lunedì 31 gennaio 2011

La GRU chiede ancora attenzione (videointervista ai ragazzi della protesta)

A due mesi di distanza dalla protesta di Brescia, i tre ragazzi saliti sulla gru per chiedere diritti e giustizia si raccontano in una video intervista che trovate in coda a questo post ed è stata realizzata da Gruppo Abele e Libera, che non sono proprio due gruppi estremisti di sinistra, ma l'espressione dell'opera di un prete come don Luigi Ciotti.

Tra la cronaca di quei difficili giorni, la denuncia di promesse che non sono mai state esaudite e un'incrollabile, fortissima speranza. "Continuare la lotta, insieme a studenti, operai, precari, per ottenere diritti che non hanno colore o Paese di appartenenza, ma ci chiamano in causa in quanto uomini".

Oggi è stato il giorno del "click day" un meccanismo SADICO grazie al quale se tu hai un lavoro ed un datore di lavoro mandi un certificato e se sei fortunato sei uno dei 52 mila che possono restare (su 300 mila che fanno domanda). Solo a Brescia, terza città d'Italia per numero di pratiche, ci sono state 18.800 richieste. Praticamente nel nostro Paese questa gente si trova nella condizione di giocare ad una sorta di roulette online grazie alla quale se la persona è fortunata avrà un permesso di soggiorno, in caso contrario può essere incarcerata per aver commesso reato di clandestinità.






sabato 29 gennaio 2011

Analisi economiche condivisibili :)

"Se passi la vita a fare il cinese prima o poi arriva uno che è più cinese di te. Questo le nostre aziende non lo hanno mai capito e continuano a ragionare sui prezzi" (Giovanni Armanini, maggio 2009)

"Siete il paese più direttamente in competizione con la Cina, per la tipologia dei prodotti" (Daniel Gros direttore del Bruxelles il Centre for European Policy Studies al World Economic Forum di Davos, 27 gennaio 2011)

Tra le cose interessanti del giorno anche le condizioni poste dalla Germania

venerdì 28 gennaio 2011

Arclinea a "Buonissimo", occasioni di cultura in centro storico

Non mi hanno ancora convinto sul fatto che l'apertura di Buonissimo in centro storico (negli spazi dell'ex Oviesse in corso Mameli) a Brescia sarà un successo dal punto di vista commerciale. I prezzi, ma soprattutto le abitudini dei bresciani nel loro rapporto con il centro storico, restano i due interrogativi maggiori.

Ciò che tuttavia mi piace moltissimo è il tentativo di unire commercio e cultura in una ridefinizione più ampia della vivibilità degli spazi commerciali cittadini. Per questo trovo di grande interesse le lezioni di cucina di Arclinea che si terranno nello spazio inaugurato il mese scorso.

E' una scelta che va nella direzione indicata da Fabrizio Valente di Kikilab (consulente ed esperto di retail) in una intervista che gli feci nel luglio 2010:



Non si deve più intendere il negozio come spazio di vendita, ma come punto di relazioni capace di catalizzare l'attenzione di potenziali clienti attraverso incontri, relazioni, spazi di incontro.




Credo che la sfida vada oltre i fatturati e sarà vinta il giorno in cui effettivamente questo nuovo store entrerà negli usi e costumi di una parte della città.





I dilettanti della protesta



Nelle scorse settimane si era sentito parlare di professionisti della protesta e del disordine: una terminologia che spostava dal merito delle manifestazioni di piazza facendole sembrare strumentali manifestazioni di opposizione a priori di un sistema.

Negli ultimi due giorni a Genova e Messina, due città assai distanti, ci sono state due manifestazioni abbastanza "anomale": un flash mob ed una protesta silenziosa (con cartelli e bocche tappate da finte banconote) durante un incontro politico.

Ieri a Genova c'è stato un flash mob tutto al femminile per protestare contro la "Mignottocrazia".







Nei giorni scorsi a Messina è stato contestato Domenico Scilipoti l'ex Idv che il 14 dicembre scorso diede la fiducia al governo con un curioso cambio di campo dell'ultima ora.







Due manifestazioni in alcun modo attaccabili e strumentabilizzabili, che confermano il sentiment negativo del Paese rispetto al clima che si è creato ed un sostanziale stato di disgusto che forse - finalmente - spinge anche qualcuno alla mobilitazione.

[dsb] "banalità" che interessano 350 lavoratori

I fatti del giorno.

- Attesa per i dipendenti Pama (Rezzato), l'azienda va al concordato, il 4 aprile alle 10 l'adunanza dei creditori. Nessuna novità purtroppo sui 5 mesi di arretrati richiesti all'azienda, che da qui ad aprile ad occhio e croce rischiano di diventare 8 (100 lavoratori + 50 di indotto)
- Stiamo a vedere invece che ne sarà delle due manifestazioni di interesse per la Cacciamali (Mairano, 200 lavoratori)

La crisi dell'economia domestica e l'etica del consumo (2005-2010)



il credito al consumo deve essere percepito dal cliente come strumento alternativo alla carta di credito, non come un indebitamento

Questo era, nel 2005, lo slogan degli istituti di credito che spinsero sulla leva del credito aprendo in città (ma non solo a Brescia) nuovi sportelli specializzati nel credito al consumo per favorire i consumi e le spese e sostenerli concedendo credito alle famiglie. Ma se una cosa non la paghi subito non c'è storia: hai un debito. Anche quando usi la carta di credito e quindi rimandi di fatto il pagamento di qualche giorno o settimana.

Gli ultimi dati dell'osservatorio Findomestic dicono che a Brescia nell'ultimo anno è sceso il reddito medio delle famiglie, ma anche che in provincia:

nonostante la posizione reddituale, si spende in quasi tutti i settori più delle altre province


Se incrociamo i dati con quelli elaborati da Tecnocasa (su dati Bankitalia) a proposito dei mutui (che vanno distinti dal credito al consumo, ma sono a pieno titolo nella grande famiglia dei debiti), il quadro è parecchio preoccupante, visto che anche i mutui sono cresciuti. In altre parole: nel 2009 i bresciani hanno perso lo 0.3% medio nelle loro tasche ma hanno preso impegni per un 5% in più.

In alcune occasioni pubbliche (un convegno ed un dibattito) ho rimarcato (senza ricevere risposte serie in merito da politici o economisti) che a mio modo di vedere la vera crisi in corso è una crisi etica del consumo. Una volta guadagnavo e spendevo, oggi spendo e spero di guadagnare in futuro. Infatti i comportamenti sono irrazionali rispetto alle possibilità (meno reddito... più debiti...).

Ad inizio anno ho fatto notare come la crisi delle aziende bresciane che ha fatto aumentare i fallimenti, non sia un fenomeno iniziato negli ultimi due anni, ma ben prima con il record di 329 aziende al capolinea già nel 2005 che non è stato battuto dai 313 di quest'anno. Una analisi valida anche a proposito di questa altra forma di crisi (correlata a quella aziendale ma distinguibile nelle dinamiche e negli effetti), che riguarda le scelte familiari, l'economia domestica, ovvero una microeconomia che se esce dai binari della gestione del "buon padre di famiglia" fa grossi danni specifici sulle persone e le loro vite. In sintesi: la retorica del 16 settembre 2009 che ha messo nella testa della gente che tutto è iniziato con Lehmann Brothers non regge (e fa anche un po' sorridere). Basta osservare i comportamenti degli ultimi anni.

Il 17 settembre 2005 Bresciaoggi registrò l'apertura di un nuovo sportello della divisione "credito al consumo" di un grande gruppo bancario internazionale. Nel titolo si leggeva il dato chiaro: da maggio il volume d’affari è salito del 70%.

Ecco quel che successe dopo in termini di andamento (con avvertimento di fare attenzione alle cifre che non sono omogenee ma riprese da studi diversi che aggregano i dati in maniera diversa ma che sostanzialmente si confermano nel tempo).

L'11 novembre 2006 Bresciaoggi titolò: "Acquisti a rate, Brescia fa boom". Nell'articolo si leggeva:

L’«esplosione» emerge analizzando i dati che riassumono le somme erogate in provincia nel primo semestre degli ultimi tre anni: se nel 2005 si era registrato un lieve calo sul 2004 (308 milioni contro 308,347 mln) in un contesto regionale ancora all’insegna della crescita, l’importo di quest’anno è difficilmente confrontabile. Rispetto a giugno 2005, nella prima metà del 2006 le somme prestate ai bresciani sono state pari a 397,331 milioni di euro, cioè quasi 90 milioni di euro in più sul 2005. Una performance che incide sul totale del credito al consumo nel bresciano: sempre al 30 giugno scorso lo stock si è attestato a 2,927 miliardi di euro, contro i 2,419 di giugno 2004.


L'escalation non si arrestò nell'anno successivo, e il 12 giugno 2007 Bresciaoggi registrò:

La provincia virtuosa, lavoratrice, risparmiosa. Che però non disdegna di ricorrere, quando occorre, all’indebitamento. Brescia scopre i piaceri (e le pene) delle rate. La conferma arriva dagli ultimi dati di Crif-prestitempo che segnala, in provincia di Brescia, un monte totale di «impegni» per il credito al consumo che arriva ormai a sfiorare la barriera psicologica dei 2 miliardi di euro. Un dato che fa riflettere, soprattutto a pochi giorni dall’ennesimo rialzo dei tassi deciso dalla Bce (dal 3,75% al 4%), che dispiegherà senza dubbio i suoi effetti su molti prestiti finanziari, compresi i mutui casa, la cui consistenza a Brescia supera ormai i 7 miliardi.


Le prime avvisaglie stavano arrivando a pesare sui portafogli dei bresciani. Ma il ciclo era in pieno corso e il 21 novembre 2007 sempre su Bresciaoggi si poteva leggere:

La paura delle rate, a causa dell’aumento dei tassi di interesse non ha frenato, nel primo semestre del 2007, il credito al consumo, caratterizzato da tassi fissi e da finanziamenti a breve. Lo dicono i dati di Crif - Prestitemo, segnalando in provincia di Brescia uno stock complessivo erogato che per la prima volta supera i due milioni di euro (al 30 giugno), rispetto agli 1,68 mld registrati alla fine dello scorso anno, ed un totale di 236.047 pratiche aperte, il 25% circa (59.670) delle quali nel primo semestre dell’anno.


Nel 2008 ci fu il calo prevedibile (laddove non era arrivata la testa delle famiglie era intervenuta la politica dei tassi Bce, costantemente in aumento). Ed anche gli operatori (28 ottobre) facevano notare che l'indice:

cresceva con una media del 15-18%, nei primi nove mesi del 2008 evidenzia un incremento su fine 2007 solo del 2,9%


ma quando si entra in un circolo vizioso i segnali sono molteplici ed infatti si notava l'esplosione della cessione del quinto dello stipendio, che a voler essere un po' maliziosi, ma solo poco si può tradurre con: richiesta sempre alta di credito da parte delle famiglie (che ancora non avevano la percezione dell'innalzamento del livello di rischio - ovvero di non poter pagare - a cui si stavano esponendo), e risposta delle banche (che invece questa conoscenza del rischio l'avevano ben presente) che si cautelavano con strumenti più ponderati, meno "invasivi", più duraturi. Si legge nello stesso articolo di Bresciaoggi:

nei primi nove mesi del 2008 questo particolare ambito del credito al consumo (la cessione del quinto dello stipendio n.d.r.) registra un aumento del 31,6%: una performance legata anche al fatto che i costi sono più contenuti e la durata è mediamente più lunga. Tutti i grandi attori del credito alle famiglie si stanno indirizzando su questo settore


a quel punto ci fu la frenata il 30 aprile 2009 Bresciaoggi scrisse (nel titolo) "Brescia spende con più attenzione".

nel 2008 i finanziamenti erogati in provincia sono stati pari a 1 miliardo e 38 milioni di euro, in calo dell’8,47% rispetto al 2007 (in totale 1,134 mld euro).


All'inizio dell'anno scorso, il 29 gennaio 2010, analizzando i dati Findomestic, su Bresciaoggi scrissi:

Il reddito pro capite a disposizione dei bresciani non è diminuito. Sono scesi invece i consumi di beni durevoli, quelli che negli ultimi anni spesso richiedevano il ricorso a finanziamenti e pagamenti rateali. Si tratterà di crisi o di una ritrovata etica di consumo?


Per il secondo anno consecutivo i consumi diminuiscono. Brescia nel 2007 valeva 1 miliardo e 782 milioni di euro, nel 2008 ha chiuso con un risparmio di 162 milioni (1 miliardo e 620 milioni) e nel 2009 con un ulteriore «taglio» di 141 milioni di euro (a 1 miliardo e 478 milioni). Il dato medio, rapportato al numero di famiglie presenti in provincia, dice che ogni nucleo ha risparmiato 321 euro. Un «impegno» che è sceso sotto la soglia dei 3 mila euro l’anno. Al -5,5% medio dei consumi negli ultimi 12 mesi (-6,96% un anno fa), fa da contraltare una sostanziale stabilità delle «disponibilità» (+1% e -0,9% le ultime due variazioni annuali che, di fatto si annullano). I dati Istat sul reddito disponibile pro capite (pura media fra gli abitanti e la ricchezza prodotta) in altre parole indicano che le somme ipoteticamente disponibili nel 2009 sono al livello di quelle del 2007 (19.523 euro a persona contro 19.505 euro dopo una crescita a 19.696 euro nel 2008).


Il resto è cronaca di questi giorni e conferma che ad essere entrata in crisi è l'etica del consumo, che spinge all'indebitamento sulla base di bisogni percepiti che richiedono una capacità di spesa superiore al proprio reddito reale.

martedì 25 gennaio 2011

[dsb] biomedicale, il futuro (degli altri)



Nel diario sindacale di oggi spicca (con una certa sorpresa) la Cassa integrazione chiesta alla Invatec. Negli ultimi anni ci è stato spiegato a più ripresse che il biomedicale (di cui l'azienda di Roncadelle è la realtà più importante della provincia) era uno dei comparti più interessanti per il futuro manifatturiero di Brescia. Esattamente un anno fa l'azienda è stata ceduta per 500 mln di euro al gruppo americano Medtronic.

Dopo un anno rimaniamo in attesa di quanto annunciato:

l'operazione, dal punto di vista occupazionale, avrà una ricaduta sicuramente migliore rispetto a quella che si sarebbe verificata nel caso questa scelta non fosse stata compiuta


Sia chiaro, personalmente non vedo un problema di strategia-aziendale (quella mi sembra chiara e condivisibile), quanto più di politica industriale territoriale (che dipende dal Sistema Brescia più che da un singolo imprenditore). Finora, in altre parole, il biomedicale è un po' come la green economy: tutti ne parlano...

Tra le altre questioni del giorno: firmato il contratto aziendale alla Streparava; altri 4 giorni di Cig per gli addetti Iveco, in aggiunta ai periodi già comunicati; accordo (sottoscritto solo dalla Fim, non dalla Fiom) per un anno di Cigs alla Bieffe di Sabbio Chiese (22 addetti) da lunedì 31 gennaio; nulla di fatto per la vendita del Caseificio Stabiumi Giacomo spa di Azzano Mella

domenica 23 gennaio 2011

E tu, che donna sei? Ora che hanno sdoganato alcuni concetti puoi dirlo più liberamente



Fossi la sua fidanzata avrei risolto ogni problema economico, avrei case, palazzi, macchine, autisti, probabilmente anche un lavoro in televisione se solamente lo volessi. Invece devo darmi da fare come modella e come hostess per riuscire a pagare la rata del mio mutuo. Berlusconi sarebbe un fidanzato eccezionale, ha conosciuto anche i miei genitori, pure loro stravedono per lui. Come me del resto

Manuela Ferrera, su Bresciaoggi.it


Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio.

Giulia Bongiorno, su Repubblica.it

PS: per il primo genere va bene anche un vorrei

sabato 22 gennaio 2011

Immaturi

Brillante e godibile. Immaturi, il film in uscita in questi giorni con la regia di Paolo Genovese, è inserito in una atmosfera surreale. Se gli esami di maturità solitamente si preparano in un torrido clima di giugno, gli esami dei quarantenni che devono rifare la maturità vent'anni dopo sono inseriti dal regista in un clima da tardo settembre inoltrato che sembra voler sottolineare che gli esami non finiscono mai, ma che ogni stagione (della vita) ha il suo clima. E che il clima intorno non lo scegli.

Non è un'operazione nostalgia, ma una commedia con un pregio: ti spinge a seguire con intensità ogni minuto lasciandoti del tutto indifferente sul "come andrà a finire". L'esame è il motivo di tutto ma non il fine. Un quasi filosofico "carpe diem" in salsa moderna.





[dsb] nuove tensioni tra i metalmeccanici, mentre la Cig continua a crescere



Altra giornata intensa ieri nel mondo del lavoro bresciano. Da registrare l'ennesimo attrito tra i meccanici della Fim Cisl e della Fiom Cgil. Le assemblee unitarie nelle fabbriche sono già saltate.

«Nello svolgimento delle prime assemblee calendarizzate unitariamente, in questi giorni relative al tema accordo Mirafiori, alcuni operatori della Fim sono stati oggetto di provocazioni e minacce che non hanno permesso agli stessi l'esposizione delle nostre posizioni». Per questo si considera «non più attuabile un percorso di assemblee unitarie, che potrà essere ripreso qualora i principi fondamentali di libertà di espressione saranno garantiti consentendo il ripristino delle fondamentali regole democratiche, a scapito di una corretta informazione che consenta alle persone di formarsi una opinione consapevole sui fatti». Lapidaria la replica del segretario Cgil Damiano Galletti, impegnato ieri nel direttivo della sua organizzazione: «Stupefacente che la Fim si tiri indietro dopo due anni a fronte di discussioni accese. Prendere l'occasione per interrompere le assemblee è un fatto grave: ci sono state critiche da parte dei lavoratori, ma parlare di minacce è pretestuoso e fuori luogo».

Ieri la Cgil era anche impegnata nel direttivo che ha sancito il sostegno allo sciopero Fiom del 28 gennaio. Tra i temi più interessanti della relazione del segretario Damiano Galletti c'è la legittima domanda sul piano d'attuazione degli investimenti promessi da Fiat.

Su Mirafiori l'idea è chiara: «la metà dei lavoratori ha detto che i diritti non sono merce di scambio e che le condizioni del lavoro non possono ulteriormente peggiorare». Con una domanda chiara: «Quello che si sa è che a distanza di oramai un anno dal lancio di Fabbrica Italia quel piano - che prevedeva investimenti per 20 miliardi di euro in Italia entro il 2014 - è fermo e non se ne sa molto».


Un tema che è peraltro molto bresciano e si innesta nella altrettanto legittima presa di posizione del Pd sull'Iveco con relativa richiesta di garanzie per il sito bresciano che del resto nei giorni scorsi era stato definito da Laura Valgiovio, segretario generale della Fim Cisl:

un dramma sociale, perchè a causa della mancanza di lavoro la Cassa integrazione ha tolto mediamente 5 mila euro all'anno ad ogni lavoratore negli ultimi 2 anni, e l'accordo sottoscritto non è mai stato verificato per mancanza di mercato.









Intanto, mentre la Uil tenta per l'ennesima volta un link politico risolutivo, si segnalano nuovi casi di Cassa integrazione, come riportato oggi da Bresciaoggi.

IN VALSABBIA cassa integrazione per sei settimane alle Industrie Pasotti. Lo stabilimento di Prevalle sarà chiuso per una settimana mentre a Sabbio ci si fermerà per tre giorni la settimana. Cassa straordinaria per crisi invece alla Bieffe di Sabbio Chiese. Lunedì in Regione ci sarà il vertice sull'azienda.

Scontro, invece, tra la Pama prefabbricati srl e i sindacati sul tema delle garanzie per i lavoratori, come riporta Bresciaoggi.

IERI in tribunale si è tenuta l'udienza per l'ammissione al concordato preventivo della Pama prefabbricati spa di Rezzato. La proposta è di pagamento integrale dei privilegiati e del 63% per i chirografari. Il tribunale si è riservato di valutare la proposta.
I sindacati in una nota parlano di «comportamento antisindacale e lesivo della dignità dei lavoratori» ricordando gli incontri delle scorse settimane con la proprietà - giudicati «evasivi» - ed il vertice con il sindaco di Rezzato dei giorni scorsi. «Alla richiesta di conoscerne i dettagli - si legge nella nota firmata da Fillea-Cgil Filca-Cisl Feneal- Uil Brescia - l'azienda non ha saputo dire con chi fosse in corso la trattativa e se l'eventuale liquidità derivante sarebbe stata sufficiente a tamponare la grave situazione debitoria, e l'intervento del primo cittadino non ha incontrato alcuna disponibilità della Pama ad aprire una trattativa con le Organizzazioni Sindacali». Il comunicato conclude annunciando che ogni ulteriore valutazione è rimandata alla assemblea dei lavoratori convocata per la prossima settimana.

Brixia by night: Marracash vs Damo Suzuki Network

Bella sfida questa notte tra Marracash (al Lattepiù) e Damo Suzuki Network con Manuel Agnelli degli Afterhours (al Vinile). Chi vincerà la sfida? La cosa curiosa è che Brescia è una città strana in cui il pubblico dei due live riesce addirittura a coincidere, nonostante le enormi distanze.

Intanto non posso non segnalare la programmazione di grande qualità (almeno in my humble opinion..) che sta offrendo quest'inverno il Lio Bar. Un bravo a Marco Obertini e due link qui sotto per ricordare le ultime due serate...

quella di martedì con i 59ers. Definiti nella presentazione energico trio psychobilly marchigiano, hanno dato energia al Lio Bar con un misto di cover e pezzi propri e qualche graditissimo (da me) tributo ai Clash, come London Calling ed una versione suggestiva di I fought the law.







e quella di ieri sera... con l'hardcore punk cinematografico di Bologna Violenta.

In organico a Baustelle prima e Teatro degli Orrori poi Nicola Manzan alias Bologna Violenta, violinista atipico, rappresenta un fenomeno unico nel panorama musicale nazionale. Il suo è uno splatter show infarcito di Hardcore punk, campioni cinematografici e loop elettronici.

molto teatrale, aggiungo io, estremamente suggestivo, una sorta di nuovo realismo industrial-musicale





venerdì 21 gennaio 2011

Business Angels e questioni di startup (anche a Brescia)



Di questi tempi sapere che esiste ancora chi ha voglia di mettere soldi in nuove aziende dovrebbe essere notizia da prima pagina.

Non da oggi, ma da almeno dieci anni, seguendo un modello che ha avuto successo nei primi anni '80 in Gran Bretagna e Olanda, ma che affonda le sue radici nei finanziamenti teatrali a Brodway dell'800: quello dei «Business Angels».


Qui allegata la mia pagina su Bresciaoggi dedicata ai Business Angels bresciani

E' uno dei segni di vitalità che ogni tanto arrivano ancora, e fa seguito alla startup night organizzata il 15 dicembre scorso da Wave.

mercoledì 19 gennaio 2011

[dsb] quando la "Cassa" non c'è più...



Tre casi sindacali in primo piano ieri in provincia. Nordcave, Medeghini, Nk. Tutti e tre accomunati dalla difficoltà a trovare garanzie per i lavoratori. Uno scenario inquietante nel momento in cui ci si continua a chiedere per quanto reggerà il sistema degli ammortizzatori sociali.

Un approfondimento merita e meriterà il caso Nk Chiari con il Comune - a guida leghista, guidato da Sandro Mazzatorta - che deciderà di anticipare i soldi della cassa ai 120 dipendenti interessati attraverso la formula del prestito ponte. In attesa di capirne di più è interessante notare che si è scelta una strada diversa rispetto a quella che due anni fa il Comune di Orzinuovi - sempre a guida leghista, sindaco Roberto Faustinelli - scelse decidendo una intesa con un istituto bancario che fu soggetta a numerose critiche. Che sia tempo di parlare di un nuovo "leghismo illuminato"?
(la speranza è l'ultima a morire)

Conoscersi

Non saremo veramente integrati fin che non avremo un amico in grado di spiegarci il significato di un rito come quello che sta nel video. Quello che segue si chiama: "Tenday Gal Tain Awanr Nahi Denda by Syed Toqeer Shah-25 Moharram 2011 Brescia" e io ho capito solo "2011" e "Brescia". Qualcuno può aiutarmi, che ne so magari avete un vicino di casa che ve lo può dire... Forse potrebbe corrispondere a quando alle feste noi cantiamo "madonnina dai riccioli d'oro", oppure a un qualche rito religioso. Ma non lo so. E quando non so una cosa (e anche gugol fa fatica ad aiutarmi) io mi c'incazzo!





martedì 18 gennaio 2011

Diario sindacale bresciano. Da Mirafiori a Rezzato (passando per Brescia)



Da Mirafiori alle magagne locali. Ieri è stata una intensa giornata sindacale nel bresciano.
Andiamo con ordine. La Fim (segretario generale: Laura Valgiovio) ha fatto il punto della situazione dopo Mirafiori declinando anche a livello locale quello che è considerato "il nuovo metodo delle relazioni industriali". Riporto dal mio pezzo odierno su Bresciaoggi.it.

«Che ne è dei lavoratori Federal Mogul? L'azienda unilateralmente ha fatto un anno di cassa e dal 27 novembre ha licenziato senza alcuna trattativa. Se l'alternativa alla partecipazione è l'illusione e l'abbandono c'è da augurarsi che si riapra una nuova fase: è assolutamente necessario un rientro della Fiom nella discussione che ora si aprirà su Fiat». Il segretario generale Fim rilancia citando alcuni casi specifici: «In Ge Power ci è stata annunciata la chiusura ed abbiamo ottenuto 24 mesi di cassa, il ricollocamento e l'accompagnamento di tutti i lavoratori; in Bialetti in seguito all'accordo di 2 anni fa la Fiom impugnò i licenziamenti: che fine hanno fatto? E quando Baumann ha proposto una intesa con miglioramento delle condizioni con il progetto di un nuovo stabilimento a Bovezzo si è andati all'accordo separato, così come alla Glisenti, in condizioni diverse ma non certo proibitive».




A Rezzato presidio dei lavoratori Pama (150 addetti a rischio) durante l'incontro istituzionale.

Un doppio impegno anche dalle istituzioni per diradare le nubi che si addensano attorno alla Pama Prefabbricati spa. In un incontro con il sindaco di Rezzato Enrico Danesi i sindacati hanno chiesto al primo cittadino di attivarsi immediatamente per il rinnovo della Cassa integrazione ma anche di attivarsi presso la Provincia affinchè si apra un tavolo sulle prospettive. Durante l'incontro i lavoratori hanno tenuto un presidio in piazza Vantini.


Infine vanno registrate complicazioni su Paghera (34 addettiancora in carico all'azienda fallita lo scorso anno) ed un nuovo termine per la vendita della Caffaro (gruppo Dupont sempre in pole position). (da Bresciaoggi

Nuove difficoltà sul tema degli ammortizzatori sociali per i lavoratori della ex Paghera. Ieri si è tenuto un incontro tra i sindacati e il curatore fallimentare Guerino Tononi, per aggiornare la situazione dopo che al 31 dicembre era terminata la prima domanda di cassa in deroga avanzata in riferimento al fallimento del 19 gennaio 2010.
Per il 2011 c'era la possibilità di proroga ed erano stati chiesti 3 mesi fino al 31 marzo. Al momento i dipendenti in carico alla procedura sono 34 da 79 iniziali. Ma dopo che al primo incontro c'erano state le disponibilità di giudice e curatore, ieri sono sopravvenute difficoltà legate al fatto che il comitato dei creditori si è espresso in modo non favorevole ed ora nello scenario c'è il rischio di sospensione a zero dei lavoratori ancora in carico all'azienda.
Il sindacato dovrà ora mettere in campo tutte le iniziative sindacali possibili per riuscire ad «accompagnare» verso un nuovo impiego gli interessati.
PER QUANTO riguarda invece la vicenda Caffaro, il commissario straordinario Marco Cappelletto ha fissato per le 12 di mercoledì 9 febbraio il termine per presentare offerte irrevocabili e cauzionate per rilevare la realtà aziendale. Come noto, dopo l'ok, per la Cigs - nel periodo compreso tra il 27 novembre scorso e il 27 febbraio 2011 - per gli occupati nelle due fabbriche del gruppo Caffaro Chimica in amministrazione straordinaria (93 a Brescia, 229 a Torviscosa, Ud), per Brescia - come già noto - dovrebbe concretizzarsi con il passaggio delle attività a Dupont in campo con un partner (secondo indiscrezioni Bertolini).

domenica 16 gennaio 2011

Diario sindacale bresciano. Dov'è finita la ripresina?

Entriamo in un anno in cui anche i dati della disoccupazione oggi ci dicono che le spese per la cassa integrazione continueranno ad aumentare...


(prof. Francesco Giavazzi - Bocconi, 7 gennaio 2011)







trovato su lavoce.info

sabato 15 gennaio 2011

Diario sindacale bresciano: nubi sulla Newcocot (Cogno, 144 addetti); 7 in mobilità (su 44) alla Igor di Orzinuovi

Pressing sul liquidatore (il professionista Giovanni La Croce, che ha accettato l'incarico) per ottenere un incontro urgente al fine di conoscere l'impatto delle decisioni assunte sull'attività produttiva in Valcamonica. (cut) Mentre nella Bassa bresciana, precisamente a Orzinuovi, come spiegano fonti sindacali, va registrato l'accordo per la messa in mobilità di 7 dei 40 dipendenti della I.G.O.R. spa


continua su bresciaoggi.it

da registrare anche l'intervento di Damiano Galletti (segretario della Cgil bresciana) all'assemblea delle Camere del lavoro di Chianciano dell'11 e 12 gennaio)





venerdì 14 gennaio 2011

Diario sindacale bresciano: 2010 esplosione della cassa integrazione straordinaria. Intesa alla Metrocast, protesta alla Nord Cave.

Da oggi su questo blog tutti i principali fatti economico sindacali della provincia di Brescia con il "Diario sindacale bresciano".

Innanzitutto una segnalazione da giornaledibrescia.it: una interessante analisi di Guido Lombardi che bene evidenzia il trend di crescita dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali e chiude con una domanda: fino a quando il sistema potrà sostenersi in questo modo?

Confrontando i dati, si scopre che nel 2010 si è quasi dimezzata la richiesta di cassa ordinaria (si è passati da 36,5 a 19,5 milioni di ore), mentre è esplosa la domanda di cig straordinaria (da 6,5 a 25,8 milioni di ore), così come è raddoppiata l'autorizzazione della cig in deroga (da 7,3 a 14,8 milioni di ore). Questo significa che numerose imprese hanno fatto ricorso alla cigs per evitare di ridurre il personale, pur in una fase di riorganizzazione. Non solo: è anche aumentato il numero di aziende che, cessando l'attività, hanno chiesto la straordinaria.


I fatti del giorno da bresciaoggi.it

Un anno di contratto di solidarietà a partire dal 17 gennaio prossimo: è quanto prevede l'accordo, raggiunto da Rsu, Fim, Fiom e Metrocast Italiana spa di Gardone Valtrompia, azienda attiva nel settore delle fusioni di precisione a cera persa. L'intesa, come spiega una nota della Fiom (che esprime soddisfazione per il il risultato a salvaguardia dell'occupazione e delle professionalità), è stata illustrata in assemblea. Consentirà di gestire un eccesso di forza lavoro quantificata in 16 su 47 addetti. Le parti hanno concordato gli anticipi alle normali scadenze di paga del trattamento economico a carico dell'Inps e il riconoscimento, fino al 100%, della tredicesima mensilità. Prevista una riduzione massima di orario del 46%, sia in orizzontale che in verticale, coinvolti 38 lavoratori.

A CAZZAGO San Martino i 18 dipendenti della Nord Cave (già in Cig) e i sindacati sono pronti alla mobilitazione in assenza di risposte dall'azienda (con socio unico lussemburghese) in merito al pagamento delle spettanze arretrate, che variano da un minimo di 5 a un massimo di sette mensilità. L'assemblea di ieri ha deciso, se non ci saranno novità a breve, di adire le vie legali (non viene esclusa l'ipotesi dell'istanza di fallimento) e una manifestazione di protesta, martedì prossimo, davanti alla cava «Macogna» a Cazzago. A Calvisano, invece, nelle elezioni per il rinnovo delle Rsu alla Ride srl (motori e automazione, 48 dipendenti) la Fim di Brescia ha ottenuto 25 voti eleggendo due delegati, mentre alla Fiom sono andati 12 consensi e un delegato. Soddisfatti i meccanici della Cisl «in quanto prima non eravamo rappresentanti all'interno della fabbrica».

lunedì 10 gennaio 2011

L'Italia migliore di Vendola



Riporto qui in due video l'intervista di ieri sera di Nichi Vendola ospite di Fabio Fazio.

Ciò che mi piace di Vendola è il coraggio nell'andare alla radice del fare politica. Non si limita a fare calcoli di convenienza, soprattutto quando afferma che è "preferibile perdere bene piuttosto che vincere male".

Vendola sostanzialmente chiede ad ogni singolo italiano di smettere di pensare che si sia arrivati al punto dove nulla cambierà mai. Chiede alla politica stessa di smettere di ragionare come se i voti fossero di proprietà di qualcuno. Perchè crede ancora che sia possibile recuperare per la politica la sua radice profonda che è fatta di competenza, idee e cambiamento possibile. E lo si può capire solo USCENDO dai paradigmi di questi anni, assumento un nuovo e diverso metodo.

Permettetemi la metafora calcistica: Vendola è lo zemaniano che forse non vincerà mai il campionato, ma che risulterà vincente quando riuscirà ad inculcare alcuni suoi concetti nella metodologia politica corrente. Perchè si può essere vincenti anche seminando piccoli pezzi di sè senza risultare mai egemoni. Ma l'augurio è ovviamente un altro.

Due le risposte interessanti: nella prima non è molto efficace. Fazio gli chiede cosa farebbe lui in alternativa a Mirafiori, e Vendola entra in un discorso radicale sulle fabbriche che pensano il futuro. In maniera più lineare, ma allineata a quello che Vendola prova a dire, l'economista Deaglio dice sostanzialmente le stesse cose. Lo sentii in un convegno organizzato dall'Associazione industriale bresciana (che è pur sempre Confindustria, non l'internazionale socialista...) affermare:

Un esempio di questa «innovazione spinta»? «La Piaggio quando capì che non aveva futuro con gli aerei inventò la Vespa, e così cambiarono le abitudini degli italiani. E in questo momento gli indiani hanno preso questa direzione: immaginano auto a 5 mila euro e case a 7 mila, sono visionari ma anche realisti» sintetizza Deaglio, che in altre parole chiede di cambiare i paradigmi, immaginare scenari futuri, «fare altro» confrontandosi con il mercato reale.


non trovo quindi sconvolgente che un politico (finalmente) richiami la Fiat al suo vero ruolo sociale chiedendole di ragionare sulla mobilità futura, sugli orizzonti ambientali e dei trasporti, intravedendo lì la chiave per dare un futuro alla grande azienda. (purtroppo Fazio lo ferma sul più bello per motivi di tempi televisivi, ma questa mi pare la sostanza.

Sul secondo passaggio interessante Vendola è più efficace. Domanda: "Si alleerebbe con l'Udc?". Risposta secca: "Discutiamo del sesso degli angeli. Io non ho problemi, penso ad una coalizione riformatrice ma voglio sapere cosa pensano i miei alleati della scuola e dell'università, perchè se votano la controriforma Gelmini come fanno a essere miei alleati?". Finalmente un politico che vuol parlare di temi politici e non di alchimie e alleanze.

"Non abbiamo bisogno di soluzioni pasticciate ed emergenziali ma di fare politica e di mettere in campo un grande disegno di cambiamento della società italiana".


Infine sulle primarie:

"Sono il contrario del leaderismo" "se la coalizione è questa specie di alchimia che bisogna inventarsi al chiuso in un laboratorio di qualche scienziato della politica io penso che non sarà mai attrattiva"












sabato 8 gennaio 2011

Pensioni, se non ci fossero gli stranieri sarebbe default

Non si tratta di "santificare" come qualcuno ha voluto commentare, ma di riconoscere il ruolo degli stranieri nella società italiana del 2010. Perchè la società è un "sistema", è connessione necessaria, non una somma di isole.

Mentre i ricercatori bresciani giovani fanno fortuna all'estero Brescia fa i conti con una società che invecchia in cui i flussi demografici ed economici evidenziano una scomoda realtà. Facendo due calcoli, infatti, emerge che dal punto di vista statistico la pensione nei prossimi anni ce la pagheranno in gran parte gli immigrati attivi e i loro figli, in quanto mediamente più giovani dei bresciani. Una realtà nazionale che la città - in una simulazione statistica - conferma. Basta incrociare i dati demografici del Comune di Brescia, con quelli del rapporto Ismu 2009 (la fondazione milanese di studi sulla multietnicità).


continua a leggere su Bresciaoggi.it.

Per approfondimenti è possibile anche consultare il pdf prodotto da Pippo Civati Mandiamoli a casa, i luoghi comuni su razzismo e pregiudizi.

mercoledì 5 gennaio 2011

Anno zero: crisi e fallimenti. L'altra faccia della ripresina.



Quella che in tanti si sono affrettati a chiamare "ripresina" a Brescia ha generato 313 fallimenti nell'arco del 2010. Aggiungiamoci pure (notizia sempre di ieri, da Bresciaoggi) che continuano a crescere gli sfratti ed avremo un quadro sufficientemente sconfortante.

Forse chi ha parlato anzitempo di ripresina non ha capito nulla, o era in malafede, oppure non ci ha detto tutta la verità, illudendo la gente con lo slogan beneaugurante della ripresa, che nella percezione comune è potere d'acquisto, occupazione, benessere diffuso, ma che nel linguaggio degli economisti si riduce a dato di fatto sui + e i - della produzione economica, che da solo tuttavia non garantisce nulla a nessuno.

Non sono tra quelli che considerano i fallimenti un male a priori, se non per le ricadute occupazionali sempre drammatiche. Ma nella sua declinazione italiana il fallimento vissuto come condanna imprenditoriale rischia ulteriormente di portarci all'immobilismo, alla sfiducia, all'incapacità di credere in nuove scommesse. Come il calciatore che dopo un grave infortunio non rientri psicologicamente in sè limitandosi a giocare tirando indietro il piede.

Il dato, 313 fallimenti, va contestualizzato. Si tratta del secondo più pesante negli ultimi 10 anni dopo i 329 del 2005. Non stupisce un po' anche questo? Non era questa la peggior crisi vissuta dal nostro sistema? Non si era detto che così male non si era mai stati? Cosa si è tenuto nascosto del passato? Qualcosa che non torna: c'è stato un momento in cui numericamente le aziende bresciane "morivano" con più facilità. Non un momento lontano, ma talmente vicino da farci pensare che quel virus forse sia ancora alla base dei problemi odierni.

Parlando di radici della crisi nei giorni scorsi avevo fatto notare come Brescia

negli ultimi 8 anni ne ha avuti 6 in cui ha dovuto registrare un segno meno alla voce produzione


dati che confermano l'evidenza: la crisi che stiamo vivendo non è (non solo) quella di Lehmann Brothers del 16 settembre 2008 ma è (soprattutto) il profondo travaglio di un sistema produttivo che fatica a stare sul mercato, che ha resistito corrodendo i margini, che è arrivato al collasso dei fatturati evidenziato dai bilanci 2009, che nonostante l'inversione di tendenza del 2010 deve affrontare problemi di equilibrio aziendale assai diffusi.

Tutto quello che si è detto, a proposito di banche e finanza in primis, è solo un approdo, forse un peggiorativo, ma non una causa scatenante. Sta al termine di un percorso, non alla sua radice. Attribuire al sistema del credito tutte le colpe è come dire che un malato è morto perchè si è staccata la spina senza chiedersi perchè era malato.

Farlo invece incolpando la politica significa ignorare un intero ciclo economico-politico inaugurato nei primi anni '90 in cui la figura centrale e più mitizzata è stata quella dell'imprenditore, che a gran voce ha chiesto di essere protagonista tout court della vita sociale del Paese (al punto da svilire il ruolo del lavoro dipendente progressivamente precarizzato) e per lunghi tratti è stato figura di riferimento nelle scelte del Paese.

So bene che una differenza sta in "chi" falliva nel 2005 (aziende più piccole) e chi invece è crollato negli ultimi anni (anche grandi realtà), in uno scenario in cui la Cassa integrazione massiccia (altro nodo che verrà al pettine) ha dato un altro elemento di inquietudine economica ed occupazionale. E nel conto entrano pure le grandi realtà (a Brescia il caso emblematico per dimensione e reazione sindacale è quello di Ideal Standard) che semplicemente hanno gettato la spugna scegliendo vie diverse. Al di là dei numeri puri lo scenario circostante dice che i 313 fallimenti 2010 pesano di più dei 329 del 2005, ma ciò non toglie che i numeri ci sono e quindi gli allarmi hanno suonato tardi (ed ancora forse non si è capito nemmeno dove sia scoppiato l'incendio).

L'Associazione industriale bresciana sostiene che ai livelli pre crisi torneremo solo nel 2019. Ora al di là di possibili critiche su cosa sia pre-crisi e sul valore dei dati congiunturali nella fase 2002-2005 e 2005-2008, a cui ho accennato nelle righe sopra, il dato (in sè puramente statistico) serve non tanto a porre un obiettivo a 10 anni, ma esclusivamente per una riflessione sull'oggi: se infatti nel lungo periodo saremo tutti morti (Keynes), l'unico imperativo per le aziende è quello di intervenire subito, puntando prioritariamente ad un nuovo equilibrio: attraverso prodotti capaci di stare sul mercato, non attraverso una svendita alla cinese che mortifica i margini più che i ricavi e quindi le aziende stesse. Un obiettivo strategico non più rimandabile.

E' finito il tempo del fatturato come indice prioritario, finito il tempo della corrosione dei margini e pure quello della concorrenza sul prezzo di cui (in tempi di lira cartastraccia svalutata e svalutabile) siamo stati i primi veri maestri (prima dei cinesi che da bravi allievi ci hanno superato). Finito anche il tempo della sovrapproduzione che inflaziona e svaluta il prodotto stesso.

In tempi di latitanza politica e di totale assenza di politiche industriali nazionali, l'equilibrio (anche a crescita zero) sarebbe già un gran risultato minimo.