lunedì 22 marzo 2010

Rispondere è cortesia



Vorrei ritornare sulla scelta di Adriano Paroli, sindaco di Brescia, e Daniele Molgora, presidente della Provincia di Brescia, di non rispondere all'inviato di Report, trasmissione di Rai3, sulla questione dei doppi incarichi.

Personalmente (ma attendo che qualcuno più esperto di me mi illumini in materia) non ritengo che tra i doveri istituzionali di un politico ci sia quella di rispondere sempre alle domande di giornali e giornalisti. Legittimo, quindi, che Paroli e Molgora non abbiano risposto.

Altrettanto legittimo è, tuttavia, che i giornalisti, e i cittadini "interpretino" i silenzi. In tutti i corsi di comunicazione, del resto, si insegna che la comunicazione non verbale ha comunque un significato comunicativo. Figurarsi in politica.

Stupisce, più che altro, che i politici a volte non capiscano che:
- non tutte le loro iniziative sono interessanti per i lettori, e quindi a volte possono essere bellamente ignorate
- non tutte le loro conferenze stampa meritano una apertura di pagina, a volte ti viene difficile tirare fuori una breve
- non tutto quello che scrivi su di loro deve nascere dalla loro voglia di parlare, ma spesso dalla voglia di sapere dei cittadini

Mi limiterò a questi tre punti.

Spiace, tuttavia, vedere che il metodo acquisito è ormai quello del leader del centrodestra Silvio Berlusconi. Inaugurato non già con le celebri 10 domande di Repubblica che qualcuno ha voluto bollare come ingiustificata voglia di gossip pruriginoso, ma con un ben più importante dossier de LA PADANIA che il 19 agosto 1998 fece una serie di domande allo stesso Berlusconi sulle sue collusioni mafiose.

Nel frattempo, putroppo, anche l'opposizione (il Pd in particolare) era stata chiamata (dall'estero) a rispondere a dieci domande sul futuro dell'Italia. Un appello cui risposero solo due blogger del Pd: il pisano Marco Bani e il brianzolo Pippo Civati.

Alla fine la domanda è: si possono scegliere i propri interlocutori? A mio modo di vedere si. Ma è altrettanto lecito attendersi libere interpretazioni e valutazioni di conseguenza.

Detto questo una domanda più provocatoria è la seguente. Meglio non rispondere denunciando palese imbarazzo in modo tacito o rispondere facendo figure mediocri col rischio di aggravare le proprie posizioni sulla scorta di dichiarazioni estemporanee e poco ragionate come successo a Riccardo De Corato e Nunziante Consiglio che va in difficoltà e arriva anche al minaccioso "sono di una cattiveria che lei non immagina" (prima di tornare, giorni dopo, a più miti consigli). Da questo punto di vista devo dire che il silenzio mi sembra una scelta molto più coraggiosa, logica, responsabile.

Un ultimo passaggio. Diverse volte nel corso della puntata si è sentito che: Il popolo sovrano decide chi eleggere per essere rappresentato. Una affermazione vera, ma solo in parte. Che se è valida per quanto riguarda presidente della Provincia e sindaco di una città non è altrettanto valida per quanto riguarda i parlamentari. In questo caso il popolo sovrano può, con la legge elettorale attuale proporzionale e con liste bloccate, decidere da quale partito essere rappresentato. Sta poi alla discrezione di questo partito decidere chi mandare in Parlamento in base a patti politici tutti interni all'organizzazione. La forzatura, in questo caso, mi pare innegabile.

Di seguito le dieci domande de La Padania, riprese in passato dal blog di Beppe Grillo.





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