che fa seguito ad un lungo periodo in cui attraverso i blog ha reso partecipi gli ascoltatori delle sue scelte. Cambi di palinsesto, spostamenti, scelte anche difficili e sofferte. Sul suo blog la gente va e dice cosa pensa. Lo sta facendo in questi giorni a proposito della decisione di non confermare Alessio Bertallot.

Personalmente ho apprezzato il suo stile e la schiettezza dello sfogo. Credo tuttavia che chi sperimenta strumenti di partecipazione possa tastare con mano i benefici fino ad apprezzare la necessarietà dei feedback degli ascoltatori - che peraltro non sono l'unico sistema di misurazione, forse solo quello più rumoroso - (ma la storia non cambierebbe se il tema fosse un qualsiasi altro media: i telespettatori o i lettori). Resto quindi in attesa del nuovo approccio paventato dal quel "Si cambia" che non è un si chiude.

Scrive Linus: Nessun direttore di giornale, radio o televisione si degna di spiegare nessuna delle sue scelte, anche perché quello che c’è veramente dietro di esse quasi sempre non si può dire. Peccato, aggiungo io.





mercoledì 1 settembre 2010

Ne parlano su Facebook



C'è una metodologia, parecchio in voga in diverse testate (soprattutto locali), che a mio modo di vedere sottolinea in maniera evidente la crisi, o quanto meno il disorientamento, dei giornali (locali e non) nel leggere la realtà. Sono gli articoli in cui per sottolineare la rilevanza di un determinato fatto si dice compiaciuti che "ne sta parlando anche facebook".

Nessuno ne è esente. Il giochino è semplice, inventare in maniera arbitraria una notizia solo perchè su un social network c'è un gruppo di persone che sta parlando di qualcosa. Un atteggiamento che è valido anche per i video di Youtube. Il fenomeno sta raggiungendo tali dimensioni che Il Giornale ha ben pensato di inventarsi di sana pianta un tormentone Youtube su Gianfranco Fini (segnalato da Il Nichilista).

In realtà non esistono punti di riferimento per capire quanto una causa sociale sia più o meno sentita dalla gente in base al numero di amici/interazioni. Ma se qualcuno ne conosce mi piacerebbe avere una segnalazione.

Per ora l'esperienza più interessante rimane a mio modo di vedere quella di baroncelli.eu sui politici italiani su Facebook che sembra stilare una sorta di indice di gradimento-appeal-visibilità dei maggiori esponenti politici e da cui ad esempio scopriamo che il premier Silvio Berlusconi sta perdendo un fan ogni 57 minuti, quasi 800 in meno nell'ultimo mese... Da lì anche io avevo tratto spunto per una classifica sull'attivismo degli esponenti bresciani sul social network.

martedì 31 agosto 2010

Toglietemi tutto, ma non il mio pirlo



Premesso che non credo molto nei sondaggi in cui viene uno e ti chiede: "Taglierai le spese questo mese per starci dentro?" ho trovato curioso scrivendo i due pezzi pubblicati oggi da Bresciaoggi è che i bresciani dichiarino di dover fare molti tagli nei prossimi mesi, ma che all'ultimo posto tra le voci in discussione nel tempo libero ci sia "bar, aperitivi e uscite serali", anche se al primo posto ci sono le "cene fuori casa".

Sarà il fascino discreto del pirlo???

nella foto una immagine presa nel mio locale preferito per il pirlo.. Udaberri Berri, via Lamarmora, Brescia

domenica 29 agosto 2010

sabato 28 agosto 2010

Armi, ecco il futuro del Banco di Prova



Su Bresciaoggi (in una pagina che potete scaricare qui ho anticipato il progetto, attraverso il quale il Banco nazionale di Prova di Gardone Valtrompia sta cercando di diventare interamente bresciano sotto l’egida della Camera di commercio in qualità di azienda speciale.

Riporto qui soltanto la parte relativa alla ricostruzione delle vicende degli ultimi due anni. Dal decreto taglia enti di inizio 2009 (Brunetta) fino al tentativo centralista di far passare il ministero dal 25% al 60% in Cda, perchè credo sia un esempio della schizofrenia politica di questo Governo, del suo modo di muoversi, della totale inconcludenza e strumentalità della gran parte dei provvedimenti adottati o solo ventilati.

L’ente è da due anni al centro di una querelle tra le istituzioni locali ed il Governo. Ad inizio 2009 inspiegabilmente il Banco nazionale di prova delle armi (che è privato, ma di interesse pubblico) venne incluso nella lista degli enti inutili da tagliare del celebratissimo decreto Brunetta. Dopo il grande clamore iniziale, tuttavia, quel decreto non tagliò nulla. Durante Exa 2009 l’allora ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola - ai tempi ancora in sella, e ancora ignaro di chi gli avesse pagato casa - garantì ai produttori: «Il Banco non si tocca. Ci penso io, non so come ma ci penserò io». Il danno era evidente: la chiusura avrebbe creato un vuoto a livello nazionale visto che la struttura è l’unica in Italia atta a certificare armi e munizioni idonee a finire sul mercato. Dopo l’estate la prima svolta con la riabilitazione dell’ente, in seguito al cosiddetto «piano di riordino», che tuttavia lo appesantì burocraticamente imponento un collegio sindacale (30 mila euro circa all’anno di nuovi oneri). Degli 84 organismi che al 31 ottobre aderirono al «piano di riordino» nessuno fu tagliato.
Superato l’ostacolo Brunetta il Banco di Prova è finito nel mirino del Governo all’inizio del mese di giugno. L’obiettivo: ridurre i membri del Cda da 12 a 5 membri. Un taglio che nascondeva un fine secondario, perchè la riforma prevista puntava ad un azzeramento della presenza degli enti territoriali ed il depotenziamento della rappresentanza delle aziende (un armiere ed un munizonista in minoranza). Allo stesso momento la conferma dei 3 membri di nomina ministeriale avrebbe portato le nomine ministeriali dal 25% al 60% del Cda. La notizia cadde nei giorni della prima Exa international (a Toronto), e la reazione delle istituzioni locali economiche e politiche fu immediata, con il presidente della Camera di commercio Francesco Bettoni e quello del Banco di Prova, Aldo Rebecchi, che puntarono alla liberalizzazione dell’ente con l’intento di difendere una specificità locale, che ora ha portato a questo progetto.