venerdì 7 maggio 2010

Il burqa, la libertà, la soluzione dei problemi



Condivido nella sostanza, e quindi ripropongo qui, la nota pubblicata su Facebook dall'avvocato Stefano Paloschi a proposito del burqa e dell'attuale confusione politica sia da parte progressista che conservatrice.

Premessa: il burqa mi inquieta, e vedere donne 'costrette' in tale abbigliamento, a volte anche con temperature proibitivamente calde credo sia lo specchio della sottomissione che le donne subiscono nella cosiddetta cultura islamica; aggiungo che chi si professa progressista non può in alcun modo condividere tale condizione, frutto quanto meno di una mentalità retrograda, ed anzi dovrebbe essere in prima linea per cercare di combatterla.

Ciò posto NON condivido la politica di certi sindaci leghisti, che a suon di orinanze pretendono di sanzionare, dietro il paravento della tutela della sicurezza pubblica, l'uso di tale capo d'abbigliamento.

La pubblica sicurezza è già tutelata dall'art. 5 l. 152/75, che "consente nel nostro ordinamento che una persona indossi il velo per motivi religiosi o culturali; le esigenze di pubblica sicurezza sono soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni e dall'obbligo per tali persone di sottoporsi all'identificazione e alla rimozione del velo, ove necessario a tal fine" (Consiglio Stato , sez. VI, 19 giugno 2008, n. 3076).

Tali ordinanze rispecchiano un "furor sanzionatorio" di matrice populista, che mira a raccogliere facili consensi, e che mi pare tipico della legiferazione di certi governi (di dx e sx, se è per quello).

L'effetto che otterranno sarà di aumentare l'emarginazione delle donne islamiche, cui i rispettivi mariti impediranno di uscire di casa, senza minimamente toccare la radice del problema!

1 commento:

  1. Il burqa di solito è una libera scelta.
    Trovo che anche le donne occidentali si mostrino sottomesse agli uomini quando si scoprono eccessivamente per rendersi oggetti sessuali appetibili.
    L'equilibrio stà nel mezzo, come sempre.

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