
il credito al consumo deve essere percepito dal cliente come strumento alternativo alla carta di credito, non come un indebitamento
Questo era, nel 2005, lo slogan degli istituti di credito che spinsero sulla leva del credito aprendo in città (ma non solo a Brescia) nuovi sportelli specializzati nel credito al consumo per favorire i consumi e le spese e sostenerli concedendo credito alle famiglie. Ma se una cosa non la paghi subito non c'è storia: hai un debito. Anche quando usi la carta di credito e quindi rimandi di fatto il pagamento di qualche giorno o settimana.
Gli ultimi dati dell'osservatorio Findomestic dicono che a Brescia nell'ultimo anno è sceso il reddito medio delle famiglie, ma anche che in provincia:
nonostante la posizione reddituale, si spende in quasi tutti i settori più delle altre province
Se incrociamo i dati con quelli elaborati da Tecnocasa (su dati Bankitalia) a proposito dei mutui (che vanno distinti dal credito al consumo, ma sono a pieno titolo nella grande famiglia dei debiti), il quadro è parecchio preoccupante, visto che anche i mutui sono cresciuti. In altre parole: nel 2009 i bresciani hanno perso lo 0.3% medio nelle loro tasche ma hanno preso impegni per un 5% in più.
In alcune occasioni pubbliche (un convegno ed un dibattito) ho rimarcato (senza ricevere risposte serie in merito da politici o economisti) che a mio modo di vedere la vera crisi in corso è una crisi etica del consumo. Una volta guadagnavo e spendevo, oggi spendo e spero di guadagnare in futuro. Infatti i comportamenti sono irrazionali rispetto alle possibilità (meno reddito... più debiti...).
Ad inizio anno ho fatto notare come la crisi delle aziende bresciane che ha fatto aumentare i fallimenti, non sia un fenomeno iniziato negli ultimi due anni, ma ben prima con il record di 329 aziende al capolinea già nel 2005 che non è stato battuto dai 313 di quest'anno. Una analisi valida anche a proposito di questa altra forma di crisi (correlata a quella aziendale ma distinguibile nelle dinamiche e negli effetti), che riguarda le scelte familiari, l'economia domestica, ovvero una microeconomia che se esce dai binari della gestione del "buon padre di famiglia" fa grossi danni specifici sulle persone e le loro vite. In sintesi: la retorica del 16 settembre 2009 che ha messo nella testa della gente che tutto è iniziato con Lehmann Brothers non regge (e fa anche un po' sorridere). Basta osservare i comportamenti degli ultimi anni.
Il 17 settembre 2005 Bresciaoggi registrò l'apertura di un nuovo sportello della divisione "credito al consumo" di un grande gruppo bancario internazionale. Nel titolo si leggeva il dato chiaro: da maggio il volume d’affari è salito del 70%.
Ecco quel che successe dopo in termini di andamento (con avvertimento di fare attenzione alle cifre che non sono omogenee ma riprese da studi diversi che aggregano i dati in maniera diversa ma che sostanzialmente si confermano nel tempo).
L'11 novembre 2006 Bresciaoggi titolò: "Acquisti a rate, Brescia fa boom". Nell'articolo si leggeva:
L’«esplosione» emerge analizzando i dati che riassumono le somme erogate in provincia nel primo semestre degli ultimi tre anni: se nel 2005 si era registrato un lieve calo sul 2004 (308 milioni contro 308,347 mln) in un contesto regionale ancora all’insegna della crescita, l’importo di quest’anno è difficilmente confrontabile. Rispetto a giugno 2005, nella prima metà del 2006 le somme prestate ai bresciani sono state pari a 397,331 milioni di euro, cioè quasi 90 milioni di euro in più sul 2005. Una performance che incide sul totale del credito al consumo nel bresciano: sempre al 30 giugno scorso lo stock si è attestato a 2,927 miliardi di euro, contro i 2,419 di giugno 2004.
L'escalation non si arrestò nell'anno successivo, e il 12 giugno 2007 Bresciaoggi registrò:
La provincia virtuosa, lavoratrice, risparmiosa. Che però non disdegna di ricorrere, quando occorre, all’indebitamento. Brescia scopre i piaceri (e le pene) delle rate. La conferma arriva dagli ultimi dati di Crif-prestitempo che segnala, in provincia di Brescia, un monte totale di «impegni» per il credito al consumo che arriva ormai a sfiorare la barriera psicologica dei 2 miliardi di euro. Un dato che fa riflettere, soprattutto a pochi giorni dall’ennesimo rialzo dei tassi deciso dalla Bce (dal 3,75% al 4%), che dispiegherà senza dubbio i suoi effetti su molti prestiti finanziari, compresi i mutui casa, la cui consistenza a Brescia supera ormai i 7 miliardi.
Le prime avvisaglie stavano arrivando a pesare sui portafogli dei bresciani. Ma il ciclo era in pieno corso e il 21 novembre 2007 sempre su Bresciaoggi si poteva leggere:
La paura delle rate, a causa dell’aumento dei tassi di interesse non ha frenato, nel primo semestre del 2007, il credito al consumo, caratterizzato da tassi fissi e da finanziamenti a breve. Lo dicono i dati di Crif - Prestitemo, segnalando in provincia di Brescia uno stock complessivo erogato che per la prima volta supera i due milioni di euro (al 30 giugno), rispetto agli 1,68 mld registrati alla fine dello scorso anno, ed un totale di 236.047 pratiche aperte, il 25% circa (59.670) delle quali nel primo semestre dell’anno.
Nel 2008 ci fu il calo prevedibile (laddove non era arrivata la testa delle famiglie era intervenuta la politica dei tassi Bce, costantemente in aumento). Ed anche gli operatori (28 ottobre) facevano notare che l'indice:
cresceva con una media del 15-18%, nei primi nove mesi del 2008 evidenzia un incremento su fine 2007 solo del 2,9%
ma quando si entra in un circolo vizioso i segnali sono molteplici ed infatti si notava l'esplosione della cessione del quinto dello stipendio, che a voler essere un po' maliziosi, ma solo poco si può tradurre con: richiesta sempre alta di credito da parte delle famiglie (che ancora non avevano la percezione dell'innalzamento del livello di rischio - ovvero di non poter pagare - a cui si stavano esponendo), e risposta delle banche (che invece questa conoscenza del rischio l'avevano ben presente) che si cautelavano con strumenti più ponderati, meno "invasivi", più duraturi. Si legge nello stesso articolo di Bresciaoggi:
nei primi nove mesi del 2008 questo particolare ambito del credito al consumo (la cessione del quinto dello stipendio n.d.r.) registra un aumento del 31,6%: una performance legata anche al fatto che i costi sono più contenuti e la durata è mediamente più lunga. Tutti i grandi attori del credito alle famiglie si stanno indirizzando su questo settore
a quel punto ci fu la frenata il 30 aprile 2009 Bresciaoggi scrisse (nel titolo) "Brescia spende con più attenzione".
nel 2008 i finanziamenti erogati in provincia sono stati pari a 1 miliardo e 38 milioni di euro, in calo dell’8,47% rispetto al 2007 (in totale 1,134 mld euro).
All'inizio dell'anno scorso, il 29 gennaio 2010, analizzando i dati Findomestic, su Bresciaoggi scrissi:
Il reddito pro capite a disposizione dei bresciani non è diminuito. Sono scesi invece i consumi di beni durevoli, quelli che negli ultimi anni spesso richiedevano il ricorso a finanziamenti e pagamenti rateali. Si tratterà di crisi o di una ritrovata etica di consumo?
Per il secondo anno consecutivo i consumi diminuiscono. Brescia nel 2007 valeva 1 miliardo e 782 milioni di euro, nel 2008 ha chiuso con un risparmio di 162 milioni (1 miliardo e 620 milioni) e nel 2009 con un ulteriore «taglio» di 141 milioni di euro (a 1 miliardo e 478 milioni). Il dato medio, rapportato al numero di famiglie presenti in provincia, dice che ogni nucleo ha risparmiato 321 euro. Un «impegno» che è sceso sotto la soglia dei 3 mila euro l’anno. Al -5,5% medio dei consumi negli ultimi 12 mesi (-6,96% un anno fa), fa da contraltare una sostanziale stabilità delle «disponibilità» (+1% e -0,9% le ultime due variazioni annuali che, di fatto si annullano). I dati Istat sul reddito disponibile pro capite (pura media fra gli abitanti e la ricchezza prodotta) in altre parole indicano che le somme ipoteticamente disponibili nel 2009 sono al livello di quelle del 2007 (19.523 euro a persona contro 19.505 euro dopo una crescita a 19.696 euro nel 2008).
Il resto è cronaca di questi giorni e conferma che ad essere entrata in crisi è l'etica del consumo, che spinge all'indebitamento sulla base di bisogni percepiti che richiedono una capacità di spesa superiore al proprio reddito reale.
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