lunedì 31 maggio 2010

L'anarchia sentimentale ai tempi di Sex and the city 2



Mi è piaciuto. Come il primo. Inizio dalla critica: il lusso è eccessivamente ostentato. Nel telefilm vestiti e scarpe sono una sottolineatura di qualità e gusto più che di ricchezza come successo in questa seconda pellicola.

Detto questo la storia corre via leggera per due ore e mezza con una brillante Samantha, un'altalenante Carrie e due personaggi che restano sullo sfondo, Charlotte e Miranda: incasellate nei ruoli di madri, come a voler tenere un punto fermo nell'anarchia sentimental-sessuale di cui da sempre Sex and the city è portatore. Parlo di anarchia convinto come sono che il vero ideale anarchico sia quello che mette la persona in condizione di elaborare individualmente un progetto capace di ordinare la propria esistenza, al di là delle convenzioni sociali (un potere individuale contro un potere superiore, dato in partenza).

Come successo nel precedente lungometraggio anche in questo mi ha convinto l'idea di fondo. Perchè vi è una profondità laica nell'idea che il regista vuol trasmettere. Se il primo film è servito per decostruire il mito del matrimonio-evento ideale, per rimettere la coppia e la sua unicità al centro dell'idea di una promessa di unione perenne, questa volta sono le dinamiche della vita di coppia ad essere analizzate e decomposte fino ad un punto di equilibrio.

Tutto si gioca su una domanda malposta "è giusto staccarsi periodicamente in maniera sistematica dalla coppia per coltivare se stessi anche dopo un impegno solenne come è il matrimonio?". E ancora: "coltivare la propria personalità lontano dal partner significa giocare col fuoco o dare ad entrambi una possibilità di eterna scoperta"? La risposta alla prima domanda sta nell'eliminare dalla domanda la "sistematicità" di una scelta, ridando alla libertà, anche nella coppia, una propria dignità e riconoscendole la capacità di unire. La risposta alla seconda domanda sta nel perdono. Probabilmente la più alta forma di potere che un individuo può esercitare nel suo vivere sociale. Un potere che si eleva se questo vivere sociale diviene sentimento e amore.

Quando tornano le ragazze sanno sempre come lasciare il segno + grande scelta della colonna sonora, a partire da True Colors di Cindy Lauper, che chiude il film.





Genialità



Oggi vorrei esprimere la mia più profonda stima a quei 2 che due giorni fa sono arrivati al mio blog cercando su Google "an dele patatine troe apena peciotade".

ps: mi sono accorto ora che, effettivamente, questa colta citazione l'avevo fatta io qualche mese fa

Cosa ti manca?

Da sempre mi chiedo se quando abbiamo nostalgia di una persona il nostro stato d'animo sia dovuto all'assenza di quella persona o ai rapporti speciali, non unici, ma esclusivi, quasi impossibili da replicare, che si la vita ci riserva con certe persone.

Questa canzone lo dice alla perfezione.





sabato 29 maggio 2010

Mettere Internet dentro la Costituzione

Sto partecipando a questa discussione sul blog del professor Giovanni Boccia Artieri (Università di Urbino) a proposito di un'idea lanciata dal mensile Wired.

L'iPad e i giornalisti, storia di un amore possibile (in 3 atti)

Ho buttato qui un po' di appunti sparsi, scritti di getto, magari anche con qualche errore, ma questo post va preso con il beneficio di inventario degli appunti scritti di corsa.



Da poco più di 24 ore sto studiando l'ipad. L'oggetto di culto del momento. Ci sono almeno tre passaggi che mi fanno pensare che dal successo di questo nuovo strumento passino nuove opportunità per il giornalismo e il ruolo dei giornalisti. Tutto starà nel saper capire questo strumento, scommettendo sul proprio futuro come redazioni.

Quando Luca De Biase venne a parlare alla redazione di Bresciaoggi in occasione del lancio del sito internet disse una cosa, più di tutte, significativa: "Non percepitevi più come redazione del giornale, ma come squadra che produce notizie, e che potenzialmente lo può fare su più piattaforme, sposando la crossmedialità".

La sfida a mio modo di vedere rimane questa. Anche perchè dietro all'idea del lavorare per produrre un giornale ci sta un'idea industriale, che svuota un po' il ruolo intellettuale del giornalista. Dietro, invece, all'impostazione della redazione come "squadra che produce notizie" sta una sfida culturale, ben più gratificante. Non è una differenza da poco.

In tutto questo l'iPad si inserisce ridando dignità al ruolo storico del giornale, pur adattandolo ad una nuova tecnologia. Parlo in particolare del primo programma che ha attratto la mia attenzione: Press Reader. Un sistema di download dei quotidiani in formato digitale. Non sono ancora all'entusiasmo che venne espresso da La Stampa qualche mese fa: l'iPad non salverà il giornalismo, gli strumenti sono neutri, saranno gli uomini, i giornalisti, a dover capire il loro ruolo sociale nel futuro per salvarsi o eventualmente decretare la propria fine. Ma intanto iPad fa emergere almeno tre elementi interessanti da non trascurare. La lettura va fatta rispetto a cosa è stata la lettura dei giornali prima di Internet ed a cosa è diventato oggi il modo di informarsi dopo l'avvento della rete (ovvero dal cartaceo, dal prodotto finito, al sito, al prodotto in divenire, che quindi rimane un eterno work in progress).

Personalmente non trascurerei:

La fisicità del nuovo strumento. C'è un ritorno al passato nel senso che le mani hanno un rapporto diretto con lo schermo-pagina e interagiscono senza la mediazione di mouse o altro. Non è un particolare da poco, anche se in senso digitale senti "tuo" il contenuto di cui stai fruendo. Che sia un giornale, un libro o altro, è un tuo movimento a dettare i ritmi. In pratica: se leggere un giornale sul pdf scaricato su un normale computer è più simile alla lettura di un sito internet, farlo leggendo un pdf su iPad somiglia molto di più, fisicamente, alla lettura di un libro o di un giornale. Ho rivalutato, in questo senso, sia la videolettura che ho sempre trovato fisicamente scostante, sia la possibilità di scaricare un quotidiano anzichè comprarlo (ci hanno provato il gruppo epolis e Il Fatto quotidiano). Una ipotesi, quest'ultima, che mi ha sempre dato l'impressione di svilire il contenuto del giornale togliendogli la propria fisicità cartacea. La propria impugnabilità, e direi anche la propria esclusività nel momento in cui il fruitore sceglie di mettersi alla lettura (indubbiamente, del resto, il monitor del computer è estremamente più "distraente" del divano di casa vostra). Aggiungo, da possessore di iPhone, che l'accresciuta fisicità del nuovo strumento rispetto al melafonino è determinante in questo nuovo modo di interfacciarsi con lo strumento.

L'ampiezza di informazione possibile. Leggere il quotidiano in download significa leggere il quotidiano, leggere il sito web è un'altra cosa. Superato un iniziale gap tecnologico (che personalmente non ho percepito come determinante per un eventuale insuccesso) la fruizione è diretta ed immediata, con alcune possibilità tecnologiche in più (link, ricerche, sottolineature, vocabolari). Il giornale torna ad essere giornale, non deve radicalmente reinventarsi come successo nel pensare i siti web. Ma il suo essere digitale aumenta le possibilità (penso ad esempio alla ricerca per parole chiave possibile con ibooks all'interno di un ebook scaricato). Tutt'al più è immaginabile una necessità di riformare gli attuali modelli grafici in vista di un nuovo modello distributivo (il download che in tutto o in parte potrebbe soppiantare l'edicola).

Una parte della professionalità storica del giornalista viene rivalutata. Ovvero, torna ad avere la sua dignitosa importanza la capacità di avere uno sguardo globale sulla realtà e sui fenomeni, con il ritorno della pagina e del prodotto giornale. Mentre sul web l'informazione flusso, tipica più delle agenzie che delle testate del giornalismo cartaceo, annullava la visione d'insieme (per sua natura più ragionata, storicizzata, globale) privilegiando immediatezza, tempestività, tempismo della notizia (elementi che causavano una perdita della visione d'insieme per dare maggiore dignità al fattore tempo in divenire) ora vi è un ritorno alla pagina che diviene più importante dell'articolo, all'impostazione grafica che non è più un elemento interno (o tutt'al più un elemento minimo di richiamo nella gerarchia dell'home page) ma un aspetto che forma la prima percezione del lettore nel colpo d'occhio sulla pagina. Tutti aspetti che il web ha fatto finire in secondo piano ma che il sistema di videolettura del pdf scaricato riporta all'originale importanza.
In questo senso, dico, c'è una rivalutazione professionale: se per fare un sito web bastava un buon reporter in grado di cinguettare periodicamente aggiornamenti alle notizie, ora servirà molto di più un giornalista in grado di creare un prodotto d'impatto con una visione d'insieme importante.

Tutto in una notte (movida liofilizzata parte seconda)



Devo ammettere che il Buongiorno Brescia di oggi, in cui è stata intervistata una trentaduenne che vive in centro città, e sostiene senza giri di parole che "La città si riempie solo con notti speciali", decisamente in linea con la mia idea espressa ieri, mi ha dato una certa soddisfazione intellettuale.

Un'altra conferma mi è arrivata dalla pagina Società de La Stampa, che ha fatto una chiara mappa dell'Italia dei Festival. Il tono di quest'ultimo articolo è analitico, per nulla critico, se non nel notare che "gli eventi si accavallano". A me continua a convincere poco questo paese degli eventi che deve vivere di un'endemica attesa dell'occasione per fare festa, ma che ormai è annoiato dalla quotidianità.

Update: ci hanno fatto anche un gruppo su Facebook :)

Andavo alle scuole elementari

Addio, Gary Coleman. Mia mamma diceva che i telefilm con la risatina sotto rincretiniscono la gente. Ma tu eri un grande.





venerdì 28 maggio 2010

28 maggio 1974 - Strage di Piazza Loggia





Rivoluzione iPad? Ecco Press Reader

Una completa recensione di Press Reader programma per iPad che permette di scaricare i quotidiani. Una copia a 0,79 centesimi e due formule di abbonamento: 31 copie a propria scelta a 8 euro, abbonamento mensile illimitato a 24 euro. Sarà questo il futuro dei quotidiani?






giovedì 27 maggio 2010

Movida liofilizzata

In una città che nell'ultimo anno ha sanzionato: una signora marocchina sedutasi ai piedi del monumento Bella Italia in piazza Loggia, due operai che bevevano una birra fuori da un locale di via Milano e alcuni ragazzi di origine asiatica che giocavano a cricket al parco Pescheto, le notti bianche e rosa sono solo una buffa liofilizzazione della movida notturna, una parodia della vita in un centro storico, l'anestetizzazione del divertimento, un inutile surgelato dal sapore sempre uguale da consumare dopo abbondante uso di coloranti.

Sarà, ma personalmente non mi sono mai divertito alle feste di compleanno ed ancor meno alle feste comandate. Ho sempre apprezzato molto di più quelle serate spontanee dove si inizia a bere una birra in due e si finisce in enormi tavolate che lasciano il locale passando da sotto la saracinesca dopo aver udito il rumore dei vuoti riversati nel cassonetto sull'altro lato della strada...

Update (28 mag): fortunatamente vivo nella città in cui i blogger come Francesco Savio ci raccontano così di un giornale letto su una panchina nel giorno del Giro.





mercoledì 26 maggio 2010

Go!

Mi preparo ad una giornata in cui farò le pagine degli spettacoli con la canzone più frocia di tutti i tempi. :)





sabato 22 maggio 2010

Societing: la sociologia che si mangia il marketing

Grazie alla segnalazione di Giovanni Boccia Artieri sul suo blog sto iniziando ad approfondire la teorizzazione del societing di Giampaolo Fabris, professore dello Iulm e prima all'Università di Trento scomparso ieri.

Molto interessante l'esito: "Perché il marketing, nel suo percorso verso Damasco per approdare alla nuova epoca, non può che realizzare un proficuo incontro, non soltanto strumentale come è successo in passato, con la società. Instaurando con questa un rapporto che sia anche di servizio, rispettoso, tendenzialmente simmetrico. Non esistono ricette miracolose per fare evolvere il marketing verso il societing: bensì una profonda rivisitazione delle sue frontiere alla luce dei nuovi scenari di una società postmoderna e delle nuove responsabilità sociali da cui non può astenersi dal confrontarsi".

La prima impressione è questa: un'illuminante pensiero che attualizza ciò che potenzialmente molti consulenti strategici hanno già in testa dando una forma teorica assolutamente suggestiva.

venerdì 21 maggio 2010

Being "uoma"

"si hanno solo meno cose da dire e più da ascoltare" (LcS)





Corso rapido per addetti stampa (lesson one)



Anche se da addetto stampa scrivi i comunicati e non scrivi sul giornale, leggere ogni tanto un quotidiano ti può servire. E ti evita di fare domande del cazzo tipo: "pensate di pubblicarlo?" quando il pezzo è già sul giornale di oggi.

giovedì 20 maggio 2010

Redemption song

Dedicata a tutte le persone che usano buone parole ma vuote di significato





Cinesi, ma cosa vi ho fatto???? Perchè mi censurate????



Eppure c'è un sacco di gente che mi dice "comunista"! Proprio come a voi!!!
Vi ricordo forse un compagno dell'asilo che vi picchiava quando eravate piccoli?
Me lo sto chiedendo incessantemente da quando ho scoperto che il mio blog in Cina è stato CENSURATO, come riferitomi da alcuni amici che sono a Shanghai (e in giro per la sconfinata Cina)
Non so se trovare più inquietante il fatto di essere stato censurato o il fatto che ci sia gente che va in viaggio in Cina ed ha il tempo di controllare se il mio blog è censurato :)

Ognuno ha una patria del cuore...



2 giugno: ritorno a casa mia!!!
Ho voglia di vedere che faccia faranno gli organizzatori del viaggio quando tirerò fuori la tesserina telefonica del cellulare della Jawal :)

Marrakech-Ouazarte-Zagora-Erfoud...

Ovviamente vi racconterò tutto in diretta, o quasi... (quasi diretta e quasi tutto)





mercoledì 19 maggio 2010

Noi giuovani

Apprendo ora... di essere stato segnalato come "blog emergente" da Blognation.

Son soddisfazioni eh!! :)

Switch off

In casa tre televisioni con tre liste di canali diverse. Sintonizzare il decoder è facile, fa tutto lui. Solo che lo fa all'italiana, a capocchia sua. Ci sono più liste di canali che liste di evasori. (Flavio Pasotti su Facebook)

martedì 18 maggio 2010

Canzone da serata calda d'inizio estate!

una delle più belle e liberatorie canzoni degli Articolo 31 :)





Switch off, il duetto tra me e Benci sulla televsione

Oggi su Bresciaoggi botta e risposta tra me e Marco Bencivenga (caposrevizio della cronaca) a proposito dello switch off. Lui fa la parte del filo-tv, io, fortunatamente, ho smesso con i cartoni animati anni fa (e lo avevo già scritto su questo blog, prendendomi anche qualche critica) :) .
Il tutto condito dal lungo pezzo del nostro uomo tecnologia Daniele Bonetti a proposito della migrazione di Fede e Santoro e da una lunga sequela di istruzioni per l'uso.

Mi permetto qui anche di aggiungere la citazione di Jean Luc Stote (Radio Onda d'Urto): "Uscite di casa la sera se non volete morire idioti".







IO E LA TV

«Inutile, il web l’ha superata e sostituita»
Giovanni Armanini

Il mio switch off sarà totale. La mia tv resterà muta, collegata solo al lettore dvd per vedere i film. Ci pensavo da un po’: raramente la accendo (l’iPod e la radio la anticipano), di fatto le mie abitudini l’hanno
soppiantata con altro, come è successo ad altri coetanei: da chi non l’ha nemmeno inclusa nella lista nozze a chi non l’ha considerata arredando la casa.
All’informazione sopperiscono internet e i giornali che, navigando e sfogliando, mi permettono di seguire più attentamente la notizia. Con la tv mi distraggo facilmente, non potendo interagire o fare «rewind». La tv non
va alla mia velocità e, quindi, non mi permette di capire, ma solo di sentire. Il mio risveglio mattutino è scandito dalla musica dell’iPod, da caffè e brioche, e dal giro tra i servizi giornalistici di Facebook e Twitter, dei blog e dei feed che seguo su Netvibes.
L’unico intrattenimento che ancora mi appassiona sono le partite di calcio in tv. Ma per quello c’è sempre una birreria pronta a ospitarmi con un gruppo di amici evitandomi oltretutto di disturbare i vicini. E le serate?
Quelle calde dell’estate sono troppo poche, corte e divertenti per passarle in casa. Quelle dei periodi freddi mi permettono di arricchire la mia libreria, che tengo aggiornata attraverso anobii.com.


«Ecco perchè appena sveglio la accendo»
Marco Bencivenga


Lo «switch off» per il digitale è un fastidio che avrei evitato volentieri. E rischia di far crollare la mensola che, sotto il video al plasma, già regge il peso del decoder Sky Hd (per le immagini ad alta definizione: una meraviglia!), il trasmettitore di segnale per le tv in cucina e in salotto, il lettore dvd e perfino il videoregistratore Vhs che non mi rassegno a pensionare.
Tenere il passo della tecnologia costa fatica, oltre a bel un po’ di euro. Ma come rinunciare alla tv, a tutta la tv? Io non ci riesco. Sarà deformazione professionale, ma la prima cosa che faccio appena sveglio, ogni mattina, è proprio accendere la «scatola magica»: telegiornali, televideo, rassegna stampa con il touch screen, perfino le previsioni del tempo... E’ il mio modo per connettermi con il mondo e per iniziare la giornata
informato. Se Silvia dorme, guardo soltanto, senza audio. Ma è sufficiente. Mi basta per sapere se da qualche parte è caduto un aereo o se un ministro si è dimesso, se il Governo ha istituito una nuova tassa o i sindacati hanno proclamato un improvviso sciopero dei trasporti. Notizie «essenziali» per non vivere fuori dal mondo. Certo, qualcosa si trova anche sull’Iphone, il telefonino che fa tutto, meno il caffè. Ma se ci sono giornali e tv, perchè accontentarsi del surrogato?

Zinco Service: mentalità mondiale, laboriosità made in Pompiano



Una azienda che mi ha sempre affascinato in questi anni è la Zinco Service di via Spalto San Marco. Nei giorni scorsi si è tenuto il loro convegno annuale con gli zincatori di mezzo mondo di cui parlo oggi su Bresciaoggi.

La cosa che mi ha fatto assolutamente piacere è stato scoprire che la parte tecnica degli impianti è appaltata ad una azienda di Pompiano la Carpenfer.

Una storia di imprenditorialità familiare bresciana che si è rinnovata nel tempo (quanto segue è preso da un mio articolo su Bresciaoggi del 2008). Dalla produzione ai servizi, rimanendo nel mercato dello zinco grazie a una tradizione familiare che continua da tre generazioni. L’entrata nel nuovo millennio e il passaggio di consegne fra Pietro e il figlio Mario, per la famiglia Ubiali ha coinciso con un radicale cambiamento nell’attività. Nel 2001 è nata Zinco Service (di cui il padre è presidente, il figlio
amministratore delegato), società specializzata nella diagnostica delle vasche di zincatura, mentre in precedenza il nome Ubiali era legato alla Zincatura bresciana di Verolanuova, fondata nel 1959 da Alessandro Ubiali: il primo impianto con processo «a caldo» in provincia di Brescia, uno dei primi in tutto il Paese.

Una realtà subito orientata, naturalmente, ai mercati mondiali: con Zinco Usa e Zinco Uk limited, nata nel marzo 2007 di cui Zincoservice detiene il 60%, presieduta dallo stesso Mario Ubiali, orientata ad un mercato in cui sono presenti 95 zincherie.

Sia negli Usa che in Gran Bretagna la società è presente attraverso patti con produttori locali (Hereford Galvanizers di Hereford, al confine con il Galles e Aaa Galvanizing di Chicago), ed opera grazie a team tecnici di 5 persone arruolati sul posto con contratto di staff leasing appositamente formati.


IL SERVIZIO innovativo è un check-up a costo contenuto, non invasivo, rapido e completo sulle vasche di zincatura, reso possibile attraverso il sistema Kid per l’ispezione di vasca (acronimo di Kettle inspection device, che la società ha messo a punto insieme all'Industrial materials institute del «National research Council of Canada». Un progetto di ricerca costato 1,2 milioni di euro (totalmente finanziato dalla società bresciana), che venne presentato ufficialmente all’«Intergalva» di Napoli nel giugno 2006 da
Mario Ubiali e dal professore taiwanese (che opera all’Nrc canadese) Chang Kwai Jen.

Fra i clienti i maggiori produttori di zinco al mondo: Joseph Ash (Usa), Galco (Irlanda), Vista (Paesi Bassi), France Galva (Francia).

lunedì 17 maggio 2010

Silent hero

"E' sempre cosi, uno da woorking class restera' sempre cosi. A meno che abbia, grazie ai genitori, degli stimoli a frequentare scuole diverse dalle solite" (Umberto "Buba" Ziliani)





sabato 15 maggio 2010

Giornalismi

Andare a una conferenza stampa è giornalismo. Ascoltare è di destra, fare una domanda è di sinistra.

venerdì 14 maggio 2010

Il sottile confine tra tuo figlio e il tuo lavoro



Credo che per comprendere in pieno il valore dell'etica nella propria professione sia estremamente significativo parlare del caso di Reputation Manager un servizio inventato, in Italia, per quelle aziende che vogliono misurare la propria reputazione e conoscere l`opinione dei consumatori sul web. Ma che da qualche tempo, sta diventando il chiodo fisso di genitori preoccupati sia per le frequentazioni web dei propri figli, sia per le foto e le informazioni che gli adolescenti rilasciano ingenuamente in rete.

Qualche perplessità in più, invece, a proposito del social network basato sulla reputazione professionale.

A tal proposito voglio cogliere anche l'occasione, in questa serata svuotarchivi per segnalare un vecchio post di Social Media Today sulla distinzione tra aziende orientate alla vendita oppure orientate al marketing. Una distinzione non indifferente e spesso confusa non solo nella mente dei profani, ma anche dei professionisti.

Internet for Peace, anche gli Eretici digitali dicono di no

Non confondiamo lo strumento con l’obiettivo, altrimenti non daremmo il giusto valore alle idee ed alle persone.

Torno sul tema del Nobel per la pace a Internet per ribadire la mia contrarietà (condivisa da diversi blogger).

More about Eretici digitali. La rete è in pericolo, il giornalismo pure. Come salvarsi con un tradimento e 10 tesi

A confermarlo anche un intero capitolo (il sesto) dal titolo "Il tubo non è neutrale" che inizia con il paragrafo "I nuovi gabellieri" di un libro che sto leggendo: Eretici digitali. Un saggio profondo ed analitico sulla crisi dei media e sulle dinamiche della rete.

Anche iniziative come quella di Barack Obama a proposito di Internet e embargo nei Paesi nemici conferma come, al di là del giudizio che si può dare sulla revoca dell'embargo web per i 'nemici' Iran, Cuba e Sudan, attraverso la semplificazione dell'esportazione di servizi come email, messaging e social networking, lo strumento rimanga sostanzialmente un media in mano alla volontà degli attori che contribuiscono ad orientarlo.

La stessa opinione di un parlamentare come il bresciano Pierangelo Ferrari del Pd, che ha firmato per il Nobel (e quindi è un sostenitore) è assai confusa (come già verificato anche per l'altra firmataria bresciana, Viviana Beccalossi) in materia e conferma le perplessità di fondo. Soprattutto quando afferma: "In effetti, internet è una grande opportunità per chi si batte, in Iran, per esempio, a Cuba e altrove, per conquistare libertà e per smascherare dittature, al punto da meritarsi, a mio avviso, un singolare premio Nobel per la pace. Ma lo spazio aperto del web è anche un territorio aperto a razzisti e a fanatici, a pedofili e a maniaci vari". Un giro di parole che la saggezza popolare bresciana avrebbe semplificato con "Me fiol l'è un brao fiol quant che el vòl, sul che'l vòl mai!" (trad: mio figlio è un bravo figlio quando vuole, solo che non vuole mai).

giovedì 13 maggio 2010

K-pop

Stanotte vi auguro la buonanotte con un po' di sofisticato, smielato, innamoratissimo, pedofilissimo, k-pop!





Le preferenze a Bossi (della serie: io l'avevo detto)



Nel periodo pre elettorale, parlando con qualche amico, avevo detto che secondo me Renzo Bossi detto "la Trota" (vedi foto) avrebbe preso parecchie preferenze in quanto, chiamandosi Bossi, si sarebbe avvalso di quei tanti voti che solitamente venivano annullati alla Lega nelle precedenti consultazioni. Avevo infatti seguito diverse volte in passato gli spogli notando che non era infrequente che venisse scritto "Bossi" sulla scheda, a prescindere dal fatto che il senatùr Umberto fosse candidato o meno.

Oggi apprendo dal blog di Alessandro Gilioli che effettivamente questa mia deduzione non è così fuori luogo. Lo testimonia un segretario di seggio che a conclusione della sua lettera si chiede: "Forse, più che interrogarsi su “chi l’ha votato” occorrerebbe chiedersi se il sistema elettorale è corretto".

Brescia, quale futuro per i palazzi storici? (1. continua)



Alzo l'asticella dell'attenzione a proposito del patrimonio edilizio comunale di Brescia, convinto come sono che dalle ristrutturazioni e dalla valorizzazione dell'esistente passi per l'edilizia nazionale (e bresciana in particolare) la possibilità di un rilancio post-crisi. Un cambio di paradigma, per le amministrazioni ma anche per le aziende del comparto, rispetto alla cementificazione degli ultimi anni, che non può non avere un momento simbolico (ma anche economicamente significativo) nella destinazione dei palazzi cittadini di proprietà della Loggia.

L'elenco delle unità monitorate dal Comune di Brescia doveva essere oggetto di una commissione sulla situazione degli immobili di proprietà comunale e comunque di interesse pubblico attualmente inutilizzati che tuttavia ieri è stata rinviata.

Non è il caso di andare oltre (come fatto dall'opposizione) in attesa di conoscere i progetti. Per ora registro lo slittamento del primo confronto e un fervido dibattito all'interno della maggioranza. Ma anche fuori: su Palazzo Avogadro, ad esempio, si era espresso il Pd nelle scorse settimane nell'ambito dell'affaire "Cubo bianco"

Pane, web e salame. Il barcamp dei creativi bresciani

Eppur si muove...

Oggi su Bresciaoggi parlo di questo progetto di un gruppo di creativi bresciani (di seguito il pezzo che non è online).

Un gruppo aperto e trasversale, che ha raccolto l’esperienza di singoli professionisti e quella di aziende strutturate di ben più significative dimensioni. Tutto è nato da Linkedin, si è spostato su Google e su un sito dedicato, e si manifesterà pubblicamente con un barcamp chiamato «Pane web e salame» che si terrà il 23 giugno 2010 a Castello Malvezzi..

Insomma: c’è vita nell’internet bresciano. La crescita, la maturazione e la voglia di collaborare si vedono chiaramente, i progetti sono tutti documentati online e testimoniano la creatività dei nerd locali. Per ora il
sito dedicato all’evento panewebesalame.com riporta fra i supporter projectgroup.com (una società di consulenza aziendale) e webdebs.org (un gruppo di sviluppatori). Ma tra i contributi ci sono quelli della Wave di Bedizzole (che ha sedi anche a Milano, Torino e Lecce ed è una realtà attiva in più settori, dai call center alla pubblicità). Tra i promotori e main sponsor Uncle Pear (la divisione di web strategy di Project group) ed il
giovane Davide Dattoli con la sua Ddweb. Numerosi sono i contributi di queste settimane dapprima sul gruppo di linkedin.com (social network dedicato ai professionisti di qualsiasi settore, spesso utilizzato dalle aziende - soprattutto Usa - per scovare curriculum interessanti) quindi su un gruppo che è concentrato su Google groups ed ha dato vita, a webdebs.org che altro non è se non l’abbreviazione del dialettale «web de Bresà».

In ossequio alla formula del barcamp la giornata a Castello Malvezzi (dalle 9.30 alle 18) sarà aperta a tutti i contributi (di 20 minuti massimo) in materia di socialmedia, web 2.0 & imprese, best practice locali e nazionali. Si parlerà di socialmedia e mercato italiano, personalizzazione di facebook e twitter, pubbliche relazioni, social Crm, misurazione dei risultati, sviluppo dei maggiori social media. In ossequio al loro intento di proporre un evento aperto «formale ma professionale» i promotori hanno lanciato attraverso il sito anche l’appello ad eventuali sponsorizzazioni di aziende.


Il sito web del progetto è panewebesalame.com e sarei anche tentato di fare un intervento a proposito di giornalismo e social media. Vedremo.

Apprezzo il fatto che da ieri sono aumentati technical sponsor e supporter, anche se il gruppo di riferimento rimane quello degli sviluppatori di Web de Bresà

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Draquila, due giorni dopo

Avevo capito che questo era un film da emozioni immediate e riflessioni postume.

Una delle cose che mi è ritornata alla mente diverse volte in questi due giorni è la sottolineatura a proposito di due interventi del Governo su leggi preesistenti a cui sono state aggiunte delle semplici parole (nella fattispecie "e privata" vicino a iniziativa pubblica e "grandi eventi" in un altro caso) per poter adattare le leggi alle volontà d'azione di chi sta al potere.

Non entro nel merito ma nel metodo. Spesso siamo portati a pensare che una legge più dettagliata e circostanziata sia garanzia di chiarezza per i cittadini, ed invece è proprio la specificazione a creare il paradosso dell'ordine imposto che genera disordine di sostanza. Ragionando per principi: la libertà di un Paese e la sua capacità di ordinarsi e farsi rispettare è, in questo senso, inversamente proporzionale al numero ed alla lunghezza dei propri provvedimenti legislativi.





La vita e la morte online: un bresciano si suicida, in chat



Franco Mattes, bresciano stabilitosi a New York (Brooklyn), pioniere della Net Art si è suicidato in diretta collegandosi a Chatroulette e lasciando la webcam collegata sul suo corpo impiccato in fondo al salotto. E la chiamano arte.

Ne parlo oggi su Bresciaoggi. Franco Mattes è vivo e sta bene, in questi giorni sta allestendo una nuova mostra nella grande mela alla Postmasters Gallery: la sua era solo finzione artistica: anche questa volta lui e Eva Mattes, conosciuti sul web come http://www.0100101110101101.org (che sta in codice binario per la lettera K), hanno «invitato a pensare» a modo loro. Sovvertendo in modo provocatorio, non banale, diretto e scioccante l'utilizzo dei nuovi media, ovvero inscenando una impiccagione.

Qui il video, bannato da Youtube, attualmente su Vimeo (che tuttavia non si fa embeddare): No Fun - Eva and Franco Mattes from Franco Mattes on Vimeo.



Ne parla oggi anche il blog "Lega Nerd", con un taglio critico che non è mancato online nemmeno tra i net artist e critica la performance chiedendosi: "Perchè cacchio la mia land in second life, i miei mega script in irc i miei grassi e grossi virus (ahh windozz) sono da sfigati e screenshot di avatar, bot irc e altri virus sono opere d’arte! BOH! Più rispetto per il nerd senza ganci artisitici!"

Personalmente ho avuto modo, nel mio articolo, di rilanciare un tema di libertà che mi sta a cuore: "I messaggi forti in Internet passano e si diffondono a prescindere dal benestare o meno dei grandi protagonisti del web alla guida dei social network. Un vanto che rilancia in qualche modo la natura incontrollabile e sostanzialmente anarchica di una piattaforma che è prima di tutto collaborazione ed empatia, e tende a ordinarsi e organizzarsi da sè".

Le loro performance fanno sempre discutere: da quando clonarono il sito del Vaticano su vatican.org (copiando gran parte e sostituendo alcuni pezzi con stralci di canzoni degli 883 ed altre genialate), a quando nel centro storico di Brescia fecero un blitz notturno pubblicando una segnaletica surreale per lanciare messaggi alla città.

Curioso che di questa performance (del 2005) io non abbia trovato alcun testimone che se ne ricordasse. Nemmeno un articolo sul giornale (effettivamente mi è stato confermato dai diretti interessati, via mail da New York, che non ci fu conferenza stampa di presentazione), nemmeno uno che ricordasse "qualcosa di simile" (quindi se qualcuno vuole raccontarmelo mi contatti). Forse a quell'ora i bresciani stavano lavorando e non avevano tempo per le trovate di due artisti pazzi, che nella loro carriera hanno cambiato almeno 15 pseudonimi.

Eva e Franco Mattes sono su Facebook: qui

mercoledì 12 maggio 2010

Oggi

A cosa servono i palloni incastrati sotto le marmitte? A ricordare quando fuori si giocava fra le 127 (s.b.)





martedì 11 maggio 2010

Draquila

"Io sono una vittima della disinformazione"
Giustino Parisse, giornalista de "Il Centro", 49 anni
e due figli morti nel terremoto del 6 aprile 2009


Scusate.

Io ve la volevo fare una bella recensione su Draquila. Sono andato a vederlo stasera, ma non nella solita multisala della città, o di Orzi o di Rovato. Ero in uno di quei vecchi cinema del centro che ogni volta che ci vai ti domandi come facciano a ripagarsi le spese con così poca gente. Per questo film non c'era la coda e nemmeno c'era un'alta richiesta di copie, evidentemente. Eppure tratta di argomenti che hanno occupato tanti spazi e tante aperture su tutti i media nell'ultimo anno.

Io ve la volevo fare una bella recensione su Draquila. Ma non me la sento. Perchè per diverse volte durante la proiezione ho avuto delle reazioni emotive che ho sopito dentro. Ho capito che questo è un film che parla alla pancia più che alla testa. Che suscita emozioni e reazioni immediate. Mi sono sentito come il tifoso che si sente derubato davanti alla moviola, quando la partita è ben più complessa da interpretare.

Io la recensione ve la volevo fare. Avevo iniziato a guardare i volti di chi entrava. Le loro età. Le loro attese. Per raccontarvele. Poi però ho pensato di consigliarvi soltanto di andarvelo a vedere, questo film. E di fare voi i conti con la storia che racconta. E di fare voi i conti con voi stessi perchè alla fine è di voi stessi che un attimo prima di morire renderete conto alla vostra coscienza, se non alla vostra anima. E quello sarà il momento che farà la differenza tra un sorriso finale e un ghigno di dolore avvolto dallo spasmo dell'agonia. E io non posso rispondere per nessun altro se non per me stesso.

Io la recensione ve la volevo fare subito, e invece sono andato a fare due passi, ho preso una boccata d'aria ed ho bevuto un bicchiere di acqua. E poi sono andato al bar dalla mia amica Fede. E le ho detto di non avere paura, di diffidare di chi la imbriglia con le sue paure e la tiene legata al timore di qualcosa che potrebbe non essere. Perchè sulle paure si costruiscono le peggiori cose. E delle nostre paure abusa chi dice di amarci ed invece ci sta solo usando. Ed ero sincero anche se la mia ex avrebbe solo pensato che ci stavo provando.

Io la recensione ve la volevo fare. E come sempre dirvi le mie emozioni. Lo hanno fatto anche gli aquilani divisi tra chi si riconosce nel film e chi lo rifiuta. Volevo mettervi il trailer qui sotto, oppure il link al sito ufficiale.

Mi limito a chiudere con un invito: andatelo a vedere e misuratevi con voi stessi. Io non aggiungo altro.
Chiudo con questo video, di Ferzan Ozpetek, tributo ad Alessandra Cora, una delle vittime del terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, il giorno in cui partii per Roma, per andare a fare il mio esame scritto da giornalista professionista. Non lasciate che gli altri usino le vostre paure. Vivete da uomini liberi.





Se fosse stato l'11 settembre

Avremmo detto che era tutto prevedibile...

La burocrazia che affossa il Pd e ammala la sinistra



Salvatore Vassallo, deputato Pd di Salerno, critica nel suo blog le modifiche statutarie che il 21 e 22 di maggio l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico sarà chiamata a votare.

La sintesi estrema è questa: "un principio fondativo del Partito democratico verrebbe così del tutto vanificato. Le primarie da regola diventerebbero eccezione". L'attento Civati ha "sposato" la linea Vassallo.

Prima considerazione. Non sapevo esistesse un passaggio nello statuto Pd che recita Vengono in ogni caso selezionati con il metodo delle primarie i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Presidente di Regione. Da cui si deduce che per il regolamento del Pd Filippo Penati non è stato correttamente candidato alla carica di presidente regionale della Lombardia. (se sbaglio mi corigerete..)

Sostanzialmente mi sembra di capire che il Pd sposti il tema delle primarie da un fatto interno ad una questione di coalizione (qualora questa esista) introducendo un curioso stratagemma: l'imposizione del candidato unico di partito per questo tipo di competizione. Il quale candidato, tuttavia, non verrebbe scelto attraverso le primarie.

Il tema della partecipazione, che come ho già avuto modo di dire, secondo me va legato strettamente a quello della scelta di una riforma elettorale radicale improntata al maggioritario uninominale (sul modello Usa, dove le primarie funzionano da 150 anni, con regole assai differenziate da uno stato all'altro - a tal proposito ho approfondito qui, e qui), rimane aperto ed interessante. Il modo di porlo, tuttavia, sembra essere estremamente conservatore da parte di una nomenklatura di partito chiaramente orientata a far valere la propria potestas (che suona un po' come: "abbiamo tanti voti, perchè dividerci favorendo gli alleati nella corsa alla leadership"), anzichè l'eventuale auctoritas. Preferisce in altre parole fare la voce grossa anzichè scegliere la via della politica e della proposta (evidentemente il caso Puglia non ha insegnato nulla).

Rimane, e questo rammarica, una impostazione leaderista e verticista della politica, che è il contrario della partecipazione e dell'inclusione di cui le primarie dovrebbero essere portatrici. E una sorta di fastidio strisciante nei confronti dello stesso strumento che ha portato alla leadership l'attuale gruppo dirigente del partito.

Mi sono occupato di questo tema non tanto per uno spiccato interesse nei confronti del Pd, quanto perchè credo che dalle scelte interne di questo partito derivino indirettamente alcune scelte di posizione di tutto l'arco extraberlusconiano. E constato con rammarico che l'utilizzo dello strumento continua ad avere meccanismi di funzionamento sostanzialmente plebiscitari ogni volta che applicato all'esterno del partito, fatti salvi (leggi: Vendola) i casi in cui alla fine il Pd perde.

Il web 2.0 e l'errore del Titanic



Tempo fa durante un corso di formazione aziendale sulla motivazione dichiarai di non avere grossi incentivi nel fare meglio il mio lavoro. Mi venne cortesemente fatto notare, durante una pausa, che purtroppo "i bonus economici erano quel che erano"...

In realtà non mi riferivo al lato economico (certo, se fossero piovuti dal cielo non mi sarei lamentato), ma a dati disponibili sul funzionamento della macchina del quale mi considero un ingranaggio.

Ci ho ripensato leggendo questo post a proposito di customer engagement, ovvero l’utilizzo dei social media nella creazione di una relazione più forte e mutuamente vantaggiosa per azienda e clienti. E' in realtà la constatazione (corretta e condivisibile) dell'autore, che l'utilizzo dei social media stia prendendo piede più velocemente come elemento di vendita e marketing più velocemente della collaboration all’interno dell’impresa a lasciarmi perplesso.

Mi pare un errore simile a quello del Titanic, che preoccupato di evitare la parte visibile dell'iceberg (nelle aziende il non sviluppare una moderna strategia verso l'esterno) finì per scontrarsi contro la montagna sommersa (in questo caso l'impreparazione culturale ad affrontare, prima per sè, quindi verso l'interno, la sfida), andando a fondo per questione di secondi.

E anche stavolta non sto parlando di soldi.

Facebook e la privacy

Se avete una mezz'oretta di tempo da dedicare a voi stessi, ovvero alla vostra privacy, vi consiglio di leggere attentamente questo post a proposito dell'utilizzo dei vostri dati su Facebook. Non vuole essere allarmismo ma consapevolezza, visto che troppe volte si usano i social network con l'entusiasmo della scoperta ma senza un approccio sufficientemente consapevole e ragionato.

Segnalato da Luca De Biase.

sabato 8 maggio 2010

Brescia e "Rete imprese Italia", dopo il metodo il merito



L'accordo sottoscritto dalle associazioni artigiane e del commercio è un punto di partenza meritorio di semplificazione della rappresentanza istituzionale del mondo della piccola impresa nel nuovo soggetto "Rete imprese Italia". Anche a Brescia, dove fu Confesercenti a dire pubblicamente circa un anno fa che questa doveva essere la strada da intraprendere (accogliendo via via sempre convinte adesioni delle altre sigle presenti), ieri ha comunicato la sua unanime adesione.

Il passaggio, tuttavia, delinea un nuovo metodo di rappresentanza che, semplificando il quadro generale, deve ora lasciare più spazio al merito delle proposte ed al rapporto tra l'azione e i risultati. Troppe volte infatti la rappresentanza associativa cerca alibi (l'inconcludente politica, il litigioso sindacato, o i vari antagonisti estemporanei utili per giustificare i propri insuccessi). In altre parole, per le associazioni è la fine del collateralismo (che le vedeva idealmente vicine a questo o quel partito), ma anche la fine degli alibi: la loro esistenza sarà valutata sui risultati, pena la cancellazione della loro cifra politica.

Nella conferenza stampa di ieri, infine, mi pare sia emersa tutta la statura politica dei leader delle associazioni a livello provinciale, laddove, proponendo che anche Assopadana e gli autotrasportatori entrassero nel patto, Enrico Mattinzoli (presidente di Associazione artigiani, esponente Pdl, finiano per qualità e cultura) ha subito marcato la differente capacità di elaborazione, analisi, proposta e strategia tra sè e il resto della compagine.

Puttane e spose

I primi giorni di primavera mi fanno venir voglia di musica, di caldo, di stadi e gente e amicizia, di gente che ascolta un concerto, di sudore e birre fredde, di lacrime e caldo, di donne dai vestiti leggeri, di storie che iniziano ed emozioni che finiscono, di gente che ci mette il cuore quando cala la sera, di gente che fa sesso fino a sentire che potrebbe svenire, di lenzuola disfatte, di ritmi lenti e battiti incessanti, di urla alla luna che nascondono la decadenza di questi anni. E quando tutto va concludendosi, c'è il languido mese di agosto, quando tutto è maturo ed è tempo di ritirarsi... e pensare a nuove storie.





venerdì 7 maggio 2010

Il burqa, la libertà, la soluzione dei problemi



Condivido nella sostanza, e quindi ripropongo qui, la nota pubblicata su Facebook dall'avvocato Stefano Paloschi a proposito del burqa e dell'attuale confusione politica sia da parte progressista che conservatrice.

Premessa: il burqa mi inquieta, e vedere donne 'costrette' in tale abbigliamento, a volte anche con temperature proibitivamente calde credo sia lo specchio della sottomissione che le donne subiscono nella cosiddetta cultura islamica; aggiungo che chi si professa progressista non può in alcun modo condividere tale condizione, frutto quanto meno di una mentalità retrograda, ed anzi dovrebbe essere in prima linea per cercare di combatterla.

Ciò posto NON condivido la politica di certi sindaci leghisti, che a suon di orinanze pretendono di sanzionare, dietro il paravento della tutela della sicurezza pubblica, l'uso di tale capo d'abbigliamento.

La pubblica sicurezza è già tutelata dall'art. 5 l. 152/75, che "consente nel nostro ordinamento che una persona indossi il velo per motivi religiosi o culturali; le esigenze di pubblica sicurezza sono soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni e dall'obbligo per tali persone di sottoporsi all'identificazione e alla rimozione del velo, ove necessario a tal fine" (Consiglio Stato , sez. VI, 19 giugno 2008, n. 3076).

Tali ordinanze rispecchiano un "furor sanzionatorio" di matrice populista, che mira a raccogliere facili consensi, e che mi pare tipico della legiferazione di certi governi (di dx e sx, se è per quello).

L'effetto che otterranno sarà di aumentare l'emarginazione delle donne islamiche, cui i rispettivi mariti impediranno di uscire di casa, senza minimamente toccare la radice del problema!

Mojomatics



Questa sera al Lio Bar ci sono i Mojomatics. Al di là delle definizioni (garage? punk? blues?) ecco quello che scrissi un paio di anni fa dopo un concerto al Latte+

Mojomatics: punk inafferrabile

concerto al Lattepiù (maggio 2008)
ora lo so che voi mi direte "si ma non sono punk, fanno garage e bla bla bla"...

Dopo tre album i Mojomatics possono stabilire un piccolo record: diventare una fra le band per le quali si elenca il maggior numero di definizioni musicali alla ricerca di una sintesi che colga l'essenza della loro produzione.

In realtà le loro performance e ciò che musicalmente esprimono
tocca tutto ciò che giunge alle loro orecchie declinato dal minimo comune denominatore del punk. Loro si divertono ad essere sè stessi, sul palco e in studio, portando al pubblico un punk (perchè alla fine di questo si tratta) creativo nelle forme e nei risultati, con una presenza scenica dal sapore vintage ed un'eleganza incravattata da Beatles incattiviti.

Al pubblico del Lattepiù di via Di Vittorio (Brescia) hanno presentato il loro «Don't pretend that you know me», pescando anche dal passato e proponendo qualche cover liberamente rivisitata. Il nuovo lavoro che loro stessi con autoironia definiscono «il disco della maturità», sfugge per l'ennesima volta ad una definizione univoca, che difficilmente potrà essere raggiunta.

Sul palco la loro cifra artistica li porta a sperimentare andando oltre:
garage, blues, rock, qualche passaggio vagamente british, brani che
potrebbero anche diventare radiofonicamente appetibili per il formato e l'impatto sul pubblico. Viene il dubbio che ci sia troppo di tutto anche se fortunatamente il punk riesce a contenere e dare misura a tutto ciò. Curiosamente quando in un genere, che ha anche nella immediatezza della ripetitività una delle sue ragioni d'essere, si arriva ad una crescente varietà, le etichette si sprecano come se fosse nato qualcosa d'altro.

Il risultato live è coinvolgente, anche se il Lattepiù non si è riempito come in altre occasioni (ma per il pubblico bresciano curioso l'appuntamento è rimandato al No Silenz Festival di Coniolo, dove i veneziani saranno presenti il 18 luglio prossimo). Sul palco gli inafferrabili Mojomatt e Davmatic sono stati preceduti dai bresciani Mastabilly e Mad For Joke.

Sistema Brescia

Su Bresciaoggi la mia intervista a Renato Zaltieri, segretario Cisl e rappresentante dei sindacati in Camera di commercio.

Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 5 maggio 2010

martedì 4 maggio 2010

Metal Work, un'azienda da 90 mln di ricavi che ti parla filosofie orientali



Ieri sono tornato a fare il mio vecchio lavoro. Quello di andare nelle fabbriche e cercare di raccontarne risultati, progetti e prospettive. L'occasione è stata il meeting della forza vendita mondiale della Metal Work di Concesio, realtà che opera nel settore della potenza fluida (leader nella costruzione e distribuzione di componenti pneumatici: valvole, gruppi, raccordi).

La piacevole sorpresa è questa: le aziende bresciane si stanno abituando molto di più a parlare (anche con i giornalisti) di reti relazionali e modelli organizzativi, laddove una volta la comunicazione a cui miravano era solo ed esclusivamente di prodotto.

In particolare l'innovatività dell'azienda di Concesio si basa su un'idea del suo fondatore che considera "inscindibili le innovazioni di prodotto, di processo e di vendita" e che al contempo ha basato la strategia aziendale su kaizen, crm via web ed erp sap. Per chi si occupa di organizzazione aziendale non sono certo concetti nuovi.

Quel che mi preme qui sottolineare è come, alla luce degli effetti della crisi, le aziende stiano maturando la necessità di parlare all'esterno con concretezza di idee e realizzazioni, risorse umane e gestione. Finita la vecchia era in cui il prodotto competitivo era il fine dell'attività, oggi l'alta qualità della produzione è un assunto di partenza imprescindibile, a fare la differenza sono le relazioni (interne ed esterne) ed il loro modo di governarle.

E mi piace evidenziare ulteriormente che concetti e tecnologie non sono adottati da qualche aggressiva startup della new economy, ma da consolidate realtà aziendali di medie dimensioni (la Metal Work è stata fondata nel 1967) che hanno maturato la necessità di un rinnovamento.

sabato 1 maggio 2010

Buon Primo Maggio a tutti

«Io sono orgoglioso di essere italiano, ma mi sento anche cittadino del mondo, sicché quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perché vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco con tutta la mia solidarietà di cittadino del mondo».

(Sandro Pertini, 31.12.1978)