lunedì 31 maggio 2010

L'anarchia sentimentale ai tempi di Sex and the city 2



Mi è piaciuto. Come il primo. Inizio dalla critica: il lusso è eccessivamente ostentato. Nel telefilm vestiti e scarpe sono una sottolineatura di qualità e gusto più che di ricchezza come successo in questa seconda pellicola.

Detto questo la storia corre via leggera per due ore e mezza con una brillante Samantha, un'altalenante Carrie e due personaggi che restano sullo sfondo, Charlotte e Miranda: incasellate nei ruoli di madri, come a voler tenere un punto fermo nell'anarchia sentimental-sessuale di cui da sempre Sex and the city è portatore. Parlo di anarchia convinto come sono che il vero ideale anarchico sia quello che mette la persona in condizione di elaborare individualmente un progetto capace di ordinare la propria esistenza, al di là delle convenzioni sociali (un potere individuale contro un potere superiore, dato in partenza).

Come successo nel precedente lungometraggio anche in questo mi ha convinto l'idea di fondo. Perchè vi è una profondità laica nell'idea che il regista vuol trasmettere. Se il primo film è servito per decostruire il mito del matrimonio-evento ideale, per rimettere la coppia e la sua unicità al centro dell'idea di una promessa di unione perenne, questa volta sono le dinamiche della vita di coppia ad essere analizzate e decomposte fino ad un punto di equilibrio.

Tutto si gioca su una domanda malposta "è giusto staccarsi periodicamente in maniera sistematica dalla coppia per coltivare se stessi anche dopo un impegno solenne come è il matrimonio?". E ancora: "coltivare la propria personalità lontano dal partner significa giocare col fuoco o dare ad entrambi una possibilità di eterna scoperta"? La risposta alla prima domanda sta nell'eliminare dalla domanda la "sistematicità" di una scelta, ridando alla libertà, anche nella coppia, una propria dignità e riconoscendole la capacità di unire. La risposta alla seconda domanda sta nel perdono. Probabilmente la più alta forma di potere che un individuo può esercitare nel suo vivere sociale. Un potere che si eleva se questo vivere sociale diviene sentimento e amore.

Quando tornano le ragazze sanno sempre come lasciare il segno + grande scelta della colonna sonora, a partire da True Colors di Cindy Lauper, che chiude il film.





1 commento:

  1. [...] qualche riflessione è nata spontanea leggendo un blog scritto, presumo, da un uomo che del film ha colto solo la parte relativa alla “coltivazione [...]

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