mercoledì 18 agosto 2010

Mercanti e servi

Marco Toresini sul suo blog invita a riflettere e commentare il concetto tornato nei commenti di queste ore, a proposito della morte di Francesco Cossiga, di "servitore della Repubblica", chiedendosi "quanti oggi, in uno scenario politico tutto sommato desolante, possano fregiarsi senza cadere nel ridicolo del titolo di servitore dell'Italia". Il mio primo link mentale è stato a questo controverso testo dei Nomadi e al suo approdo: "Mercanti e servi, la stessa vita, sogni o denari, sabbia fra le dita".







Lasciamo per un attimo da parte pensieri di malafede. Cosa ispira l'azione di un "servitore della Repubblica" se non un dogmatico atto di fede nei confronti dell'istituzione servita? Un'idea dettata da una fede totale, che prevede anche silenzi e ragioni di stato e ne difende legittimità ed efficacia a dispetto di altri valori come la libertà individuale. Una logica, per sua natura, con tratti allo stesso tempo positivi e negativi. Una logica sfociata nell'elitarismo del picconatore (che colpiva i palazzi disorientando l'establishment, ma senza nessuna intenzione di soppiantarlo - e fu anche picconatore di Calciopoli, come ricordato oggi dai blogger filomoggiani) che parrebbe in contrasto con l'anti-istituzionalismo di questi giorni, che punta allo scontro tra costituzione formale e materiale.
Invece questa volta ha visto bene l'augusto direttore del Tg1, Minzolini che già ha lucrato sulla morte del "servitore".

Accostare lo scontro in atto con le sue picconate (al contrario di quello che sembra voler dire il link precedente) non è fuori luogo. Sullo sfondo non appare più la stessa idea fideistica di una Repubblica - bene supremo - da servire, ma la chimera di quella libertà dei giusti che è in definitiva solo la ragione di una parte contro l'altra, l'ennesima (ecco il parallelo) mossa destabilizzante di un establisment che vuole perpetuare se stesso alla faccia delle istituzioni.

Dai servi ai mercanti, insomma, avevano visto bene i Nomadi: è "la stessa vita, sogni o denari, sabbia fra le dita". Ma visto che sono in vena di citazioni ve lo dico anche con J-Ax: "nel paese dei furbi i ribelli sono gli onesti". E nel paese dei picconatori conservatori difendere l'istituzione formale per ora vi farà solo un po' più progressisti. Insomma, nessuno, forse, può oggi fregiarsi del titolo di "servitore della Repubblica". Ma non ne sentiremo la mancanza.

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