
Io il busto a Gianfranco Miglio lo avrei fatto. Un giurista-politologo influente nel pensiero contemporaneo italiano.
Detto questo. Non ho mai sopportato quando la politica si impossessa tout court di un personaggio per farne - da morto - una bandiera. Anche quando il personaggio (come dimostra l'uscita di Miglio dalla Lega per fondare il Partito Federalista, che altro non era se non un affrancarsi da facili etichettature e dalla strumentalizzazione del suo pensiero) si è per tempo distinto da quella visione politica, e per questa sua libertà di pensiero viene definito (da Umberto Bossi) una scorreggia nello spazio, come riportato dal blog di Marco Toresini.
Anche per questo concordo con Francesco Jebediah Wilson Apostoli - autore di Muro di cani su un passaggio: il problema vero – secondo me – sorge quando un partito si identifica con una persona e quando l’amministrazione pubblica e lo Stato si identificano con il partito. (cut) I leghisti sono gli unici che sfoggiano segni distintivi della loro appartenenza partitica anche quando ricoprono ruoli amministrativi e di rappresentanza.
Infine non capisco perchè, se uno banalizza un concetto in partenza, il suo interlocutore deve sempre abbassarsi a quel livello anzichè rifiutare il metodo e provare ad imporre un suo modo, diverso, di ragionare e pensare. La sinistra, in questo modo, sta subendo ogni possibile argomento accettando le banalizzazioni e smarrendosi sempre di più nelle astrazioni di una destra che ogni giorno si sveglia inventando significati e significanti alimentando la confusione generale ad uso e consumo del proprio potere.
Ci si stima a vicenza
RispondiEliminaPiù bello il blog così
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