
Ho appena letto il pezzo di Massimo Sideri sul Corriere della sera.
Beh, se voleva far discutere ci è riuscito. Se voleva sollevare sdegno anche. Cercherò di contenere il DISSENSO TOTALE provando a manifestarlo nel modo più diplomatico che conosco.
Sideri chiede di istituire un ministero per Internet.
E afferma:
Il web è ormai il 2% del nostro Pil. È ora di un ministro di Internet? Un'industria con tassi di crescita del 18% annuo. Serve qualcuno che sappia dialogare con il mondo delle start up
...
E dunque è probabile che nella prossima legislatura avvenga il sorpasso: più Internet, meno cabernet, rielaborando un vecchio e famoso graffito popolare.
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Ogni lunedì su Twitter faremo il punto. Vediamo quanto ci vorrà per avere un dicastero che capisca cos'è un mouse.
Una proposta del genere mi pare totalmente scollegata dalla realtà, figlia di una cultura retrograda, superata, dirigista (ma purtroppo non minoritaria nel Paese) in ossequio al peggior burocratismo possibile.
Dobbiamo trovare qualcuno che dialoghi col mondo delle startup? Tutti i ministri devono farlo perchè ogni startup può dare a loro (non alla rete) un valore aggiunto. La rete esiste ed esisterà a prescindere, è il Paese a giovarsi della sua presenza.
Lo dico chiaramente. Se il futuro sarà "più Internet, meno cabernet" (che è un bello slogan ma la sua validità non va al di là dell'assonanza) avremo fallito. Perchè se ci sarà più Internet fatto in modo intelligente ci sarà anche più cabernet! Ignorare questo è ignorare l'essenza stessa della rete.
Credo che si commettano 3 ERRORI DI FONDO, che vanno al di là della critica, fondatissima e di stampo antipolitico, che in molti in rete stanno già facendo, ovvero: "Un ministero bloccherebbe l'unica cosa che funziona".
1. IL WEB E' SERVIZIO.
Pensare a Internet come ad uno strumento fine a se stesso, scollegato da tutti gli altri settori fa parte di quella cultura uccisa dalla prima bolla speculativa, quando banalizzando si pensava che il web sarebbe stato il veicolo di un mercato pubblicitario infinito fatto di connettività.
Il web è terziario avanzato, è un acceleratore di business per tutti i business che noi abbiamo conosciuto finora.
Sta nella realtà, per questo non ho mai amato la distinzione tra internet e mondo reale, ed è alla realtà che dà un contributo, non a un suo mondo astratto.
Internet è un mezzo non un fine, ed è capace di veicolare informazione su campi dove l'Italia può davvero essere un riferimento mondiale.
2. IL WEB E' LIBERTA'.
La rete per sua stessa natura sarà sempre un passo avanti a tutte le leggi e le programmazioni nazionali ed internazionali. Perchè è esperienza diretta e immediata. Per quanto si voglia pensare ad una strategia il web sarà sempre un passo avanti:
- gli hacker nascono dirottatori e finiscono a fare sicurezza per le aziende
- il web come strumento di scambio e apprendimento arriva molto prima di ogni altro media di massa (e potenzialmente questa influenza sarà infinitamente crescente), è un media immediato: questa la sua grandezza
- internet per sua natura è anarchico, e quindi ha bisogno di ottimi tecnici e di conoscenza, i politici vengono molto dopo (il più tardi possibile)
- la rete è un luogo senza spazi e senza tempi che gioca d'anticipo
- la rete non innova perchè è innovazione in sè! (lo ha capito bene Zuckerberg, criticato quando rinnovava Facebook radicalmente e quindi passato ad un work in progress costante in grado di mutarti l'interfaccia quotidianamente senza che tu te ne accorga)
3. IL WEB E' TUTTO.
Sarebbe assurdo avere ministro di Internet, perchè questo sarebbe il ministro di tutto. L'ultimo governo Berlusconi aveva 24 ministri, e tutti, se avessero avuto un minimo di collegamento con la realtà, con il Paese che cresce e non con quello parassitario che tira a campare, oggi dovrebbero essere dei guru del web!
Mi chiedo, davvero non capiamo perchè Internet doveva stare al centro dei pensieri del ministro per la "Pubblica amministrazione e l'Innovazione" (!!!), delle "Pari opportunità", dei "Rapporti con il Parlamento", della "Semplificazione Normativa", della "Sussidiarietà e il decentramento", e ancora "Economia e Finanze", "Sviluppo Economico", "Politiche Agricole, Alimentari e Forestali", "Infrastrutture e Trasporti" (!!! la banda larga !!!), "Lavoro e Politiche sociali" (!!!), "Salute", "Istruzione Università e Ricerca" (!!!). E sono solo i primi in cui trovo un collegamento diretto per quella che è la mia conoscenza limitata del web!
Trattare Internet come un ambito della politica significa non capire che Internet è la politica nella sua essenza! Perchè è opinione, necessità di comunicazione, capacità di stare sui contenuti, concretezza quotidiana, innovazione, nuova strumentazione, decostruzione e ricostruzione di vecchie metodologie su basi più efficienti e dinamiche.
Davvero, quando leggo certe cose mi sembra di sognare. Siamo davvero così indietro da pensare che un ministro per il web abbia minimamente senso?
Nn si puo' che associarti alla tua indignazione, ma pensa come l'uomo della strada reagira: propongono un ministro per internet e quelli di internet di indigano. Ci chiameranno indi.net o inter.gnati (contazioni di indignati.internet o internet.indignati)
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