sabato 12 novembre 2011

La web economy tra curiosità e resistenze - #summitbs



Il Summit 2011 di Aib ha confermato in pieno il momento culturale che le aziende (bresciane, ma mi verrebbe da dire italiane tout court) stanno affrontando. Cito un commento arrivato ieri al mio precedente post sul tema.

Tutti ormai vedono di buon occhio computer, internet, palmari, posta elettronica. Hanno capito che l’informatica aiuta ma si ostinano ad utilizzarla per velocizzare in alcuni passaggi i workflow radicati da 30 anni. Usano i pc come comode macchine da scrivere che non necessitano di carta carbone. Usano internet come una volta si usavano le pagine gialle e google maps nello stesso modo in cui usavano Tuttocittà. Excel come i quaderni registro. Stampano quantità inimmaginabili di documenti per spedirli via fax e buttarli nel cestino un minuto dopo.


Alla tavola rotonda che ha chiuso la lunga giornata di Summit 2011 è emerso proprio questo atteggiamento. Soprattutto il passaggio che ho evidenziato in neretto. Su Bresciaoggi ho sottolineato:

una volta ottimizzati i processi e i prodotti resta poco da fare. La managerialità, l'amministrazione, il valore aggiunto in termini di servizio ai clienti, non sono ancora percepiti come ambiti ottimizzabili.


e ieri sera un amico imprenditore a proposito dell'affermazione sentita ieri da un suo collega durante la tavola rotonda, che sostiene: "non ho fatto una analisi approfondita ma le aperture del cloud computing non fanno per noi", in un rapido scambio di sms mi ha fatto notare: "Vedi, il problema non è che non li usano, è che non sanno cosa sono".

Nulla di nuovo sotto il cielo quindi? Tutt'altro.
Ho colto con un sentimento estremamente positivo la partecipazione (almeno 150 aziende su 250 presenti totali) al convegno di ieri in Aib. Ultimamente non avevo mai registrato questo tipo di numeri. Ed infatti per me la notizia è questa: manca la cultura, è vero, ma l'interesse c'è. In altre parole: esiste un mercato potenziale da alfabetizzare.

L'evento Aib si è accodato ai numerosi visti a Brescia in questi ultimi mesi: quelli degli sviluppatori del gruppo Webdebs.org, il barcamp estivo Pane web e Salame di Uncle Pear e Viral Farm e il recente startup weekend. Il compito ora è quello di riuscire a far dialogare questi due mondi, magari già a partire dall'Imw (uno storico appuntamento bresciano sui temi dell'innovazione che dopo felici esordi è stato progressivamente lasciato sfumare) che il Gruppo Giovani proverà a rilanciare nella primavera prossima.

Cosa manca oggi?
A mio modo di vedere una progettualità logica che capisca quali sono i passaggi chiave che devono affrontare le aziende per compiere la loro evoluzione verso gli strumenti del web 2.0.
Un percorso che secondo me è in tre step principali:
1. LA SCOPERTA (attualmente in atto e testimoniata a Brescia e provincia dalla presenza di ben 32 agency solo web) scoprire la comunicazione verso l'esterno e l'importanza del marketing attraverso internet e i social media.
2. IL SALTO CULTURALE (il prossimo passaggio) capire che il web 2.0 ha letteralmente inventato alcuni strumenti che possono servire non tanto nei processi produttivi quanto in tutto il flusso di lavoro aziendale, a partire da una managerialità rinnovata nel metodo operativo
3. LA SVOLTA CREATIVA (la visione futuristica) la nascita attraverso l'esperienza di nuove aziende basate sulle applicazioni utilizzate e condivise nella vita aziendale, le tanto mitizzate startup, che se focalizzate agli strumenti della quotidianità aziendale potrebbero avere (in una terra di imprenditorialità radicata come la nostra) un futuro roseo.

Intanto non è possibile tacere l'anomalia di richieste di fondi e sostegno alle aziende innovative che purtroppo si scontrano con una realtà in cui i fondi ci sarebbero anche ma sono (per le più svariate ragioni) largamente inutilizzati.

Infine, se siete arrivati fin qui e volete ulteriormente approfondire, potete trovare la cronaca dettagliata del Summit 2011 nelle due pagine che Bresciaoggi dedica all'articolo qui e qui

4 commenti:

  1. Giovanni, concordo pienamente con la tua analisi!

    Ne abbiamo parlato ieri e il tweetflow lo dimostra.

    A mio parere il SummIT è un'ottima occasione per fare cultura e lo dimostra la partecipazione
    Ritengo che il rischio sia di sprecare tutto pensando che basti la presentazione della propria azienda o del proprio prodotto per fare cultura.

    Sul Bresciaoggi hai giustamente sottolineato che la presentazione che più ha colpito (perlomeno per chi seguiva tramite tiwtter) era quella di Beretta, l'unica che ha presentato un progetto senza cercare di venderlo e spiegando il processo di creazione di un prodotto innovativo che sfrutti la potenzialità del web.

    Se si vuole far crescere questo mercato bisogna far comprendere che è uno strumento, che ha caratteristiche nuove e importanti, ma è uno strumento.
    Se lo si usa male, non server o addiriuttura è nocivo.

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  2. alle serie delle innovazioni aggiungerei "usano i siti web al posto di cataloghi e brochure"

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  3. Realtà come WEBdeBS, Talentgarden e le iniziative correlate potrebbero aiutare nella "svolta".

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  4. [...] Degno di nota l’intervento di Riccardo Trichilo di Beretta, che verso le 14:30 ci risveglia dalla pennichella pomeridiana. Beretta sta sviluppando in un progetto congiunto con l’università  un sistema che permette di connettere tramite protocolli opportunamente ridisegnati i componenti di una squadra di soccorso, i loro attrezzi, le loro armi, i loro indumenti e la centrale. Scenari da film che stanno prendendo forma grazie anche a un bando ministeriale che finanzia progetti innovativi. L’internet of things è anche questo. Ammetto di aver mollato dopo il primo intervento dell’ultima sessione, “Cloud & Web Security”. Antonio Forzieri di Symantec parlava di cyber crime e fatturati astronomici. Intervento tutto sommato interessante, forse un po’ troppo alla ricerca del botto. Che dire, non ho partecipato alla sessione finale, la tavola rotonda fra imprenditori, ma stando a quanto ho letto non mi è sembrata fra le più entusiasmanti. Un’uscita su tutte: “Il cloud per noi non è un’opportunità”. Una nota sui partecipanti:  troppi capelli grigi in sala. Questo significa che il manager (quale posto migliore per trovarli se non quì), o più in generale chi decide è mediamente “vecchio”. L’impressione è stata quella di un background che manca, un po’ come se l’esperienza digitale(&sociale) dovesse ancora arrivare ai piani alti.  Tutto sommato un’esperienza da ripetere, se non altro per mantenere vivo il dibattito sul territorio. E chissà se il prossimo anno riserverà all’iniziativa un taglio un po’ più “2.0″. Per chi volesse approfondire, eccovi l’articolo di Giovanni Armanini sul Bresciaoggi (1 e 2) e una serie di interessanti riflessioni sul suo blog personale. [...]

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