sabato 5 ottobre 2013

Lampedusa e i gesti flebili


Del lutto nazionale e del minuto di silenzio per la strage di Lampedusa mi è rimasta solo la triste sensazione che il gesto sia stato flebile. Troppo.

Mi sono tornate alla mente le parole di Sergio Moroni, prima del suicidio, quando scrisse al presidente della Camera Napolitano: "Quando la parola è flebile non rimane che il gesto".

I due fatti sono del tutto scollegati dal punto di vista della cronaca. Ma assai vicini se ci interroghiamo sul senso dell'agire politico e sui suoi significati. Perché è assai vero che per essere risolutiva la politica si affida alle parole e quando non sufficienti ai gesti.

Mi chiedo cosa rimanga quando anche il gesto diventa del tutto ininfluente.

Superare la retorica è un primo passo. E tornare alla politica - intesa come capacità di analisi e quindi di azione che indirizza soluzioni efficaci - è l'inevitabile esito.

Oggi ci si divide tra chi specula sui morti e chi, conscio della propria incapacità di andare oltre i gesti flebili, svuotati di contenuto dalla retorica di questi anni, si ferma ad essi.

Odio la sociologia basata sui fatti di cronaca, le analisi estemporanee che generalizzano un fatto a fini politici. Ma peggiore è la politica emergenziale fatta dei proclami del giorno dopo: ipocrita oltre che inconcludente.

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