Se lo sviluppo della green economy resta un bel proposito non realizzato, anche il consolidamento del settore primario, quello maggiormente legato al territorio, nell'ultimo anno non fa intravedere nulla di buono: a Brescia come nel resto d'Italia.
In Italia le imprese attive nelle coltivazioni e nell’allevamento registrano in un anno una diminuzione del 2,1%, passando da 873.137 imprese a 855.089. “Tengono” pur registrando una lieve flessione le imprese di Sardegna (-0,4%), Puglia (-0,6%), Calabria e Trentino Alto Adige (-0,8%). E’ quanto emerge da una elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese.
Dai dati della si evince anche che Brescia è la provincia che da sola conta più del 20% delle aziende attive 11.198, ma che al contempo registra il calo percentuale più ingente nell'ultimo anno: -2,1% (novembre 2009 - novembre 2010).
Ed anche i dati Istat (che pure hanno corretto al rialzo dello 0,3% le previsioni sul Pil) sulla produzione non fanno ben sperare.
Cali congiunturali invece per agricoltura (-1,2%) e per gli altri servizi (-0,2%). In termini tendenziali il valore aggiunto dei servizi è aumentato dello 0,7%, quello dell’industria del 4,3% mentre hanno registrato andamenti negativi l’agricoltura (-0,8%) e le costruzioni (-0,7%).
Si potrebbe facilmente dire che il calo è in linea con l'attuale situazione, che di questi tempi nulla, o quasi, migliora, ma vorrei tentare alcune riflessioni sull'argomento. Esiste da anni una disaffezione, specie da parte dei giovani, alle attività agricole, viste come pesanti, poco remunerative, obsolete. In alcuni casi, diciamolo, si è continuato a produrre secondo modelli che stanno mostrando la loro debolezza o inefficacia. Gli aiuti al comparto finiscono, pare regola generale, a realtà che non ne necessitano particolarmente o che ne fanno non brillante uso, mentre riesce sempre più difficile avviare nuove imprese. Il mercato è invaso da produzioni sempre più globalizzate che in virtù del prezzo hanno vita facile rispetto ad alternative locali. L'informazione appare molte volte ferma a frasi banali e retoriche come "Questo è latte vero, genuino!!" e questo formaggio "è buono, buonissimo!!". Sentito qualche giorno fa in un canale televisivo nazionale per descrivere un formaggio camuno, dire quale comportava probabilmente troppo sforzo all'aitante commentatore ...
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